In un concentrato esplosivo di pericolo, magia, amore, passione e segreto, l'incantevole Katerina e l'arrogante ma fascinoso Maximilian vi travolgeranno con la loro storia d'amore tormentata.
Nell'Impero Austro-Ungarico del 1700 un'oscura l...
"Il cuore puoi legarlo, farlo tacere, bendarlo, ma quando trema c'è poco da fare". - Tourgiarov
Terriccio umido unito, fogliame e muffa sotto le mani. Erbacce, ortiche e rovi aggrovigliati trai capelli. Freddo, tanto freddo, e un fetido odore di morte e putrefazione. Sopra di lei il cielo notturno, così nero e liquido da sembrare pece, e gli scheletrici rami degli alberi, appuntiti come artigli. Tutt'intorno nient'altro che il silenzio, ed un diabolico chiarore rossastro. Sono già stata qui prima d'ora, pensò la ragazza in preda all'angoscia. Non solo in questo cimitero: qui, in questa situazione, in questo esatto momento.
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Per alzarsi sulle gambe sottili e malferme, si appoggiò alla lapide deposta proprio lì accanto. Le mani e le unghie erano incrostate di terra e sangue rappreso, così come la camicia da notte, un tempo candida ed eterea, ed ora così sudicia e logora da suscitare ribrezzo. "Duchessa Sofia Vukovic" recitavano le lettere incise sulla la pesante lastra di granito.
Non dovrei essere qui. Un campanello d'allarme suonava incessantemente nella sua testa, suggerendole che non avrebbe dovuto trovarsi in quel posto. Decisamente, non poteva stare lì. Eppure i piedi martoriati rimanevano ancorati al terreno, come legati da una catena invisibile.
E poi quella statua, quell'orribile, terrificante statua... l'angelo della morte, non era immobile e inerte come avrebbe dovuto essere: le sue vesti erano sbrindellate, svolazzanti, e quei veli sottili ed impalpabili, neri come se fossero tessuti con fili di carbone, lo fasciavano delicatamente dalla testa ai piedi. Anche il capo non era fermo nella sua posizione originaria, bensì leggermente piegato in avanti, proprio verso di... lei.
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Katerina avrebbe voluto urlare forte, chiedere aiuto. Ma sapeva che nessuno l'avrebbe sentita.
La macabra figura, lentamente, si mosse: alzò un braccio, avvolto in quelle vesti così leggere eppure impenetrabili, e dalla manica emerse la mano di uno scheletro, le ossa così candide da sembrare quasi luminose. La statua puntò un dito verso la linea dell'orizzonte, dove la terra consacrata del cimitero incontrava il buio più profondo della notte.