Capitolo 8

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"Il cuore, quando si spezza, lo fa in assoluto silenzio. Mille rumori esplodono nella testa, ma lui no, lui non fa rumore". - Cecelia Ahern

Improvvisamente Katerina si sentì come se le mancasse la terra sotto ai piedi. Si aspettava di sprofondare nel pavimento da un momento all'altro e di essere risucchiata nelle profondità della terra, ma dopo qualche secondo si rese conto che purtroppo non sarebbe accaduto nulla di tutto questo.

Lasciò il braccio di Maximilian tanto rapidamente che neanche se le avessero detto che era affetto da peste bubbonica avrebbe potuto staccarsi da lui più in fretta di così. Con quel poco di dignità che le era rimasta, girò intorno al tavolo e si accasciò su una sedia di fianco ai suoi familiari, rifiutandosi ostinatamente di guardarlo in faccia, continuando a fissare il vuoto di fronte a sé con ostentata indifferenza.

Si sentiva il viso in fiamme, le orecchie che ronzavano, e all'improvviso si rese conto di avere la vista appannata... "Non devo piangere, non devo piangere, non devo piangere" si ripeté, ricacciando indietro le lacrime. Non voleva dare a quell'essere spregevole la soddisfazione di vederla crollare.

Come aveva potuto giocare con lei in quel modo? Il loro incontro al villaggio, il modo in cui l'aveva toccata, le parole che le aveva sussurrato... Perché si era comportato così con lei dopo aver chiesto in sposa sua sorella?

Si sentiva presa in giro, umiliata, ingannata, offesa. E la cosa peggiore era che la colpa di tutto questo era soltanto sua: aveva permesso ad un completo sconosciuto di entrarle dentro come nessun altro aveva mai fatto, di oltrepassare le barriere che con tanta fatica si era costruita, di scaldare il ghiaccio che da tempo albergava in lei... ed ecco il risultato.

"Stupida, patetica, romanticona sognatrice". Katerina si ripromise che mai più avrebbe permesso ad un uomo di sconvolgerla in quel modo.

<<Katerina? Sei ancora fra noi?>>. La ragazza si riscosse, accorgendosi che suo padre le stava praticamente urlando nelle orecchie, sventolandole una mano davanti agli occhi. Tutti, intorno al tavolo, la fissavano con aria lievemente ansiosa, e Katerina capì che per qualche minuto doveva essersi alienata completamente dalla realtà, rifugiandosi in se stessa. Così annuì, più che altro per mettere suo padre a tacere e poter tornare a chiudersi nel silenzio.

<<Ti senti bene?>> le chiese il Duca, insolitamente preoccupato.

<<Certo>> mentì la ragazza, sforzandosi di sembrare il più convincente possibile. <<Perché non dovrei?>>. Purtroppo la voce le uscì di bocca come il gracchiare di una cornacchia, ma fortunatamente nessuno sembrò farci caso.

<<Bene. Dicevamo... Lord Ravensdale, questa è la mia primogenita Julia, la vostra futura moglie>> continuò il Duca con un filo di preoccupazione nella voce, quasi temesse che il Lord potesse cambiare idea e rimangiarsi la proposta di matrimonio, facendo così sfumare anche l'offerta economica sottostante.

Julia, strizzata in un attillato vestito color giallo canarino, scattò in piedi come un bravo soldatino, girò intorno al tavolo e si piegò graziosamente in un profondo e cerimonioso inchino davanti a Maximilian. La curiosità di assistere a quella scena era davvero troppa, e Katerina non poté fare a meno di osservare la reazione del ragazzo: il suo viso era bianco come un cencio, con lo sguardo tetro e le sopracciglia corrugate. I suoi occhi sbirciarono appena Julia, per poi passare ai due giovani seduti al capo opposto del tavolo: Katerina non riuscì a capire se li fissasse con sguardo interrogativo oppure furibondo – o, perché no, entrambi - e si chiese cosa diamine stessero architettando quei tre.

All'improvviso Maximilian si voltò verso di lei, cercandola con gli occhi, ma Katerina distolse immediatamente lo sguardo. Non intendeva avere nulla a che fare con lui, mai più.

Ruby - Il Rubino ~ #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora