Capitolo 52

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"Quanto è terribile amare qualcosa che la morte può toccare" - Giordano Bruno

"Quanto è terribile amare qualcosa che la morte può toccare" - Giordano Bruno

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La glaciale corrente mattutina di quell'alba di fine Novembre gli sferzava le ali, infilandosi fra le piume e penetrando in profondità oltre quella corazza color nero pece, fino ad entrargli nelle ossa. Non che tutto questo gli importasse: il freddo non lo disturbava, anzi, nulla poteva scalfirlo. Il suo corpo era forte, veloce e potente, qualunque forma lui assumesse, e non c'era nulla che potesse turbare la sua sicurezza.

Nulla a parte lei: da quando l'aveva incontrata, tutte le sue certezze erano crollate miseramente, fragili come un inconsistente castello di carte. Se prima si riteneva forte, ora aveva scoperto di essere debole. Se prima pensava di essere invincibile, ora sapeva che tutti i suoi poteri non erano nulla in confronto al controllo che lei aveva su di lui. Se prima era convinto di non poter essere scalfito dalle emozioni, ora era divorato da rabbia, passione, desiderio e... paura. Aveva scoperto a sue spese cosa significava aver paura di perdere per sempre una persona, paura di non essere abbastanza per poterle stare accanto, paura che potesse accaderle qualcosa di brutto.

Ed era proprio la paura ad averlo condotto al castello dei Vukovic alle prime ore dell'alba di quella mattina.

Il cielo autunnale era coperto da tetre nubi violacee, attraversate da lembi di luce rossastra simili a ferite sanguinanti che facevano filtrare la luce del primo sole mattutino. Sotto di lui si trovava il placido lago Hàmori, la cui limpida superficie non ancora ghiacciata rifletteva il colore livido del cielo e le sagome dei rami degli alberi circostanti, ormai privi di foglie, simili a mani nodose e rinsecchite che si protendevano verso l'acqua per accarezzarla un'ultima volta prima dell'inverno. Davanti a lui si stagliava il profilo dell'imponente castello dei Vukovic, ancora addormentato a quell'ora del mattino, a mala pena illuminato dal tenue chiarore dell'aurora.

Il suo era un tentativo decisamente disperato: aveva provato varie volte a introdursi nel palazzo come aveva fatto in quella sera di fine estate, la sera in cui lui e Katerina si erano incontrati per la prima volta. Quando in passato aveva avuto bisogno di parlarle, di stare da solo con lei oppure semplicemente di guardarla dormire, aveva tentato di fare nuovamente il suo ingresso attraverso la finestra della torre più alta del castello. All'inizio ci era anche riuscito, almeno per un paio di volte, ma purtroppo in seguito le cose si erano rivelate più complicate del previsto. Quando aveva cercato di avvinarsi alla torre aveva percepito una potentissima energia negativa, una forza che lo respingeva ostinatamente, impedendogli di entrare all'interno. Era come se intorno alla stanza di Katerina vorticassero prepotenti correnti d'aria intenzionate a scacciarlo via a tutti costi. I rischi del mestiere di innamorarsi di una strega...

E così se n'era andato, limitandosi ad osservarla da lontano, attraverso i vetri della finestra.

Ultimamente c'era stato qualcun altro a farle compagnia: un morbido batuffolo di pelo rossiccio che l'aveva sentita chiamare Zucca. E ovviamente c'era anche il famoso Dottor Smirnoff, fantomatico esperto dell'occulto dalla dubbia reputazione, che a quanto Maximilian aveva capito stava aiutando Kat con i suoi esperimenti di magia. Era un tipo strano, schivo ed eccentrico, ma a quanto pareva lei si fidava ciecamente di lui, perciò Max li aveva lasciati fare.

Ruby - Il Rubino ~ #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora