Capitolo 19

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"Nella vita ci sono cose per le quali vale la pena di lottare fino in fondo. Tu ne vali la pena." - Coelho

<<Cosa? Un anello?>> domandò Smirnoff, accigliandosi. <<Sul serio? Tutto qui?>>. Evidentemente il Dottore si aspettava qualcosa di più mistico e ultraterreno, perché sembrava alquanto deluso dalla rivelazione di Katerina.

<<Sì, tutto qui!>> replicò la ragazza stizzita, mentre utilizzava la pezza umida per asciugare le nuove gocce di sangue che non smettevano di scorrerle dal naso. Recuperare il ricordo di quell'oggetto era stato incredibilmente difficile e doloroso, per farlo aveva quasi rischiato di farsi esplodere la testa... ed ora Smirnoff sminuiva così quella scoperta?!

<<Beh... sembrerebbe che si tratti semplicemente dell'ennesimo oggetto di colore rosso>> rifletté il medico, massaggiandosi il mento con aria pensosa. <<Non c'è da stupirsi che abbia suscitato in voi le consuete fitte che già conosciamo>>.

<<Forse non siete poi tanto acuto quanto sembrate>> osservò Katerina beffardamente. <<Se così fosse non avrei avuto alcuna difficoltà a recuperare il ricordo dell'anello, come ho sempre fatto con gli altri elementi che avevano causato le emicranie. Questa volta, invece, è stato tutto molto diverso. Perciò, mi pare evidente che quest'oggetto sia in qualche modo collegato al vampiro... e che tale informazione sia particolarmente preziosa per lui, visto che si è dato tanta pena per tenerla nascosta>>.

Il Dottor Smirnoff parve inizialmente perplesso, ma dopo aver vagliato l'ipotesi di Katerina cominciò ad annuire debolmente, quasi sovrappensiero. <<In effetti... non avete tutti i torti>> dovette ammettere con uno sbuffo di fumo.

<<Quell'anello è l'unico indizio che abbiamo>> riprese la ragazza con rinnovato fervore. Dopo il doloroso sforzo fatto per recuperare il ricordo perduto, sentiva che concentrarsi sulla misteriosa pietra rossa che Maximilian portava al dito era la strada giusta da seguire.

Inoltre la montatura del gioiello era molto simile a quella dell'anello lasciatole da nonna Sofia... anche se il colore della gemma era completamente diverso. Che ci fosse un collegamento trai due anelli? Katerina lanciò uno sguardo al cassetto dello scrittoio dove era nascosto il cimelio della sua famiglia: avrebbe voluto parlarne con il Dottor Smirnoff, ma la volontà della defunta Duchessa glielo impediva.

<<Perfetto, non mi resta che gettarmi a capofitto nelle ricerche>> affermò l'uomo con entusiasmo, alzandosi come una molla dalla poltrona in cui si era accomodato e dirigendosi verso lo scrittoio sul quale era poggiato il suo libro di demonologia e vampirismo. <<Potrei tirare fuori qualche vecchio tomo dalla mia libreria, sono assolutamente certo di aver letto qualcosa riguardo ai poteri delle pietre, qui da qualche parte...>> borbottò, sfogliando convulsamente le pagine ingiallite in preda ad una sorta di delirio di onniscienza.

<<Oppure... potrei parlarne direttamente con Maximilian>> suggerì Katerina, stupita che Smirnoff non fosse arrivato da solo a quella soluzione così ovvia. <<Potrei chiedergli dove ha preso quell'anello, e magari capire se anche lui è a conoscenza delle leggende sul vampirismo...>>.

Nell'udire quelle parole, il Dottore lasciò perdere i libri e le si gettò letteralmente addosso, cercando di trattenerla come se temesse di vederla scappare da un momento all'altro. <<No! Vi prego! Non fatelo!>> la supplicò. <<Non dovete assolutamente parlare di questo con Lord Ravensdale! Sarebbe un gesto incredibilmente rischioso, avventato, pericoloso, incosciente...>>.

<<D'accordo, d'accordo, credo di aver afferrato il concetto...>> disse Katerina, respingendolo delicatamente.

<<Innanzitutto, nel caso in cui quel giovane fosse in combutta con il vampiro, dovremmo evitare a tutti i costi di fargli sapere che siamo al corrente dei suoi segreti>> decretò il medico, guardandosi furtivamente intorno come se Maximilian potesse sbucare da dietro una tenda da un momento all'altro. <<Il vampiro non deve assolutamente sapere che avete recuperato i vostri ricordi, né tanto meno che sapete della sua esistenza! Inoltre avete detto voi stessa che non ci si può fidare di quel Lord Ravensdale: mi sembra una persona incostante ed inaffidabile, a dir poco indegno di conoscere queste preziose informazioni!>>.

Per Katerina fu impossibile dargli torto, e così annuì in silenzio, decidendo che per il momento avrebbe tenuto la bocca chiusa.

<<Tutto ciò che vi suggerisco di fare è non dare nell'occhio, restare nell'ombra e soprattutto tenere gli occhi ben aperti>> continuò Smirnoff, raccogliendo le sue cose e avviandosi con aria mesta verso la porta. <<Posso dirvi per esperienza personale che andarsene in giro a fare domande su vampiri e altri esseri soprannaturali di solito non porta a nulla di buono>>.

<<Dottor Smirnoff...>>. La voce di Katerina era commossa ma decisa. <<Grazie>>.

Il medico arrossì violentemente e per poco non si inciampò nei suoi stessi piedi mentre spalancava la porta della stanza. Non appena varcata la soglia, andò a sbattere contro un impettito Frederick Ravensdale, il polso ancora sollevato a mezz'aria nell'atto di bussare alla porta.

<<Oh, beata vergine misericordiosa... Vi chiedo scusa>> balbettò Smirnoff mentre guardava Frederick fare il suo ingresso nella stanza e chiudersi l'uscio alle spalle senza rispondergli, come se nemmeno l'avesse visto.

<<Frederick>> lo salutò freddamente Katerina, senza neanche alzarsi dalla sua poltrona. Dopo tutte le emozioni contrastanti di quella giornata, si sentiva così esausta che non aveva più neanche la forza di fingersi cortese.

<<Sono venuto a vedere come vi sentivate>> disse il giovane in tono sommesso.

<<Molto meglio, grazie>> ribatté lei gelida, senza neanche degnarlo di uno sguardo. Era ancora furiosa con lui per il modo in cui aveva tentato di abbracciarla contro la sua volontà, quel pomeriggio al parco.

Frederick rimase in silenzio per qualche secondo e Katerina sperò che fosse sul punto di andarsene, ma a quanto pareva il ragazzo non aveva intenzione di togliere il disturbo fino a che non avesse ottenuto almeno un briciolo della sua considerazione. <<Katerina, io... sono estremamente rammaricato per il mio comportamento di questo pomeriggio. Ciò che ho fatto è davvero inaccettabile>>.

Dal modo in cui aveva pronunciato quelle parole sembrava sinceramene dispiaciuto, e la ragazza sollevò lentamente gli occhi, incapace di infierire ulteriormente su di lui.

<<Io... non so proprio cosa mi sia preso>> sospirò Frederick, scuotendo pietosamente la testa. <<Di solito non mi comporto in questo modo ma... credo proprio che la competizione con mio fratello mi abbia dato alla testa>>. Sulle sue labbra carnose si dipinse un sorriso amaro e malinconico, e per un attimo Katerina soppesò l'idea di andare a consolarlo, ma si sentiva ancora troppo arrabbiata per farlo.

<<Siete perdonato>> rispose, più che altro per porre fine a quella sgradevole conversazione.

<<So che rimediare al mio increscioso errore non sarà così semplice...>> continuò Frederick in tono ancora più contrito. <<Ma... che ne direste di concedermi un'altra possibilità?>>.

La pazienza di Katerina stava iniziando a vacillare, e davvero non sapeva più come fargli capire che doveva togliersi subito dai piedi. <<Che cosa intendete dire?>> sbuffò, guardandolo finalmente negli occhi.

<<Perché voi e vostra sorella non venite a fare visita al palazzo dei Ravensdale la prossima settimana?>> domandò, mettendo da parte l'espressione dispiaciuta per sfoderarne una fastidiosamente gioviale. <<Io e Maximilian saremmo lieti di organizzare per voi un piccolo banchetto informale, e questa potrebbe essere l'occasione giusta per conoscerci un po' meglio. Inoltre mi piacerebbe che voi vedeste la nostra umile dimora nei pressi di Budapest: dopotutto, è lì che ci trasferiremo tutti e quattro dopo che verranno celebrate le cerimonie! Non vedo l'ora di farvi vedere il nostro salone delle feste: è una stanza davvero imponente e magnifica, sono sicuro che vi piacerà. Ah, e ovviamente sarà invitata tutta la famiglia Vukovic!>> disse, con un sorriso che gli arrivava da un orecchio all'altro.

<<D'accordo... Ci saremo>>. In un primo momento Katerina aveva pensato di ribattere, ma poi aveva scoperto di non disporre delle energie necessarie per discutere. Oppure, le ripeteva una vocina nella sua testa, forse c'era anche un altro motivo per cui aveva accettato l'invito...? Magari un motivo di nome Maximilian?

Ruby - Il Rubino ~ #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora