Capitolo 29

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"Da un grande potere, derivano grandi responsabilità". Spiderman

Qualche ora più tardi, dopo che le cameriere l'avevano svegliata, lavata e vestita, le mani di Katerina tremavano leggermente mentre estraeva dal cassetto dello scrittoio la familiare scatolina di legno. Quando la spalancò, la luce del giorno fece sfavillare lo zaffiro come una stella splendente, e la ragazza lo guardò con occhi nuovi, come non aveva mai fatto prima di allora.

Fino a quel momento l'aveva sempre considerato come un prezioso cimelio di famiglia, un ricordo che la legava indissolubilmente alla nonna, un segno tangibile della sua presenza vicino a lei. Qualcosa di indubbiamente terreno, insomma. Ora, invece, lo vedeva come un oggetto misterioso e oscuro, potenzialmente pericoloso, che rischiava di fare grossi danni se fosse finito nelle mani sbagliate.

Ed ora si trovava proprio nelle sue mani. Mani giovani, inesperte e totalmente impreparate a padroneggiare un simile potere. Tuttavia, la nonna le aveva suggerito di iniziare a prendere confidenza con l'anello, e anche Katerina aveva la sensazione che presto avrebbe avuto bisogno di tutta la sua forza, visto come si stavano complicando sempre di più le cose.

Quando lo infilò al dito, per un attimo non successe assolutamente nulla, e in quella frazione di secondo la ragazza sperò che fosse tutto uno scherzo. Forse la nonna, che era sempre stata così arguta, fantasiosa e spiritosa in vita, aveva pensato di coinvolgerla in un piccolo giochetto, tanto per tenere vivo nella sua memoria il ricordo di lei e delle sue burle.

Ma qualche secondo dopo, proprio quando Katerina stava per scoppiare in una risata liberatoria, sentì come una leggera scossa elettrica percorrerle tutto il braccio e giungere fino alla spina dorsale, passando dal collo fino ad arrivare alla base della schiena, e successivamente scendere giù lungo le gambe, fino al terreno. Impressionata, cacciò un piccolo gridolino, mentre osservava l'anello con aria sospettosa.

L'ultima volta che l'aveva indossato, a pensarci bene, aveva quasi rischiato di strozzare Julia. Era stato l'anello a provocare quella forte presa sulla sua gola? Bastava la volontà del portatore per far funzionare il suo potere? E cosa sarebbe successo se Katerina le avesse fatto veramente del male?

Con la mente attanagliata da quelle domande, e sentendosi più ridicola che mai, allungò la mano davanti a sé, puntandola verso un foglio di carta poggiato sullo scrittoio, nel tentativo di farlo sollevare dal piano di legno. Nel messaggio della nonna c'era scritto che l'anello permetteva di controllare la forza degli elementi, per cui se era riuscita a comandare all'aria di stringersi intorno al collo della sorella, non avrebbe dovuto essere così difficile comandarle di sollevare un leggerissimo pezzo di carta. O no?

Mentre Katerina si concentrava su quello stupido foglio, il braccio teso allo spasmo e le nocche bianche per lo sforzo di incanalare il potere dell'anello in quella direzione, sentì un improvviso rumore di vetri infranti e, successivamente, di acqua che si abbatteva su una qualche superficie.

Quando si voltò di scatto, terrorizzata, scoprì che il vaso di cristallo che conteneva un mazzo di fiori freschi appoggiato sul suo comodino era letteralmente esploso, scoppiato in mille pezzi, con i cocci di vetro che giacevano scompostamente sulla superficie di marmo, i fiori accasciati disordinatamente qua e là, il tavolino e il pavimento intorno ad esso completamente fradici d'acqua. Beh, era pur sempre un inizio.

"Bene. Sarà meglio che vada a continuare i miei esperimenti in giardino, onde evitare di combinare altri danni" pensò la ragazza, mentre si dirigeva con passo deciso verso la porta. Prima di uscire, però, indossò un paio di guanti: dopotutto non era il caso di farsi vedere in giro con quell'anello addosso, visto e considerato che nessuno doveva essere al corrente che fosse in mano sua. Inoltre si era ormai alla fine di settembre, quindi il fatto di proteggersi le dita dal freddo vento autunnale ungherese non avrebbe dovuto destare grandi sospetti.

 Inoltre si era ormai alla fine di settembre, quindi il fatto di proteggersi le dita dal freddo vento autunnale ungherese non avrebbe dovuto destare grandi sospetti

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Una volta giunta nel parco, camminò a lungo cercando di allontanarsi il più possibile dal castello, per evitare che occhi indiscreti potessero coglierla in atteggiamenti... ambigui (come ad esempio far esplodere cose oppure strozzare persone). Passeggiò con aria indifferente in direzione del lago Hamori, le cui sponde lambivano pigramente i confini del giardino. Seguendo il sentiero che conduceva alla riva del lago, trovò una piccola spiaggetta e si sedette a terra, incurante della possibilità di spiegazzare l'abito di raso blu.

Dopo essersi guardata nervosamente intorno, sfilò il guanto ed espose l'anello ai raggi del pigro sole autunnale. Poi, si decise a ritentare: diresse la mano verso la tranquilla distesa d'acqua color verde smeraldo, in cui si riflettevano gli incantevoli boschi circostanti, con le loro meravigliose foglie variopinte, oltre al castello alle mie spalle, in tutta la sua elegante maestosità.

Concentrandosi con tutte le sue forze, desiderò ardentemente di smuovere quelle fredde e placide acque: immaginò nella maniera più nitida possibile la distesa liquida che si increspava leggermente, fino a creare delle piccole onde che si infrangevano oziosamente sulla riva. Ma in realtà, nulla si mosse: l'acqua era ancora perfettamente immobile.

Sbuffando di frustrazione, Katerina chiuse gli occhi per tentare di concentrarsi ancora di più. Continuò a tenere la mano tesa verso il lago e a sforzarsi di creare immagini mentali di ciò che voleva che accadesse, ma ancora non sentiva lo scrosciare delle onde immaginarie contro le sponde.

Spazientita, aprì gli occhi con l'intenzione di buttare quel maledetto anello in mezzo al lago, sperando che quella storia smettesse finalmente di tormentarla. Ma quando fece per sfilarsi la pietra, quello che vide la lasciò letteralmente a bocca aperta: davanti a lei, un'enorme quantità d'acqua si era sollevata verticalmente, formando una vera e propria torre liquida, sulla sommità della quale zampillava una sorta di piccola fontanella. Beh, d'accordo, non era proprio ciò che si aspettavo... Ma forse era anche meglio, no?

Mentre sorrideva compiaciuta, il braccio teso in direzione del lago, udì una voce a pochi passi dietro di lei: <<Che stai facendo?>>.

Era la voce sgradevole e sospettosa di Julia.

Era la voce sgradevole e sospettosa di Julia

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