Capitolo 66

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Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c'è un campo. Ti aspetterò laggiù. - Jalaluddin Rumi

Dopo aver ingerito il sangue di Katerina, potente come un'iniezione di pura ambrosia, a Maximilian bastò un attimo, solo una breve manciata di secondi, per riacquistare il controllo di se stesso ed analizzare freddamente la situazione.

Kat era svenuta sul suo petto. Era chiaramente ferita in modo grave, senza forze, l'intero corpo fradicio di sangue e sporcizia che non gli permettevano di capire esattamente dove fosse stata colpita. Le sue condizioni sembravano peggiori di quanto lui avesse sospettato in un primo momento: probabilmente aveva la febbre alta, braccia e gambe erano orrendamente scorticate, la pelle, bianca come un cencio, coperta di lividi, i capelli zuppi di fango e sangue aggrovigliati e appiccicati al viso... e la gola squarciata da un lato, con la carne esposta che non smetteva di sanguinare.

 e la gola squarciata da un lato, con la carne esposta che non smetteva di sanguinare

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Max conosceva bene quel tipo di ferita, e di certo non era stato un animale a provocarla. Fu travolto da un moto di rabbia e orrore al pensiero di Katerina che vagava da sola per il bosco, sanguinante, in preda alla febbre, spaventata e intorpidita per il freddo... Pensò, anzi giurò, che avrebbe inflitto una morte lenta condita da atroci sofferenze a chiunque l'avesse messa in quella situazione. Ma forse non le restava molto tempo, perciò lui doveva rimanere concentrato, doveva essere calmo, efficiente e metodico.

Sapeva esattamente quello che doveva fare. Con precisione chirurgica si procurò due fori sul polso, in corrispondenza delle vene che scorrevano al suo interno, dopodiché poggiò la pelle sulle labbra dischiuse della ragazza per farle ingerire un po' di sangue. Il respiro di lei era così debole da essere impercettibile, ma almeno stava ancora respirando... La ferita sul collo aveva smesso di sanguinare. Eppure, anche dopo aver ingerito il liquido curativo, Katerina non riprese conoscenza.

Maximilian scattò in piedi e la sollevò con delicatezza da terra, aspettandosi di sentirla opporre resistenza: l'ultima volta che l'aveva trasportata in quel modo era stato preso a pugni sulla schiena, ripetutamente. Invece non sentì nulla: né lamenti, né urla, né alcun segno di accettazione o sollievo. Era come tenere fra le braccia una bambola di pezza, leggera, sporca e ridotta quasi in brandelli.

 Era come tenere fra le braccia una bambola di pezza, leggera, sporca e ridotta quasi in brandelli

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Ruby - Il Rubino ~ #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora