Capitolo 56

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"Abituati alla paura, e sarai sempre all'erta, come un cervo che attraversa la radura." - Mike Tyson

Katerina si trovava nel cimitero, sdraiata in mezzo alle erbacce putride e incolte che ricoprivano le antiche lapidi consumate dal tempo. L'aria era impregnata dall'odore della morte e della decomposizione, il quale le penetrava nelle narici procurandole la nausea. Sentiva il terreno freddo e umido sotto la sua schiena e sotto i palmi delle mani, così viscido da sembrare intriso del sangue dei morti e del loro dolore: poteva quasi percepire le loro grida, provenienti dall'inferno sepolto nelle profondità della terra.

Il sole doveva essere già tramontato da tempo, perché il cielo sopra di lei era nero come pece liquida, senza neanche l'ombra di una stella. La ragazza tentò di alzare la testa per guardarsi intorno, ma i suoi capelli, insolitamente sporchi e aggrovigliati, erano rimasti impigliati in mezzo alle foglie secche ed ai piccoli cespugli di rovi che infestavano il terreno. Quegli arbusti somigliavano ad artigli nodosi e scheletrici, infilati nella sua chioma come mani diaboliche decise a trattenerla contro la sua volontà. Per potersi alzare da terra fu costretta a strappare brutalmente alcune ciocche di capelli, lasciandole aggrovigliate e sporche di sangue, avviluppate intorno ai cespugli, simili a macabri ornamenti.

C'era qualcosa di assolutamente innaturale nel completo silenzio in cui era immerso il cimitero, come se tutte le creature viventi - dai gufi, alle volpi, ai tassi, ai ratti, ai vermi, agli insetti - avessero scelto di stare alla larga da quel luogo maledetto.

C'era qualcosa di assolutamente innaturale nel completo silenzio in cui era immerso il cimitero, come se tutte le creature viventi - dai gufi, alle volpi, ai tassi, ai ratti, ai vermi, agli insetti - avessero scelto di stare alla larga da quel luo...

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Katerina si guardò attorno, cercando disperatamente di orientarsi. Le lapidi erano illuminate da una pallida luce rossastra, che conferiva loro un aspetto sinistro, inquietante, infernale. Guardando in basso, oltre l'orlo della lunga e spettrale camicia da notte bianca, si rese conto con orrore che i suoi piedi erano nudi, spaventosamente pallidi, come se fossero appartenuti ad un cadavere, e sporchi di sangue e terriccio. Inorridì quando notò che si trovavano proprio sopra la tomba della nonna Sofia. La statua che avrebbe dovuto rappresentare un angelo, ma che in realtà l'aveva sempre fatta pensare alla morte, sembrava osservarla da sotto il liscio cappuccio nero. Anche se aveva il viso coperto, era come se la stesse sorvegliando, come se volesse comunicarle qualcosa...

Kat avrebbe preferito distogliere lo sguardo, coprirsi gli occhi, o anche strapparseli dalle orbite piuttosto che continuare a fissare quell'imponente figura, alta almeno il doppio di lei, il cui capo continuava ad indugiare nella sua direzione. Eppure non riusciva ad interrompere il contatto visivo, letteralmente non poteva toglierle gli occhi di dosso... C'era qualcosa che le impediva di farlo, una forza misteriosa che sembrava tenerle ferma la testa e spalancati gli occhi, in modo da obbligarla a guardare.

 C'era qualcosa che le impediva di farlo, una forza misteriosa che sembrava tenerle ferma la testa e spalancati gli occhi, in modo da obbligarla a guardare

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Ruby - Il Rubino ~ #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora