Capitolo 47

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Eterna risorge sempre la speranza, come un fungo velenoso. - Charles Bukowski

Dopo aver dormito qualche ora per recuperare le forze, la prima cosa che Katerina fece fu vestirsi ed uscire dalla sua camera da letto, diretta verso i sotterranei del castello. Aveva intenzione di ritrovare il vecchio stanzino di nonna Sofia, in modo da poterlo utilizzare lei stessa per esercitarsi nell'arte della stregoneria. Ora che era entrata in possesso dello zaffiro e del Libro delle Ombre si sentiva stranamente forte, ed era fermamente convinta che nulla avrebbe più potuto fermarla.

Kat salutò con un inchino le guardie appostate fuori dalla sua porta, sperando non facessero caso alla grossa sacca che teneva appesa dietro la schiena. Dentro ci aveva nascosto il grimorio ed il teschio della nonna, ma mentre la riempiva non aveva potuto fare a meno di pensare alla notte in cui aveva cercato di fuggire dal castello andando poi a sbattere contro Maximilian, al modo in cui lui gliel'aveva tolta di dosso dicendole che non le sarebbe più servita, a come avevamo danzato in mezzo alla folla, ignari della tempesta che stava per abbattersi su di loro.

"Smettila Katerina: basta pensare a Maximilian!" si impose mentalmente, scrollando la testa per riscuotersi da quei pensieri. Razionalmente voleva convincersi che la loro "storia" (se così si poteva chiamare) fosse finita per sempre, eppure il nome di Maximilian era come marchiato a fuoco sul suo cuore: incredibilmente doloroso, e impossibile da cancellare.

La domanda era: cosa sarebbe successo nel momento in cui i Vukovic ed i Ravensdale fossero giunti allo scontro finale? Da che parte si sarebbe schierato Maximilian? La ragazza doveva considerarlo un nemico? E, in quel caso, sarebbe mai stata in grado di fargli del male? Una vocina nella sua testa urlò con tutta la sua forza che la risposta all'ultima domanda era un enorme, gigantesco no.

<<Katerina!>>. Questa volta non era stato il suo cervello a parlare, bensì un'aspra voce femminile che proveniva da dietro le spalle della giovane.

Kat si bloccò e voltò lentamente la testa, scoprendo che dietro di lei si avvicinavano a passo rapido la madre e la sorella, ovviamente accompagnate da Monsieur Chambery. L'uomo - anche se forse quella era una parola grossa - più incipriato e imparruccato che mai, si trovava in mezzo a quel trio, e riusciva - non si sa come - a portare le due dame a braccetto sventolando contemporaneamente anche quel suo ridicolo ventaglio.

<<Katerina! Dove stai andando?>> ripeté la Duchessa avvicinandosi con aria truce. Quel giorno indossava un abito color pervinca, abbellito da un'incredibile quantità di fiocchi che spuntavano come funghi da ogni parte del vestito.

<<Buongiorno, mamma>>. Kat la salutò con una piccola riverenza, nel tentativo di guadagnare tempo per inventare una scusa plausibile. <<Io... ehm... sto andando nelle scuderie a spazzolare Diana>> farfugliò, fissando il pavimento.

<<Questo spiega il tuo abbigliamento a dir poco inappropriato>> commentò la donna con espressione disgustata, squadrando dall'alto in basso il semplice abito nero della figlia, del tutto privo di fronzoli. <<Ad ogni modo, lo sai che ogni mattina hai lezione con Monsieur Chambery!>> continuò con fare scandalizzato, suscitando l'approvazione dell'insegnante, il quale concordò annuendo decisamente, e di Julia, che sfoderò uno dei suoi ghigni malefici.

<<Lo so, mamma, è solo che...>>

<<Duchessa>> la corresse la sorella con voce tagliente.

Katerina la fulminò con lo sguardo. <<Lo so, Duchessa, è solo che è da tanto che non faccio visita alla mia cavalla e... visto che ultimamente sono stata sempre presente ed attenta alle lezioni di Monsieur Chambery, pensavo che per questa volta avrei potuto fare un'eccezione>> spiegò nel tono più dolce e persuasivo possibile.

Ruby - Il Rubino ~ #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora