Capitolo 21

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Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,

non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,

ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell'aitante volto,

voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe".

- Pablo Neruda

<<Ecco a voi la Duchessina Katerina Vukovic, da Visegrad>> annunciò sonoramente il paggio di corte, interamente vestito di nero, mentre la ragazza faceva il suo ingresso nell'immenso e principesco salone.

L'ambiente era sviluppato su più piani, con imponenti balconate in marmo grigio che si affacciavano sull'ampio spazio sottostante, alle quali si accedeva attraverso una sontuosa scala, anch'essa in marmo. La scala era decorata da impressionanti statue che ritraevano per lo più angeli e demoni, intrecciati gli uni agli altri in quelle che potevano essere interpretate come lotte oppure come effusioni amorose, a seconda della prospettiva.

L'altissimo soffitto della sala era decorato da eleganti volte in pietra, dalle quali pendevano numerosi candelabri, fatti non del solito banale cristallo, bensì di ferro battuto rigorosamente nero. Le migliaia di candele poggiate sui candelabri sfavillavano nel buio ed illuminavano il salone di una calda e soffusa luce tremolante.

Sulle pareti si aprivano una serie di vetrate alte e strette, che apparivano come ferite inferte al castello da invisibili ed enormi artigli; attraverso di esse era possibile scorgere il cielo di un color grigio antracite, che minacciava tempesta.

Al centro della sala dominava una lunga tavolata, apparecchiata con una tovaglia candida, tovaglioli neri e macabre rose dello stesso colore, mentre lungo le pareti erano disposti numerosi divani, poltrone e tavolini, presso i quali si erano già accomodati parecchi ospiti. Nell'ambiente si diffondeva il suono di un violino che intonava una melodia malinconica, ma Katerina non avrebbe saputo dire da dove giungesse quella musica.

 Nell'ambiente si diffondeva il suono di un violino che intonava una melodia malinconica, ma Katerina non avrebbe saputo dire da dove giungesse quella musica

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La ragazza si bloccò nel bel mezzo della scala, incantata e allo stesso tempo impaurita da quel salone così imponente. Nel castello dei Vukovic la sala da ballo era decisamente meno pretenziosa, ma allo stesso tempo più accogliente, più... rassicurante, in un certo senso. Lì, invece, le sembrava di trovarsi davanti alla porta degli inferi.

Ruby - Il Rubino ~ #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora