Capitolo 32

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C'erano giorni in cui si preferiva stare soli.
Ci si arrabbiava con il mondo intero e si passavano le giornate a pensare.

Ci si allacciava la camicia e ci si scordava del cielo.

Flavio se ne era scordato.
Camminava a testa bassa, verso la ciclofficina.
Con un piede dopo l'altro e gli occhi fissi sulle scarpe.

Aveva passato quasi cinque ore in commissariato, a denunciare quello che era successo.

-Abbiamo circa venti casi come questo, ogni mese- gli avevano spiegato -non possiamo indagare su tutti-

Flavio aveva sospirato.
Sapeva chi erano quei ragazzi.
Aveva nomi, cognomi e ricordava perfettamente la loro faccia.
Ma non aveva le prove.

Dopo trecento minuti in quel posto velenoso, aveva deciso di rinunciarci e tornare nel suo negozio, se lo poteva ancora chiamare così.

Più che altro perché erano quasi le due e aveva bisogno di mettere qualcosa sotto i denti.

Decise di passare prima a prendere qualcosa al volo dal fornaio.
E poi tornò verso quella che aveva sempre definito casa.

Sentì delle risate.
Alzò lo sguardo e si accorse di essere arrivato. Si guardò intorno lentamente.

Guardò tutto. E si accorse di non poter fare a meno di sorridere.

-Voi... avete già sistemato tutto.- disse.

Mika e Andy si girarono a guardarlo.

-Quasi tutto- specificò Andy, guardando una catasta di manubri all'angolo della ciclofficina.

Il nero sui telai e sulle ruote si poteva ridipingere. Ma sul manubrio no. Era impossibile.
Quindi quella catasta era da buttare via, completamente.

Flavio si avvicinò al mucchio che Andy gli aveva indicato.

I manubri indicavano la direzione, guidavano quelle trame invisibili del destino che erano le ruote.

E obbedivano sempre ai comandi delle tue mani.

Tolse gli occhi da quel mucchio e guardò i sorrisi dei due ragazzi.
Erano dei bei sorrisi, quelli di chi non voleva distruggere niente.
Al contrario, volevano aggiustare tante cose.

-E così siamo passati dal bianco al giallo, e ora all'azzurro...- cercò di risollevarsi il morale il signore.

-È celeste- puntualizzò Andy.

Mika si avvicinò a lui.

-Flavio...- iniziò.

Lo guardò negli occhi, per la prima volta per più di qualche secondo.
Flavio distoglieva sempre lo sguardo, di solito, come se dovesse sempre muoversi, perfino con gli occhi.

-Scusa.- finì Michael.

Il sorriso sulla bocca di Flavio scomparve.

Gli occhi sostennero lo sguardo e capirono tutto.

-Non vi permetterò di pensare nulla di tutto quello che avete nella testa in questo momento- rispose serio.

-Ma...- intervenì Andy.

-Niente ma. Vi vedo a voi due. Vedo come vi guardate. Anche io guardavo Betta così, cari miei.
E mi avete insegnato una sola cosa voi due. Mai vergognarsi di guardare così qualcuno. Mai.
Non ho cancellato quella scritta quando sono arrivato perché volevo farvela leggere. E farvi arrivare a questo.
Avete appena sistemato tutto insieme, e cancellato tutto. E guardatevi, state sorridendo.
Niente scuse. Non dovete pensarci nemmeno alle scuse.
Ma dico, che diavolo vi salta in testa?
Quindi, voi due, datevi un bacio adesso. Qui. Altrimenti vi licenzio tutti e due. E sapete che posso farlo.- li minacciò.

Over My Sky | Mikandy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora