Capitolo 43

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-Mika?-

Mika si girò, rallentando e permettendo a Andy di raggiungerlo su quella leggera salita.

-Sì?-

-Ti amo-

-Anche io, Andy, ma è già la milionesima volta che me lo dici in un'ora e mezza che stiamo pedalando. Ma si può sapere cosa ti prende?-

Andy abbassò lo sguardo.
Non lo sapeva. L'ennesimo "non lo so" di quella giornata.

Accelerò senza rispondere al suo ragazzo e iniziò la discesa.
I ragazzi la assecondarono dolcemente, sfrecciando lungo i tornanti della montagna.

Erano tutti sudati e i muscoli iniziavano a gridare vendetta.

Arrivarono al fiume.
Era l'Adda, lo stesso che li aveva accompagnati per tutto il percorso.
Ma nessuno dei ragazzi sapeva dove si trovavano.

-Pausa!- li avvisò Flavio, alzando il braccio.

E tutti tirarono un sospiro di sollievo.

Erano le undici meno un quarto e si trovavano in una specie di centro abitato, tra alberi, panchine, la strada, le libellule e il fiume.

-Dove siamo?- chiese Mika.

Appoggiarono le biciclette a un albero e corsero a sedersi su una panchina.

-A Imbersago- lo informò il signore e si sedette di fianco a loro, trattenendo una smorfia di dolore.

-Che razza di nome è?- si stupì Andy.

Flavio sforzò un sorriso, ignorando le fitte lancinanti che gli stavano coprendo tutti muscoli delle gambe.

-Tutto bene?- chiese Rico.

Non perché non si fidasse di Flavio, ma se i dottori gli avevano detto di non tornare a pedalare, c'era un motivo.
E ai ragazzi sembrava strano che Flavio non provasse un minimo di dolore nel girare le gambe.

-Sì, perché?- mentì il signore.

-No, così, per rassicurarci-

Flavio gli sorrise, picchiandogli amichevolmente una mano sulla coscia.

-State tranquilli, io sono perfettamente in forma-

Rico lo osservò e non notò segni che gli facevano pensare l'opposto.
Se Flavio stava fingendo, allora era davvero un bravo attore.

Prese una delle due bottigliette d'acqua che Flavio aveva lasciato in ognuno dei loro zaini e iniziò a bere, cercando di placare la sete prima di finire l'intera bottiglia.

-Siamo a metà strada?- chiese Mika al fiume.

-Sì, più o meno- calcolò Flavio.

-Meno male- sbuffò Andy.

Mika circondò il suo collo con un braccio, mentre il biondo cercava di sistemarsi comodamente sulla sua spalla, per alzarsi dopo due secondi, storcendo il naso.

-Che c'è ancora?- chiese Mika, contrariato.

Andy rise.

-Puzzi- gli disse.

Mika sorrise.

-Scusa-

Andy fece spallucce e si risistemò sulla sua spalla.
D'altronde era da quasi due ore che stavano pedalando nell'afa del diciannove agosto, nessuno di loro poteva esattamente vantarsi del proprio profumo.

-Che facciamo qui?- chiese Mika.

-Dobbiamo prendere il traghetto- gli rispose Flavio.

-Che traghetto?- si intromise Andy.

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