Riposo

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Salve gente! Ecco qui il capitolo, cosa ne pensate?
Fatemi sapere?

Stringo le dita sul tessuto scuro del mantello nero che Piton mi ha lasciato, mentre mi reggo al suo collo col braccio destro. Solo ora che i miei occhi si stanno chiudendo capisco la ragione per cui ha insistito tanto a non lasciarmi camminare in autonomia, aveva detto che probabilmente avrei ceduto presto, non mangio da più di un giorno e a quanto pare ho perso molto sangue. A mala pena mi sono accorta della smaterializzazione, probabilmente il cambio improvviso di ambiente, dal posto in cui la passaporta ci ha portato al giardino di questa strana casa, è stata l'unica cosa che mi ha permesso di capirlo. -Dove siamo?- domando con un filo di voce.
-Alla Tana- risponde secco. -Fai silenzio, non sprecare energie in domande inutili- non protesto alle sue parole e senza realmente volerlo faccio ciò che mi dice. -Molly!- lo sento urlare quando oltrepassiamo una porta, accompagnati da uno strano scampanellio, che non fa altro che accentuare il mio mal di testa.
-Severus- non è la voce della Signora Weasley, ma quella di Remus Lupin a suonarmi famigliare. Resto immobile, mentre l'uomo che mi ha salvato la vita si muove velocemente e io chiudo gli occhi, sempre più persa. -Dov...dove la hai trovata?-.
Questo nuovo tepore è così piacevole.
-Ne parlerò solamente co...-sta dicendo Piton piuttosto scocciato, prima di essere interrotto dalla voce di Molly Weasley.
-Per Merlino!- urla lei. -Cosa le è successo? Per di qua, per di qua...- sento di nuovo l'uomo muoversi. -C'è una stanza completamente vuo...-.

Il dolce torpore in cui sono appena caduta viene interrotto quando la presa di Piton viene meno e io vengo stesa su un morbido materasso, rilassando i miei muscoli. Qualcosa mi copre, regalandomi un tepore, ma istintamente aferro il braccio dell'uomo quando lo sento allontanarsi. -Io torno subito, lasciami andare, qui sei al sicuro- dice freddo al mio orecchio quando si piega su di me, convincendomi a lasciarlo andare. -Avvertite immediatamente Silente...- dice prima che il forte sbattere della porta allontani di poco le loro voci. -E restate fuori da questa stanza, sarò qui in linea di massima tra un quarto d'ora, prima di allora evitate i contatti con lei, anche se vi chiama- fa freddo Piton.
-Aspetta- dice la voce che associo a Lupin. -Perchè? Cosa succederebbe se le parlassimo?- le voci si allontanano.
-Per ora non è in grado di capire cosa sia saggio dire e cosa no, parole sconsiderate con le persone sbagliate potebbero ucciderla- la sua voce sparisce in un sussurro, sempre più ovattato da quel dolce tepore.

Un forte strattone mi libera la gola dalla catennella, che come un serpente si era stretta intorno al mio collo, soffocandomi.
I polmoni bruciano, di nuovo carichi d'aria.
Non è un solievo.
È un incedio vivo, che arde la mia pelle da dentro di me.
Il dolore, però, non si limita ai polmoni.
Risale nella gola.
Brucia le ossa del collo.
Scende per la spina dorsare.
Si irradia fino alle dita dei piedi e delle mani, che si contraggono forzate dal dolore.
Improvvisamente cado a terra e un secondo dopo sono di nuovo in piedi.
Panico.
Lo specchio.
Voldemort mi osserva attraverso la superficie fragile.
Sorride, scoprendo i denti aguzzi.
-Voglio te- dice la sua voce fredda e felice.
Due lente e dense lacrime rosse scivolano sul mio volto.
Ancora dolore.
Urlo.
Urlo col fiato che non credevo di avere.
Le gambe scalciano.
La schiena si inarca sul pavimento.
Una luce accecante cancella i dolore, lava il sangue e mi getta in un limbo immobile.

Fumo nero mi avvolge.

Silenzio.
Solo il rumore di alcuni passi.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Passi.
Una teiera fischia in lontananza.
Passi.
Il fischio sempre più forte.
Passi.
I passi sono i miei.
Il fischio si fa sottile e svanisce.
Ancora passi.
Silenzio.

Fumo.

Mi sento in bilico.
Sono in bilico.
Sull'orlo di un precipizio.
Me lo sento.
Sono instabile.
La piccola chiave in ferro è davanti a me.
Dondola, sbilanciandosi prima da un lato, poi dall'altro.
Oscilla.
In bilico.
Come me.
Del sangue la macchia, cola denso e dietro a lei lampeggiano gli occhi rossi.
Il filo argentato scompare.
Precipito.
Cado.
Il colpo, mi toglie l'aria.
Le gocce di sangue macchiano il pavimento, attirandomi.
Urla soffocate alle mie spalle.
Non voglio voltarmi.
Mi volto.
Occhi grigi mi supplicano mentre le urla riprendono.
Urlo.

Fumo nero.

Rido felice distesa nel letto tra Fred e George.
Che dolce sensazione, così calda e confortevole.
Mi rigiro, sentendo Fred che da dietro mi stringe in un abbraccio.
-Mi raccontate una storia?- chiedo speranzosa ai due gemelli, mentre anche l'altro si stringe a me.
Qualcosa sulla sua testa mi risulta inusuale, sembra una grande benda, ma non faccio domande.
Dentro brucio dalla curiosità.
-No- fa una smorfia George. -Le sai tutte a memoria ormai, non c'è gusto-.
-Perchè non canti?- domanda la voce di Fred al mio orecchio.
Sospiro.
Qualcosa non va.
Una strana sensazione allo stomaco, ma la mia gola vibra e la melodia si espande nell'aria.
Cos'è quella benda?
Qualcosa non va.
-George- chiamo, ma gli occhi già sono chiusi.
-George- ripeto. -Cos'è quella?-.
Nessuna risposta.
-George? Cosa è successo? George? Rispondimi!- inizio a gridare, senza potermi muovere, stretta in quell'abbraccio. -George!?-.

Che accadrà nel prossimo, secondo voi? Non aspettatevi strani colpi di scena, giuro che sono stata abbastanza brava...più o meno...

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora