Mahoutokoro - Parte prima

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Ho visto il sole crescere questa mattina con la sua luce che senza paura sfidava le tenebre, ho sentito la sua energia invadete le foreste e nutrire i fiori sin dal primo contatto. È diversa da quella della notte, ma allo stesso tempo sembrano la medesima cosa. Inseparabili si danno continuamente il cambio da centinaia di anni e probabilmente continueranno a farlo anche dopo che io non potrò più sentirle, per centinaia e centinaia di anni.
-È affascinante non è vero?- domanda una voce alle mie spalle, facendomi improvvisamente sobbalzare. Volto la testa di scatto, incontrando grandi occhi verdi sorridenti, contornati da sopracciglia ordinate nere come pece. –Il cambio tra il giorno e la notte- si avvicina a me, sedendosi sul largo davanzale su cui mi sono appolaiata prima dell’alba, come se mi avesse chiamata. In mano ha un piccolo fiore dalle sfumature rosa, che rigira tra le dita, portando i petali delicati a danzare nell’aria. –All’inizio capitava anche a me di essere svegliato dal cambiamento di energia-.
-Mi hai letto nel pensiero- abbozzo un sorriso.
-Vedere il giorno che diventa notte può fare molto bene al proprio spirito, ma come ogni cosa fa bene se non si esagera- mi sorride anche lui. –Fai attenzione ciò che ti ho detto, l’esagerazione porta al disordine e una mente senza ordine si perde facilmente-.
-E se si perde la mente, anche il corpo può non rispondere più- dico seria, ricordando la prima sera in cui mi ha insegnato ad applicare la mia magia alla meditazione.
-Esattamente- il suo sorriso si amplia, rivelando i denti dritti e bianchi. –Tutto è necessario, sole e luna, luce e buio, timidezza e sicurezza, bontà e cattiveria- una breve risata sfugge a Mike. –Questo non dire ai maestri che te lo ho detto- mi fa sorridere ancora. –Nella vita serve tutto, non si può dare nulla per scontato, la solitudine come la necessità di avere compagnia devono equilibrarsi, insieme all’odio e…- i suoi occhi si si fissano nei miei, quasi ipnotizzandomi. –L’amore- conclude la frase, sollevando il fiore rosato tra di noi, mentre una strana elettricità riempie l’aria.
Da subito i miei occhi mettono a fuoco l’oggetto colorato che attira velocemente le mie dita, lo raccolgo dalla sua mano e lo esamino, accarezzando i petali delicati e sottili.
-Questo è un fiore di pesco- sussurra il giovane. -È per te, viene da un albero incantato non molto lontano da qui, resterà per sempre così- mi sorride. –Spero sia in grado di guarire il tuo cuore ferito e ti ricordi che ci sarà sempre un posto per te qui, se un giorno volessi tornare a trovarci-.
Resto immobile ad osservare il piccolo fiore, mentre il cervello inizia a macchinare e porsi mille domande.
-Non ti preoccupare delle mie parole adesso- dice gentilmente, mentre i riccioli neri ricadono sulla sua fronte. –Riflettici, ma non tormentarti- si alza in piedi, il suo sguardo mi trasmette calma come spesso è in grado di fare quello di Silente. -Ricorda che puoi sempre trovare pace e calma ascoltando ciò che ti circonda, tutto ciò che i tuoi sensi possono percepire ti parla di continuo. Puoi già sentirlo, devi solo imparare ad ascoltarlo-.

Il mio sguardo resta fisso in quello di Mike, che mi saluta con la mano che si muove a mezz’aria e un sorriso pieno e sincero sulle labbra, fino all’ultimo secondo. Quando attraverso il passaggio e la porta tra me e lui si chiude sento quasi il fiore di pesco tra i miei capelli fremere, per la potenza dell’incantesimo che sigilla il luogo da cui proviene.
Mi è piaciuto stare in Cina, ma ormai è tempo di spostarsi.

-Il Giappone mi piace- dico camminando al fianco di Kingsley che mi lancia una strana occhiata. –Sicuramente più della Francia- alzo le spalle, completamente rilassata, ho come la sensazione di camminare sospesa in aria.
-Sei di buon umore- dice con cortesia l’uomo, mentre si avvicina a una sporgenza, sulla scogliera su cui ci troviamo. La zona è deserta e oltre al fruscio delle foglie si sente solamente il cinguettio di una coppia di uccelli, appostati sui rami più bassi di un albero non lontano. Non avevo ma visto un parco così tranquillo vicino ad un centro abitato, ma tutto ciò che ho potuto vedere del Giappone è tranquillo, quindi immagino sia la normalità qui
-Sì- annuisco con forza. –Gli ultimi giorni a Bìhù mi hanno fatta stare molto meglio, non che non sia più preoccupata per mille cose, ma ora sembra tutto meno spaventoso- ammetto, prima di fermarmi ad osservare la sua pelle scura, scintillare sotto il sole del primo pomeriggio, mentre il suo sguardo scivola sull’acqua scura molti metri sotto a noi. –Stai cercando qualcosa?-.
L’uomo si volta verso di me e poggia una mano sulla mia spalla, prima di indicare un punto all’orizzonte, dove a malapena si scorge il profilo di una piccola isola. –La vedi?- domanda tranquillo. –Là, dove c’è un po' di foschia-.
-Sì- dico, assottigliando gli occhi per vedere meglio. -È un’isola- dico prima di notare un piccolo cartello appeso alla staccionata di sicurezza. Lentamente mi avvicino al cartello di metallo, per leggere la breve descrizione che riporta, una parte in giapponese, l’altra in inglese. –Isola di Minami  Iwo Jima- dico con una pronuncia che probabilmente farebbe accapponare la pelle a qualsiasi giapponese. –L’ isola di origine vulcanica è inabitabile- i miei occhi cadono sulla distanza dalla costa. –Non è possibile che si veda da qui-.
-Su quell’isola sorge la scuola di magia giapponese di Mahoutokoro- dice Kingsley, scostando il suo mantello, per mettere le mani in tasca e sorridere. – Da qui è visibile solo per chi è dotato di poteri, i babbani la credono disabitata, invece, nonostante il basso numero di iscritti, è una grande fonte di veri talenti del Quidditch-.
-Meraviglioso- alzo gli occhi al cielo, pienamente consapevole che l’uomo mi veda. –Ci mancava solo un altro posto di fissati per il Quidditch- sorrido, ripensando a tutti i giocatori che ho conosciuto. –Forse qualcuno cerca di dirmi qualcosa- alzo le spalle.
-Cosa ti ha fatto il Quidditch?- domanda alzando un sopracciglio. -È uno sport meraviglioso-.
-Primo, faccio schifo a Quidditch, un qualsiasi gioco che coinvolga un pallone o una “pluffa”- resto immobile per un istante, incerta. –Sì, si chiama così- mi rassicuro, continuando a parlare prima che l’uomo possa intervenire. –Due, essere costretta a vedere mio fratello, Draco, Fred, George, Ron e Ginny che si allenano non te lo fa apprezzare di più- alzo le spalle. –Te lo fa odiare piuttosto-.
-Somigli proprio a tua madre- lo vedo scuotere la testa sorridendo.
-Non è vero- dico senza quasi accorgermene, avampando improvvisamente.
-Invece me la ricordi molto- dice con tranquillità. –Anche lei non amava il Quidditch, ma per James lo sopportava- sorride ad un qualche ricordo. –Erano davvero una bella coppia-.
Il nome di mio padre fa scendere brividi lungo la mia schiena. –Possiamo cambiare argomento?- domando incupendomi e distogliendo lo sguardo. Gli ultimi giorni di meditazione mi hanno completamente calmata, non credevo bastasse così poco per riaccendere in me il risentimento.
-Ho detto qualcosa di sbagliato?- domanda l’uomo apparentemente preoccupato per il mio repentino cambio d’umore.
-Forse non te lo hanno detto o forse non ti importa, ma i miei genitori non mi piacciono e fatico a riconoscerli come tali detto in tutta sincerità- dico, sforzandomi per mantenere un tono neutro.
-Bhè…- fa lui, quasi a disagio. –Va bene, non ne parleremo più se preferisci- mi fa un cenno con il capo.
-Grazie- dico abbassando lo sguardo, prima di voltarmi verso il mare, cercando di calmare i nervi. –Allora, come arriviamo sull’isola?- domando dopo qualche istante, cercando di dimenticare la discussione.
-Ti piacerà- mi dà una leggera pacca sulla spalla, prima di avvicinarsi ai due volatili appollaiati sul ramo più basso dell’albero. Si posiziona davanti a loro, lisciandosi il mantello e raddrizzando le spalle. –Io sono Kingsley Shacklebolt, accompagno Mary Potter- dice, prima di alzare la bacchetta verso di loro, che emette un leggero bagliore. Le due partono in un frullo d’ali, volando verso il cielo.
-Sono Animagus?- domando, avvicinandomi.
-No- scuote la testa sorridendomi. –Sono procellarie della tempesta, ora vedrai-.
I due volatili tornano verso terra, molto più grandi di prima, planando sulla scogliera con eleganza e compostezza, pronte a portarci sull’isola.

Revisone: Francesca

Salve gente! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Secondo voi il Giappone sarà una tappa intermedia o una di quelle più utili?

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