Oltre il coprifuoco

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Le mie dita si stringono a quelle del ragazzo dai capelli d’avorio mentre, nel silenzio della vecchia aula, i nostri occhi continuano a cercarsi. Gli unici suoni a riempire l’aria sono quelli prodotti dai nostri respiri e le nostre voci che sussurrano, per non farsi sentire dai Prefetti che probabilmente stanno perlustrando i corridoi.
-Non so cosa sia stato- rispondo alla sua domanda con la testa appoggiata alla sua spalla. Abbiamo appena smesso di ridere ed è subito tornato all’attacco per capire la ragione che mi portata a cambiare opinione in merito alla nostra relazione. –Probabilmente lo sapevo già- ammetto al ragazzo, parlando piano. –Lo ho sempre saputo- guardo il suo profilo appuntito illuminato dalla luce fredda prodotta dalla sua bacchetta. È serio e attento, lo sguardo perso davanti a se. –Scusami, l’idea di vivere senza amore è stata molto stupida, non è vero che non ho tempo per quello-.
-Smetti di chiedermi scusa- scuote la testa, portando la mia mano alle sue labbra e lasciando un morbido bacio sulle nocche. –Non serve-.
-Oh- sottraggo la mia mano alla sua mettendomi a sedere dritta, mentre lui appoggia la schiena alla panca. –Non riesco a farne a meno- i suoi occhi chiari incontrano subito i miei e nel suo sguardo vedo solo comprensione.
-Sono sicuro che troverai il modo di farti perdonare- improvvisamente mi colpisce col suo ghigno beffardo, guadagnandosi una mia spallata che a malapena lo muove. La sua risata sovrasta il silenzio, sincera e chiara, mi stringe il cuore.
Ora posso stargli vicino, ma quante altre volte potrò vederlo felice?
Sappiamo entrambi che quest’anno non sarà facile e nemmeno quello che seguirà, forse neanche quello dopo e quello dopo ancora e ancora, per anni e anni. La guerra non è ancora iniziata, ma non posso non sentirmi come se ci fossi già dentro fino al collo.
Come si proteggono le persone?
Lascio scivolare di nuovo la mia testa sulla sua spalla e con la mano ritrovo la sua, stringendola con forza. Lui ricambia il mio gesto e preme le dita fredde e pallide sul mio palmo caldo.
Stiamo giocando con il fuoco?
Probabilmente sì, ma cos’altro dovremmo fare?
Voldemort ha intenzione di attaccarmi in ogni caso, se in questo modo posso essere sicura che Draco non verrà toccato, credo non potrei fare scelta migliore.
“Non puoi esserne sicura, e se lo torturasse?”.
Non lo ucciderebbe rischiando per sempre di non potermi piegare alle sue intenzioni. Potrebbe fargli del male, è vero, ma non lo ucciderebbe mai ed è un punto di partenza.
-A cosa stai pensando?- domanda il Serpeverde avvolto nella sua tunica dalla fodera verde.
-A niente di importante- alzo impercettibilmente le spalle, non voglio che il clima rilassato di questa sera si carichi di tensioni.
-Sei stanca?- domanda poi, appoggiando la testa sulla mia.
-No- mento ancora. –Si sta bene qui- mi stringo a lui.
-Hai fatto un lungo viaggio- protesta. –Era una domanda retorica, certo che sei stanca- sbuffa. –E qui non si sta bene, fa freddo. Sarebbe meglio andare e lo sai anche tu-.
-Certo, mamma- gli faccio il verso e subito sento il suo corpo irrigidirsi e la sua testa tornare su. Subito alzo anche la mia, incontrando immediatamente i suoi occhi infastiditi. Non posso fare a meno di ridere davanti alla sua espressione da bambino capriccioso, ma prima che possa ribattere stacco la mano dalla sua e la porto sul suo viso, accarezzandone i contorni appuntiti. Poi mi avvicino di più a lui in modo che le nostre labbra si sfiorino.
-Questa mossa è scorretta- sussurrano le sue labbra senza quasi rendersene conto, i suoi sono fissi sulle mie. –Baceresti tua madre?- domanda con la voce appena udibile. Nonostante le sue osservazioni è lui a sporgersi verso di me, dando vita al nostro bacio. Le sue labbra sono fredde come sempre e il sapore di menta mi dà una piacevole familiarità.
Quando il bacio finisce subito si allontana, raddrizzando la schiena. In un istante lui è già in piedi davanti a me, tendendomi la mano dalle dita lunghe e sottili. –Vieni- muove con insistenza le dita, aspettando che gli dia la mano. Controvoglia accetto il suo invito e mi alzo dalla scomoda panca di legno, lasciando che il ragazzo mi faccia strada, fuori dall’aula buia, una mano a stringere la mia e l’altra stretta sull’impugnatura della bacchetta, che sprigiona il freddo bagliore che ci permette di vedere ciò che ci circonda.
-Non è così tardi- mi lamento io, uscendo nel corridoio, illuminato dalle torce che percorrono tutti i muri.
-Hai ancora problemi coi tuoi incubi?- domanda lui, camminando tranquilla per la sua strada, come se fosse l’unica spiegazione plausibile per le mie proteste.
-Non è quello- dico io, tamburellando con le dita sulle sue nocche. -È solo che non ci vediamo da settimane e prima c’è stato tutto quel periodo in cui eri arrabbiato con me, mi manca passare del tempo insieme-.
-Avremo tempo- alza le spalle, volgendo gli occhi grigi verso di me. –Possiamo vederci domani e passare del tempo assieme durante le lezioni che abbiamo in comune- continua.
-No- faccio una smorfia. –Domani non vengo a lezione e credo dovrò incontrare Silente, ma possiamo studiare insieme nel pomeriggio-.
-Non lo so- dice leggermente a disagio. –Forse non riesco, ho…una cosa da fare- evita il mio sguardo.
-Va bene- cerco di non insistere notando il suo improvviso rabbuiarsi. Domani avrò più tempo per capire cosa lo turba, restare sull’argomento ora gli darebbe solo l’occasione di accantonarlo in fretta con la scusa dell’ora tarda.
-A pranzo magari e a cena- torna velocemente in se, mentre giriamo l’angolo, avvicinandoci alle scale. –Oppure potrei saltare le lezioni e pas…-.
-No- borbotto subito. –Non voglio che salti le lezioni per me- dico ad una sua alzata di spalle. –Mi accontenterò dei pasti- addolcisco il mio tono.
-Se vuoi puoi dormire da me- improvvisamente mi rivolge uno sguardo attento e un ghigno significativo.
-Non credo sia il caso- assottiglio i miei occhi. –E poi non mi avevi detto di aver perso la tua “stanza privata”?- faccio le virgolette con le dita, ricordando la sua vecchia camera, grande e spaziosa.
-Sì, ma non credo che Blaise, Tiger e Goyle mi farebbero problemi se qualche volta venissi a trovarmi- dice lui. –Dormiremmo solamente- i suoi occhi corrono sulle nostre mani, mentre stringe la mia accentuando il suo sorrisetto. –A meno che tu non abbia altre in…-.
-Per me sarebbe un grande problema- gracchia improvvisamente una voce alle nostre spalle, facendoci sobbalzare.

Salve gente!
Iniziate a essere stufi di tutti i viaggi mentali che si fa Mary? Non vi biasimerei, ma non posso farne a meno eheheh
Spero vi sia piaciuto :*
Fatemi sapere, alla prossima!

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora