L'incontro con Silente

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Apro di poco la porta della mia stanza, lanciando in direzione del mio letto la borsa che atterra sulle coperte ancora in ordine. –Mary, sei tu?- suona la voce di Calì e istintivamente chiudo la porta, fuggendo lungo il corridoio.
-Dove sei stata questa notte?- domanda la voce di Lavanda alle mie spalle, la ragazza deve essersi affacciata alla porta della nostra stanza perché la sua voce suona chiara.
-Scusate, ora non posso- dico io senza voltarmi, continuando per la mia strada, arrivando a grande velocità in Sala Comune che attraverso uscendo sulle scale. Mi sento in disordine, quindi sistemo il maglione e passo le dita tra i capelli scompigliati che divido in tre ciocche ed inizio ad intrecciare, scendendo gli scalini verso lo Sala Grande. Arrivo davanti alle grandi porte mentre fermo i capelli con un vecchio elastico, felice di essere riuscita ad evitare le due Grifondoro tanto invadenti.
Continuo spedita verso il tavolo Grifondoro, senza riuscire ad individuare mio fratello approfitto di un piccolo spazio tra due gruppi, per raggiungere un piatto pieno di toast da cui mi servo. Completo la mia colazione con un bicchiere di succo di zucca, mentre lancio occhiate alla McGranitt, ancora seduta al tavolo degli insegnanti, immersa in una conversazione con Vitious e la Sprite dall’aria interessante.
Attendo impaziente che la donna si alzi, continuando a controllare la tavolata in cui, sia Piton che Silente, sono assenti. Lentamente l’ansia mi assale, mentre l’aria si carica di elettricità, le mie dita si torturano e il mio piede inizia a battere sul pavimento ritmicamente. Lascio scivolare il mio sguardo su tutta la sala, cercando di distrarmi, fino a che non cade in quello di Draco appena entrato nella stanza. Si accorge subito di me e mi lancia un’occhiata interrogativa, a cui rispondo alzando le spalle, indicando il tavolo dei professori con un cenno. L’espressione del ragazzo non muta, ma si accentua e tocca a lui fare un cenno verso il tavolo che mi convince a voltarmi.
Ciò che mi ha indicato il Serpeverde non è il tavolo, ma proprio la McGranitt che tiene fissi i suoi occhi su di me, mentre attraversa la Sala Grande. Mi alzo di scatto e subito le vado incontro cercando di apparire tranquilla, mentre dentro di me il cuore batte forte.
Devo mostrare a lei, Silente e Piton cosa so fare e dire loro che già da prima ero in grado di diventare uno scoiattolo, cosa che ho imparato qui infrangendo, probabilmente, diverse regole.
-Buongiorno, Potter- mi saluta sicura, facendomi segno di seguirla. –Immagino che il Professor Piton ti abbia già spiegato che il Professor Silente voleva vederti questa mattina-.
-Buongiorno- rispondo io con un cenno, lasciando che la donna mi faccia strada fuori dalla Sala Grande, verso l’ufficio di Silente. –Certo, me lo ha detto- aggiungo sicura.
-Molto bene- conviene lei, mentre imbocchiamo le scale verso il secondo piano. In pochi minuti raggiungiamo la nostra meta, mentre il mio livello di ansia si abbassa contagiato dalla tranquillità della mia accompagnatrice. –Ape Frizzola- dichiara lei ai due imponenti Gargoyle di pietra che sorvegliano l’entrata che subito ci lasciando accedere alla scala che ci conduce all’ufficio. Entro preceduta da Minerva, riconoscendo immediatamente l’ambiente, praticamente immutato dall’ultima volta in cui sono stata qui.
-Mary Potter- mi accoglie la voce del Preside quando i nostri sguardi si incontrano e lui si alza in piedi dietro alla sua scrivania, sotto gli occhi dei molti ritratti che ricoprono la parete. -È un vero piacere vederti- dice gentilmente, affiancato dall’ex pozionista.
-Buongiorno, Signore, il piacere è tutto mio- dico, il tono di voce più formale di ciò che volevo, ma è un po' che non vedo l’uomo e mi sento a disagio sapendo ciò che gli devo rivelare. –Professor Piton- faccio un cenno di saluto all’uomo in nero che subito ricambia il mio gesto senza una parola. Nei suoi occhi non c’è più la minima traccia dell’umanità che ieri sera li riempiva quando mi ha raccontato dei miei genitori, nel suo buio e tetro ufficio. La maschera inflessibile che sempre lo ha caratterizzato è tornata al suo posto.
-Ti prego di scusarmi se non ti ho recapitato un avviso scritto per questo incontro e soprattutto per il poco preavviso- dice Silente, attirando di nuovo la mia attenzione. Il suo sorriso sincero e gli occhi di un vivace azzurro, nascosti dietro alle lenti a mezza luna, mi infondo tranquillità e sicurezza e subito scuoto la testa.
-Non c’è problema, Signore- cerco di sorridere.
-Ti prego Mary, siediti- continua lui gentilmente, indicandomi con una mano la sedia davanti alla sua scrivania. Non me lo faccio ripetere due volte e lo ascolto, raggiungendo il mio posto, mentre la Professoressa McGranitt raggiunge i due uomini. –Posso offrirti qualcosa da mangiare o bere forse?- domanda lui gentilmente, tornando a sedersi solo quando anche mi accomodo. –Una fetta di torta? O magari del tè?- chiede tranquillo, gli occhi fissi su di me attraverso le lenti.
-No, Signore, la ringrazio, ho appena fatto colazione- dico io, cercando di apparire il più tranquilla possibile.
-Molto bene- fa lui, scambiando un’occhiata con i due professori. –Possiamo cominciare, allora?- alla sua domanda ottiene solo consensi, sia da me che dai due insegnanti. –Mary, puoi parlarci della tue esperienze durante il viaggio?- domanda l’uomo gentilmente. –Parla pure di tutto ciò che credi sia importante e cose che i rapporti che ci sono stati forniti potrebbero non aver trattato-.
-Volete sapere del rientro?- domando senza pensare troppo. L’uomo scuote la testa, sorridendo ancora.
-Non sarà necessario- dice gentilmente.
-Va bene- annuisco io, prima di inziare. –Le tappe più importanti sono state ovviamente la Cina e l’Africa, come immagino fosse previsto- abbozzo un sorriso, cercando di farmi coraggio, mentre decido di tenere per me le mie ricerche di Durmstrang. –A Bìhù mi è stata insegnata una sorta di meditazione e mi è stato detto che con l’allenamento questa pratica potrebbe aiutare molto i miei poteri, come il controllo che posso avere su di loro. Inoltre, da quando ho iniziato ad esercitarmi ho notato qualcosa…- non sono sicura di come continuare la frase e abbasso lo sguardo sulle mie mani, strette tra loro. –Una cosa sui sogni- dico quasi in un sussurro, senza farlo apposta, prima di alzare gli occhi su di loro. Tutti e tre gli adulti che mi stanno davanti mi guardano interessati, annuendo perché io continui. –Prima pensavo fossero solo coincidenze, ma mi è capitato di vedere più di una volta cose che stavano già succedendo e non erano come i soliti sogni- dico, rendendomi conto che le mie parole sono confuse. –Con la meditazione ho scoperto di poter percepire cose che non vedo, magari a centinaia e centinaia di metri da me- cerco di spiegarmi. –A volte nei sogni posso vedere cose che accadono a molta distanza da me in quell’esatto istante, come ho visto gli appunti che Hermione ha preso per me durante la mia assenza. Quando sono arrivata in camera l’altra sera erano esattamente dove avevo visto che li aveva lasciati nella mia visione- continuo davanti ai loro sguardi spaesati. –E credo le persone se ne possano accorgere, anche questa estate mi è successo, ho visto lei, Professor Silente- cerco di fare mente locale. –Parlava con il Professor Piton- scambio uno sguardo con il Professore di Difesa Contro le Arti Oscure che alza le sopracciglia. –All’inizio credevo fosse solo uno strano sogno, perché vedevo le cose dal suo punto di vista, ma ora che ci penso lui si è accorto di me e io sono uscita dal sogno solo quando lui ha fatto un incantesimo-.
-Quando?- fa Piton brusco.
-Credo la notte in cui il Professor Silente ci ha portati alla tana- abbasso lo sguardo, cercando di ricordare. –Parlavate di me e del nostro cattivo rapporto, Signore- guardo Piton negli occhi, prima di rivolgermi a Silente. –Non ho il controllo su questa cosa e quando sono sveglia le cose che sento non sono così precise-.
-Capisco, Mary- di Silente con un’aria pensierosa.
-Potresti avere più libertà durante il sonno- interviene la McGranitt. –Forse si trattiene senza accorgersene- si rivolge poi a Silente che inizia ad annuire con lenti movimenti del capo.
-Potrebbe essere- conviene. –Potremmo fare qualche esperimento su questa questione- mi guarda lui. –Ovviamente solo se te la senti, Mary- mi sorride.
-Certo- dico immediatamente.
-E credo sia necessario continuare con il monitoraggio dei sogni ancora per un po'- dice tranquillo. –Per assicurarci che resti tutto nella norma riprenderei anche le visite mediche regolari con il Professor Piton-.
-Sì, so che è importante- annuisco.
-Esattamente- annuisce lui, facendo un secondo di pausa. – Per quanto riguarda la tua permanenza a Uagadou cosa puoi dirci?- continua lui. –Il Professor Azikiwe ci ha informati sui tuoi progressi e sono veramente curioso di poterli constatare di persona- l’uomo mi sorride, riferendosi ad Afif e ciò che mi ha insegnato. –Lui stesso ci ha accennato al fatto che avrebbe potuto insegnarti le basi per diventare un Animagus, vista la grande diffusione nel territorio di chi ha questa capacità- conclude.
-Sì, Afif…- mi blocco, sentendo le mie gote prendere colore. –Il Professor Azikiwe- mi correggo. –Ha accennato alla questione-.
-Molto bene- mi sorride Silente, quasi divertito dal mio errore. –Credo possa tornarti molto utile e sono certo che la Professoressa McGranitt sarebbe lieta di insegnarti tutto ciò che c’è da sapere- scambia uno sguardo con la donna che subito mi sorride, annuendo sicura.
-Sarebbe meraviglioso, Signore- dico io, cercando di farmi coraggio. –Ma non credo sia necessario-.
-Potter- mi richiama la voce fredda di Piton. -È un tipo di incantesimo estremamente delicato che una studentessa del sesto anno, per quanto dotata, non può affrontare da sola- dice severo.
-Ehm…- dico timorosa, facendo contrarre le sue sopracciglia scure. –Io…- sento molto caldo e le mie mani si stringono con forza sui braccioli della sedia, mentre io porto il mio sguardo sul pavimento, prima di stringere le palpebre e confessare. –So già farlo senza problemi- dico tutto d’un fiato.
-Come è possibile?- domanda la McGranitt incredula, mentre Silente sembra trovare la cosa divertente e lo dimostra con un una piccola risata che, quando alzo gli occhi, noto cerca di nascondere nella mano. L’uomo muove lo sguardo azzurro nel mio, strizzando l’occhio nella mia direzione.
Cosa significa?
-La nostra Mary Potter sa già come diventare un Animagus da diversi mesi, Minerva- dice lui felice.
-Lei lo sapeva?- domando spiazzata, sentendo il cuore molto più leggero, nonostante lo sguardo minaccioso di Severus Piton sia posato su di me. –Come?-.
-Certo, come sono perfettamente a conoscenza di come tu e i Signori Weasley vi siate procurati le informazioni- ridacchia divertito, quando scambia uno sguardo con Minerva, sempre più confusa. –Uno scoiattolo, dico bene?- mi domanda e io annuisco subito. –Vorresti darci una dimostrazione?-.
Mi alzo meccanicamente, ancora stordita dalla sua reazione, prima di posare una mano sulla scrivania sotto lo sguardo dei tre, spostando il peso in avanti. Mi concentro, cercando di allontanare l’asia e le preoccupazioni, prendo un respiro e rilascio l’aria visualizzo nella mia mente la trasfigurazione, concretandola in un istante. Immediatamente la mia visuale cambia e avverto il battito del mio cuore accelerare, sedendomi con le mie piccole zampette su alcune carte per poi guardare verso l’alto. Piton, Silente e Minerva mi osservano interessati, il primo quasi contrariato, il secondo con un sorriso dolce sul volto e la terza con gli occhi sgranati che mi scrutano attraverso gli occhiali, come se credessero di non vedere bene.
-Una trasfigurazione molto fluida- commenta la donna, prima di avvicinare una mano a me accarezzare delicatamente la mia testa. –Il pelo è molto morbido e dello stesso colore dei suoi capelli- continua. –Ci vedi bene? Ci senti?- domanda infine e io annuisco, muovendo la testa il più possibile. –Eccellente, Potter- si illumina subito, ricomponendosi subito, cercando di nascondere un sorriso in un’espressione severa. -È stato un comportamento estremamente imprudente da parte tua- conclude ritirando la mano, prima che mi allontani e salti dalla scrivania, riprendendo la mia forma umana.
Lentamente torno a sedermi, abbassando lo sguardo. –La cosa dovrebbe essere registrata al Ministero?- domando timidamente, ma Silente scuote la testa immediatamente.
-Può essere un vantaggio per te avere questa capacità, così come il resto dei tuoi poteri. Ed è importante che meno persone possibili ne siano a conoscenza per quanto possibile, per questa ragione vorrei sconsigliarti di usarli in pubblico e per il momento limitarti all’uso della bacchetta- dice l’uomo dalla lunga barba, facendosi subito più serio. Io annuisco, prima che un’immagine riempia la mia testa convincendomi a prendere subito la bacchetta.
-Credo di non poterlo fare, Signore- dico in fretta, lasciando i tre sorpresi. –Temo che la mia bacchetta si stia rompendo- continuo, consegnandola nella mani di Piton che si è sporto verso di me. –Ci sono dei tagli, me lo ha fatto notare un ragazzo a Ilvermorny- passa da Piton a Silente, che la osserva.
-Sembrano incisioni- dice Piton. –Ma sembrano fatte dall’interno-.
-Hai ragione, Severus- conviene il Preside. –Se sei d’accordo la manderei ad un mio conoscente di fiducia, Mary- gli occhi azzurri di Silente si fermano nei miei. –Potrebbe dirci con sicurezza cosa sta accadendo alla tua bacchetta-.
-Certo, ma senza bacchetta non posso partecipare alle lezioni- dico sinceramente. –Lei ha ragione sul fatto che non dovrei mostrare i miei poteri, ma così non limiterei le mie capacità? Da ciò che ho capito più consumo energie con quel tipo di magia più ne genero-.
-Forse dovresti prima imparare a controllare le tue capacità attuali- dice freddo l’uomo.
-Lei non sa cosa so fare adesso- cerco di sorridere all’uomo dal volto infastidito.
 
-Preferirei farlo all’aperto- le mie dita spostano nervosamente dietro l’orecchio una ciocca di capelli, mentre la mia schiena si irrigidisce. –Dopo l’altra sera, penso potrei distruggerle l’ufficio- faccio seria, guardando negli occhi il vecchio Preside di Hogwarts. L’uomo mi sorride dolcemente e si avvicina a me, posando una mano sulla mia spalla con delicatezza.
-Non ti preoccupare- dice la sua voce tranquilla e paca, mentre la sua mano mi dà una leggera spinta convincendomi a compiere qualche passo verso il fondo dell’ufficio. La stanza è stata incantata da Piton appena un minuto fa e ogni mobile e oggetto si sono spostati lateralmente, in modo che una porzione del pavimento resti sgombra e ci sia una maggiore possibilità di movimento. Arrivata in fondo alla sala mi volto, incontrando immediatamente lo sguardo della Professoressa McGranitt che ha già sfoderato la sua bacchetta.
Non voglio rischiare di farle male.
-Pronta, Mary?- domanda Silente richiamando la mia attenzione, mi sorride al fianco di Piton impassibile come sempre. –Non temere per Minerva- dice come se avesse letto i miei pensieri. –Dai tutta te stessa- mantiene la sua espressione serena. Annuisco e prendo un respiro, prima di alzare con le mani le maniche del mio maglione e riportare gli occhi su Minerva che alza la bacchetta verso di me. Uno dei miei piedi si sposta insistentemente indietro permettendomi di raggiungere una sorta di posizione di guardia, abbastanza stabile da consentirmi di resistere ad un attacco esterno e non farmi perdere l’equilibrio. La bacchetta della donna si muove velocemente, sprigionando una raggio di luce chiaro e definito che a grande velocità si dirige nella mia direzione. Invece di indietreggiare compio un passo in avanti e quasi senza accorgermene il mio braccio sinistro si stende a cercare l’incantesimo, mentre il destro si prepara per la contromossa. Non faccio in tempo a sfiorare ed annullare l’incantesimo della McGranitt che compio un altro passo e lancio il mio, non va a segno, ma mentre la donna è impegnata a difendersi la mia magia inizia già a concentrarsi sul prossimo.
Devo sempre sfruttare ciò che mi circonda.
È più facile sfruttare l’energia negli elementi se sei a diretto contatto con loro.
Se non hai l’elemento, devi solo crearlo.
-Aguamenti- sussurro e dalle dita della mia mano sinistra scivolano via dei getti d’acqua fresca che si riversa sul pavimento ai miei piedi, mentre destra sferza l’aria alzando una forte folata di vento verso la donna che si stava preparando ad attaccare. Minerva resiste senza problemi al mio attacco a subito mi risponde con una saetta rosso sangue, un incantesimo più forte del precedente che non ho comunque problema rendere inoffensivo, limitandomi a rigirarlo contro di lei, ottenendo abbastanza tempo per creare una pozza d’acqua abbastanza grande.
Con la coda dell’occhio noto l’espressione stranita sul volto di Piton che fa scattare sul mio viso un sorriso divertito.
Mi abbasso immediatamente, mentre la McGranitt è impegnata a contrastare il suo incantesimo, immergendo le mani nell’acqua fredda che subito risponde al mio contatto, aggrappandosi alla pelle e risalendola fino a metà avambraccio. I miei occhi non abbandonano la donna e seguono ogni suo gesto attenti e concentrati e non appena il suo incantesimo svanisce, mi alzo e scatto verso di lei, portando le braccia verso l’alto in modo da creare un muro d’acqua tra noi. Da muro a onda il passaggio è veloce, ora che la donna è nascosta alla mia vista non mi resta che sperare sia caduta nella mia trappola, quindi salto il più in alto possibile, preparando il colpo con la mano destra. Appena stendo il braccio, l’onda si apre e il fuoco si crea come un turbine in direzione della donna con la faccia sorpresa, spingendomi con la sua forza più in alto, tanto da oltrepassare la donna, compiendo una specie di capriola a mezz’aria. La mano destra si ritrae spegnendo le sue fiamme, che la donna contrasta mentre parte dell’onda colpisce la sua spalla e la mia mano sinistra sfiora l’acqua che in parte la segue. Creo per una discesa il più confortevole possibile uno scivolo di ghiaccio, fruttando l’acqua che ho a disposizione e i mobili.
Nonostante le scarpe i miei piedi riconducono immediatamente la sensazione scivolosa a Uagadou e la assecondano, mentre un incantesimo della donna quasi mi sfiora io sfreccio più lontano con una risata che non riesco a controllare. Quando tocco terra, più o meno nel punto in cui ero partita, riesco a fermarmi con qualche passo che frena la spinta e alzo immediatamente il viso sui miei insegnanti, con ancora il sorriso stampato in viso per la piacevole sensazione che riesco a sentire.
Le facce di Piton e della McGranitt sono un misto tra confusione e sorpresa, mentre quello di Silente è divertito almeno quanto il mio.
 
I miei occhi scorrono veloci sulle pagine, assorti dalla lettura di Storia della Magia, mentre il sole cerca di distrarmi, battendo con forza sui miei piedi scalzi che penzolano nel vuoto. Sollevo una gamba, appoggiandola al ramo che mi sostiene, prima di alzare lo sguardo verso i rami da cui penetra il sole. Fatico a concentrarmi sui libri da quando ciò che mi circonda mi richiama a gran voce, scovandomi in ogni mio nascondiglio.
Sospiro e lascio cadere nel vuoto il libro che subito sento impattare con il suolo, non sono abbastanza in alto per rovinare il manuale storico, quindi non mi preoccupo di controllare il suo atterraggio che al massimo può aver messo in disordine le mie scarpe. Spingo le mani sul ramo robusto e mi sistemo meglio, appoggiando la schiena al tronco spesso e asciutto dell’albero. Chiudo gli occhi e lascio che i muscoli si rilassino a contatto con la corteccia.
Sento subito la ferza dell’albero che mi sostiene, ma in fretta mi raggiunge anche la delicatezza dei suoi rami che si diramano, diventando sempre più sottili, carichi di foglie stanche e secche. L’aria è frizzante, ricordandomi che fino a questa mattina pesanti nuvole coprivano la luce del sole e non sono poi così lontane, visto che ancora se ne sente la prepotenza.
Il sole è, però, forte e mi tranquillizza, ricordandomi che in un solo pomeriggio è riuscito ad asciugare tutte le tracce che la pioggia ha lasciato negli ultimi giorni.
Il suono di molti passi raggiunge il mio orecchio e convince ad aprire gli occhi e puntarli sul Castello verso cui molti studenti si stanno dirigendo, per rientrare nelle loro Sale Comuni e finalmente bearsi della cena dopo un’intensa giornata di riposo.
Mi sporgo sul mio ramo, prima di scavalcarlo con una gamba e spingermi su uno vino, più basso rispetto a quello di partenza, ma da cui accucciandomi e appendendomi ad esso solo con le braccia i miei piedi arriva ad appena mezzo metro da terra. Controllo il terreno e mi lascio cadere, atterrando in perfetto equilibrio, vicino al libro, le scarpe e la borsa che avevo abbandonato a terra.
Vado verso il Castello e in breve tempo raggiungo la Sala Grande dove trovo Harry, Ron ed Hermione già intenti a gustarsi la cena. –Hey- li saluto impacciata restando in piedi.
-Ciao- rispondono i tre, a disagio almeno quanto me.
-Vuoi unirti a noi domanda Harry- scivolando per farmi posto.
-Certo- mi siedo accanto a lui. –Come è andata la giornata?- faccio un piccolo passo per riallacciare i rapporti.
-Male- si lamenta Ron sbuffando.
-Sono solo compiti, Ronald- lo rimprovera Hermione. –Non hanno mai ucciso nessuno-.
-A te come è andata?- fa Harry.
-Bene- alzo le spalle. –Sono stata da Silente, volete sapere qualcosa sul mio viaggio?- domando e subito i loro sguardi si illuminano.

Ecco qui, spero vi sia piaciuto!
Fatemi sapere!

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora