Prima seduta

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-Mary- le braccia di Harry mi circondano, stringendosi con forza intorno a me. -Come ti senti?- suona preoccupata la sua voce.
Lo lascio fare, assecondando il suo abbraccio meccanicamente, prima di lanciare una brutta occhiata alla ragazza che poco fa ho incontrato in dormitorio, dopo che Madama Chips mi ha dato il via libera per uscire dall’Infermeria. Ovviamente, non prima di essersi assicurata che facessi una colazione sostanziosa. -Cosa gli hai detto, Hermione?- domando alla Grifondoro, che subito abbassa lo sguardo.
-Non potevo far finta di nulla!- arrossisce lei. -Ma cosa ti è successo?-.
-Nulla- sciolgo l’abbraccio con Harry, alzando le spalle e scuotendo una mano, come se mi aiutasse a minimizzare l’accaduto. -Si è trattato solamente di un po' di stanchezza, ma questa notte ho dormito abbastanza bene, quindi è tutto a posto- sorrido. “Abbastanza bene” forse è un po' azzardato, considerando che ho ripetuto tutti i sogni più e più volte, prima di riuscire finalmente a svegliarmi. Però, devo ammettere che mi sono sentita molto meglio non appena ho aperto gli occhi, mi ci voleva una buona dormita. La mia testa ha finalmente smesso di farmi male e i muscoli sono meno contratti.

Annoto con precisione tutto ciò che mangio a pranzo e cena, sotto gli sguardi vigili della Professoressa McGranitt e del Professor Piton che, anche se lontani, non hanno smesso per un attimo di controllare che mangiassi a sufficienza.
Uno sguardo di cui ho sicuramente sentito la mancanza è quello di Draco però, che ho notato rimanere imbronciato, seduto al tavolo Serpeverde per tutta la durata dei pasti. È rimasto lì, tra i suoi amici, che come al solito si atteggiavano da padroni della scuola, lo sguardo cupo e tormentato che scrutava chi lo circondava. Anche i miei tentativi di incrociare i suoi occhi a lezione o per i corridoi sono sembrati vani.
È ancora amore ciò che provo per lui?
-A che ora devi andare?- domanda Harry, mentre riempie il suo piatto con patate al forno e alcune fette di arrosto, alludendo alla mia seduta con Piton.
-Per le otto, se non sbaglio, o comunque a breve- mi guardo intorno, notando che il Professore di Difesa Contro le Arti Oscure si sta dirigendo verso l’uscita. -In effetti è meglio se mi sbrigo- abbasso gli occhi sul piatto ancora pieno. -Ma prima devo finire questo-.
-Ma sei sicura che...bhè...non ci sia qualcosa sotto?- fa lui, lo sguardo incerto che si sposta da me al Professore.
-E cosa?- scrollo le spalle.
-Harry!- fa subito Hermione. -Abbiamo già parlato di questo, Silente si fida e noi ci fidiamo di Silente, quindi...-.
-Silente si fida- la interrompe lui. -E io mi fido di Silente, ma non di lui-.
-Non preoccuparti- dico, prendendo una grande forchettata dal piatto. -Dopotutto è stata proprio di Silente l’idea e non saranno un paio dei suoi controlli a farmi passare al lato oscuro- ridacchio, cercando di incupire la mia voce sulle ultime parole. -E poi è okay, è sopportabile adesso, dovremmo tutti sforzarci di andare più d’accordo, se vogliamo arrivare da qualche parte- prendo un’altra forchettata di spinaci, senza fare troppo caso al suo brontolio.
-Io non sono convinto- alza le spalle.
-Anche a me sembra strano, ma se dici che è cambiato buon per te- dice Ron, la bocca ancora piena di cibo. -Ma non ho capito perché con te sia cambiato, con noi è sempre insopportabile, con Harry è insopportabile- pezzi di cibo quasi sfuggono dalle sue fauci.
-Che schifo, Ronald- si lamenta subito Hermione.

Busso alla porta del lugubre Professore con ancora il fiato pesante, quando Ginny si è unita a noi il tempo è sfuggito al mio controllo e mi sono ritrovata a correre per i corridoi, allarmata per il ritardo.
-Avanti- suona monocorde l’invito dell’uomo. Mi faccio coraggio ed entro nella stanza, trattenendo il respiro per la tensione. -Potter!- mi apostrofa lui infastidito, prima che possa parlare, seduto alla sua scrivania, immobile come una statua. -Sei in ritardo- fa secco.
-Lo so, Signore- mi affretto a dire, chiudendo la porta alle mie spalle. -Mi dispiace...-.
-Non mi interessano le tue scuse- allunga una mano per indicare la sedia posizionata davanti alla scrivania. -Che non si ripeta. Siediti ora- aggiunge in tono più tranquillo. -Si tratta di una valutazione lunga, non perdiamo altro tempo, hai portato il quaderno, vero?- abbassa lo sguardo su alcune carte, riordinandole.
Rimango sorpresa dal repentino cambio di umore dell’uomo, visto che mi aspettavo una sfuriata, la sottrazione di punti e forse anche una punizione. -Potter, mi hai sentito?- fa serio, corrugando la fronte, gli occhi di nuovo fissi su di me.
Sono ancora ferma a fissare la sedia che mi ha mostrato.
-Certo, mi scusi- raggiungo in fretta la sedia, estraendo dalla borsa il quaderno, per consegnarlo alle mani ferme e pallide di Piton, dallo sguardo sospettoso.

Salve! Ecco un capitolo, finalmente sono riuscita!
Che ne pensate?
Mi spiace se è corto, scusatemi!

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora