Uagadou - Parte seconda

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Un gruppo di ragazzi poco più grandi di me sono divisi a coppie e ognuna di queste inscena un piccolo combattimento a colpi di fiamma. I movimenti precisi degli studenti creano fiamme che vengono annientate dal compagno, che a sua volta attaccherà.
-Solitamente gli studenti si allenano qui sotto, fa molto più freddo e il rischio di incidenti si riduce di molto- si stringe nelle spalle Afif, quasi scosso da un piccolo tremito. Io trovo piacevole l’aria fresca di questo posto che le fiamme dell’allenamento non sono abbastanza forti da scaldare troppo l’ambiente. –All’esterno gli studenti meno esperti potrebbero dare fuoco alla vegetazione e visto il vento caldo, che spesso soffia qui, il rischio di grandi incendi è molto alto, inoltre è più difficile, soprattutto se sei abituato alle calde temperature del luogo, questo stimola molti di loro ad impegnarsi di più-.
-Non è pericoloso come allenamento?- domando osservando la forte fiammata creata da un ragazzo molto alto, annientata dal gesto della compagna minuta, ma molto veloce.
-Non posso negarlo- annuisce il giovane uomo. -Qualsiasi incantesimo può fare cose buone o cattive, certo, il fuoco può sembrare più pericoloso di molte altre cose, ma avere paura non ci aiuta- mi sorride. –Tutti i nostri studenti supervisionano il lavoro degli studenti dell’anno seguente al loro e per ogni gruppo che si allena c’è sempre almeno un supervisore adulto, specializzato in tecniche magiche per la guarigione, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi- lentamente inizia a spostarsi verso il lato opposto della sala, dove una piccola porta, lasciata aperta conduce a delle piccole scale verso l’alto, scolpite nella roccia. –Preferisco che gli studenti non abbiano timore di sbagliare e imparino ad usare i loro poteri con creatività- l’uomo si blocca a osservare i suoi allievi orgoglioso, prima di spostare ancora gli occhi su di me. –Meglio non distrarli più del necessario, proseguiamo- sorride, prima di salire per le scale.
Velocemente lo raggiungo, scoprendo che le scale portano ad una seconda stanza, già molto più calda della precedente dove si trovano due differenti gruppi di studenti che svolgono la stessa attività. Sono disposti a cerchio e a turno fanno levitare oggetti, o persone. Automaticamente sorrido, vedendo la faccia divertita di una bambina mentre viene fatta levitare a mezz’aria, ricordando la sensazione che provai quando Silente lo fece con me, per provarmi che non mentiva.
 –Questa stanza si divertono a chiamarla “Gravità zero”, ma penso sia anche merito del loro insegnante di Matematica, materia abbastanza importante per il loro futuro- sorride ai ragazzi che si voltano verso di noi a cercare consenso per il lavoro svolto. – Questa attività si svolge al chiuso perché una volta abbiamo rischiato di perderci un bambino, è una bella storia, ma forse non è il momento adatto per raccontarla- ride divertito. -Continuiamo- aggiunge poi, voltandosi verso dei piccoli gradini che collegano a questa un’altra stanza, dove già intravedo tracce di ghiaccio.
Dei bambini sono intenti a ricoprire il pavimento di lastre fredde e trasparenti per poi scivolarci sopra, mentre ridono e scherzano. –Qui gli studenti si riposano, siamo vicino ai giardini quindi vengono spesso da queste parti in cerca di aria fresca- ride. –E questa non è l’attività a cui dovrebbe essere dedicata la stanza- ridacchia. –Di solito gli allenamenti col ghiaccio si fanno nella cella frigorifera, così possiamo unire l’utile al dilettevole- prima di darmi un piccolo colpetto col gomito, vedendomi imbambolata. –Vieni, cosa ne dici se usciamo fuori?-.
Annuisco, prima che lui mi preceda sull’ultima scalinata, da cui entra una forte luce.
-I nostri giardini sono molto grandi e sono nascosti tra le montagne, quindi sono abbastanza facili da proteggere, c’è anche un piccolo corso d’acqua che li attraversa- dice, mentre usciamo fuori, dove l’ aria è molto calda. –Qui fuori si provano sia i normali incantesimi, quelli concentrati su elementi come acqua, aria e terra e anche normali allenamenti fisici- mi sorride. –Sono davvero utili, se si vuole usare tanta energia il corpo deve essere all’altezza dello sforzo-.
-Capisco perfettamente, mi è già stato detto- alzo le spalle. –Più volte- sussurro tra me e me, mentre le mie sopracciglia si muovono infastidite.  –In modo un po' più scontroso- continuo tra me e me, ricordando i molti battibecchi che ho avuto con Piton.
-Inoltre è il luogo più adatto per gli studenti che vogliono allenarsi in Trasfigurazione- prosegue Afif, conducendomi in uno spiazzo, coperto da erba verde e sottile. –Se ti interessa la materia possiamo iniziare da questa- i suoi denti bianchi mi sorridono.
-Certo- dico io sorridendo a mia volta, anche se non riesco a credere che qualcuno possa superare Minerva McGranitt e mostrarmi qualcosa di nuovo.
-Vorrei insegnarti, o per lo meno, darti le basi per un concetto difficile, ma che in questa scuola riteniamo essenziale- si allontana di una decina di passi da me. –Credo sia la cosa migliore da mostrarti e sono certo che se riuscirai a padroneggiarla ti tornerà molto utile in futuro- continua a sorridere, prima di alzare le braccia e darsi un piccolo colpo sul petto.
Improvvisamente la struttura dell’uomo inizia a mutare e prima che i miei occhi possano capire cosa accade ciò che mi ritrovo davanti è un enorme elefante, dagli occhi neri, brillanti e vivaci. Le zanne bianchissime mi ricordano i denti dell’uomo che fino a poco fa era in piedi non lontano da me.
Sono immobilizzata davanti al mio insegnate, con un grande sorriso impresso sul volto che si trasforma in una risata quando la sua proboscide si alza e mi raggiunge, sfiorandomi la guancia, prima di annusare la mia fronte e scompigliarmi i capelli.
Con la stessa velocità l’elefante si ritrasforma nuovamente in un uomo, che apre le braccia vittorioso. –Cosa te ne pare?- esclama soddisfatto.
-È davvero meraviglioso- dico, con ancora il sorriso impresso sul viso. –Non avevo mai visto un elefante dal vivo- la mia voce viene tradita dall’emozione del momento, risultando leggermente acuta.
-Immaginavo- ammette lui ridacchiando. –Bene, per cominciare tengo a precisare che non sarà facile raggiungere il risultato finale, ma con un buon allenamento di base sono certo che riuscirai presto, e ovviamente non è necessario che diventi un elefante- ride. –Puoi trasformarti nell’animale che più ti si addice- continua, prima di avvicinarsi a me. –Innanzitutto vorrei sapere come te la cavi con qualcosa di più semplice, magari una…- l’uomo si ferma, sorpreso dalla mano che ho alzato. –Parla pure liberamente, non temere di interrompermi- mi sorride, incoraggiante. –Non è un problema per me-.
-Ehm…- tentenno leggermente, consapevole di essere già in grado di fare ciò che l’uomo si aspetta che impari. –Kingsley non ci raggiungerà, giusto? E non può vederci?- chiedo leggermente agitata. –Allora le mostro una cosa- aggiungo, quando Afif scuote la testa.
-Certo- fa lui tranquillo, prima che io estragga la bacchetta. Respiro profondamente e mi concentro per poi agitare la bacchetta con movimenti precisi e controllati che mi consentono di trasmutarmi in uno scoiattolo dal pelo rosso, lucente e morbido. Era molto ormai che non assumevo questa forma, eppure non ho avuto difficoltà a tornarci, sentendomi a mio agio come sempre. Osservo le mie piccole zampette prima di alzare lo sguardo verso l’alto, dove incontro il viso sorpreso di Afif e i suoi occhi luccicanti.
Subito l’uomo si china su di me, porgendomi la mano. Cauta annuso le sue dita prima di salire sul suo palmo ed essere sollevata a qualche metro da terra, abbastanza vicina al suo volto. –è fantastico- sorride lui. –Questo proprio non me lo aspettavo- dice, prima di emettere quella che per me ora è una risata assordante, vista la diversa sensibilità delle mie orecchie delicate. –Silente avrebbe potuto dirmelo-.
Tento di alzare le mie piccole sopracciglia rosse, prima di voltarmi e saltare già dalla sua mano, verso la terra ferma che sembra tanto distante. Prima che raggiunga il suolo però sono di nuovo alle mie dimensioni effettive, ritrovandomi a compiere un semplice atterraggio, come se fossi semplicemente scesa da un gradino. –Silente non lo sa- mi volto subito verso l’uomo, che rimane comunque decisamente più alto di me. –Non lo sa nessuno- dico una piccola bugia, vendendo il sorriso dell’uomo spegnersi velocemente e la confusione rapire il suo volto.
-Cosa intendi?- il suo tono resta tranquillo.
-Ho imparato da sola- ammetto. –Con un libro- continuo. –Più o meno da sola, con amici- le mie mani si incontrano nervose, mentre per qualche ragione non riesco a mentire. –Lo dirà a Silente?- domando poi, sperando che la risposta sia negativa.
-No- dice lui semplicemente. –Non sarà io a informare gli insegnati su ciò che apprenderai- mi guarda serio. –Sarai tu stessa a scegliere cosa dire loro e cosa mostrargli- torna a sorridere. –Non è mio interesse metterti nei guai, ma spero sia tu stessa a parlarne ai tuoi insegnanti. Visto il clima che si respira in Inghilterra negli ultimi mesi sono certo che questo possa aiutarti nel caso ti trovassi in difficoltà- ammette, prima di poggiare una mano sulla mia spalla e ampliare il suo sorriso. –Non vedo l’ora di vedere cosa altro puoi fare-.

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora