Verso Hogwarts

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Salve gente!
Ecco qui, sono tornata!
Spero abbiate passato bene queste vacanze e vi auguro un buon anno! :*
La smetto di perdere tempo e vi lascio leggere!

I miei piedi si muovono veloci sulla pietra fredda, mentre i bauli e la gabbia vuota di Shadow mi superano lungo il corridoio, verso la loro destinazione, nell’ufficio di Afif. Io stringo forte le scarpe al petto, mentre i capelli ondeggiano lungo il mio corpo, alcune porzioni di essi raccolte in piccole trecce, fermate da elastici e piccoli pezzi di ferro. Saltello lungo una rampa di scale, mentre tento di mettere le calzature al loro posto, anche se l’idea che la mia pelle non sia più a diretto contatto con il pavimento non mi convince molto.
Salto gli ultimi gradini a piè pari, ritrovandomi in un lungo corridoio, illuminato dalla luce tenue dell’alba. A quest’ora la temperatura è decisamente più accettabile, rispetto a quella del resto della giornata, l’aria è fresca e diffonde intorno a se una sensazione piacevole.
Sono euforica all’idea di tornare in Inghilterra e decisa a mostrare al più presto ciò che ho imparato a Piton, Minerva e Silente, anche se sono certa che questo luogo e la sua magia mi mancheranno. Però, ho come la sensazione che camminerò ancora tra questi corridoi, che potrò di nuovo stendermi sull’erba fresca del giardino e allenarmi con gli studenti.
Mi manca tutto dell’Inghilterra, è a lei che appartengo anche se una parte di me non abbandonerà mai la forte energia che impregna ogni cosa qui.
Rallento il mio ritmo quando raggiungo la porta di legno dell’ufficio di Afif, una piccola targa bianca reca il nome intero dell’uomo. Molte incisioni segnano il legno e basta un solo passo indietro per capire che compongono la figura di un maestoso elefante, che osserva il corridoio, muovendo appena la lunga proboscide. Alcune voci mi raggiungono dall’interno della stanza, troppo soffocate per essere capite, ma sono certa che nella stanza si trovino Kingsley e Afif, pronti per la partenza.
Alzo la mano per bussare con decisione sulla porta, ma a pochi centimetri dalla superficie la mia mano si blocca e un’immagine mi colpisce, come fulmine a ciel sereno compare davanti ai miei occhi.
Draco Malfoy.
La mia mente si è rifiutata di tornare sull’argomento durante il mio allenamento, limitandosi a sfiorare l’argomento fuggendo il prima possibile, ma ora mi sembra impossibile abbandonare il pensiero.
Non si può vivere senza amore.
Ma come posso amare se i miei sentimenti portano solo pericolo per tutti quelli che conosco? Perché la linea tra buono e cattivo deve essere tanto sottile, ma insormontabile? Perché proprio lui dovrebbe essere tra i “cattivi”?
Osservo la mia mano, serrata a pugno, le nocche sono ormai bianche e segnano con la loro tensione le piccole cicatrici create da un momento di rabbia, mentre le unghie premono nel palmo. Sembra quasi tremare, insicura come non la è mai stata.
Esistono “buoni” e “cattivi”?
Il tremore di diffonde lungo il polso e il braccio, diramando brividi per tutto il mio corpo.
Sto per tornare a Hogwarts.
Il posto più vicino all’idea di casa che io abbia, ma che ancora conosco così poco. Dove ho lasciato rancori dolorosi, ferite aperte ad ogni angolo e un cuore crepato, capace di sgretolarsi sotto la morsa del forte odio che lo opprime.
Allontanarsi fa stringere ancora di più quella morsa su di lui? Non amarlo lo condannerebbe per sempre? È la scelta giusta o è la scelta facile quella che tutti mi consigliano?
La mia mano si muove, avanzando e colpendo il legno, fuori dal mio controllo.
Dovrà cambiare ogni cosa.
Dovrò trovare l’equilibrio.
Non posso scegliere la via semplice.
Non posso andare contro me stessa.
-Avanti- dice sicura e gentile la voce di Afif, interrompendo il fluire dei miei pensieri e riscuotendomi. Spingo la porta, dopo aver fatto leva sulla maniglia, ed entro nell’ufficio, le cui grandi finestre danno sui giardini. -Buongiorno- mi saluta l’insegnate con un grande sorriso, imitato presto da Kingsley il cui saluto lascia trasparire il disagio delle ultime tappe. Da quando siamo arrivati qui, diversi giorni fa, non lo ho più visto. Non so se abbia scelto lui di evitarmi o se sia solo un caso, ma ora mi suona solo molto triste e stupido.
-Buongiorno- rispondo io sorridendo ad entrambi, complice il buon umore che mi contagia dopo un solo sguardo scambiato con l’altissimo insegnante di Uagadou, tanto ammirato nella scuola.
-Spero tu abbia riposato bene- azzarda Kingsley in tono piuttosto formale, tastando il terreno, incoraggiato dal mio saluto positivo.
-Meglio di molte altre volte- rispondo gentilmente. Certo, i miei incubi mi hanno tormentata, ma sono stati piuttosto blandi, vista la stanchezza a cui gli allenamenti mi portano. –Lei?-.
-Molto bene, grazie- mi fa un cenno col capo, prima che il nostro sguardo si sposti su Afif, visibilmente impegnato a trattenere una risata. Alzo un sopracciglio nella sua direzione, intercettando facilmente il suo sguardo divertito.
-È molto divertente visto da fuori- tenta di giustificare il suo comportamento poco professionale, dandomi un colpetto con il gomito mentre ridacchia. –Oh- guarda un orologio di legno intagliato e appeso alla parete, fingendosi sorpreso. –Meglio andiate o farete tardi-.
-Purtroppo è vero- interviene Kingsley, porgendo una mano ad Afif che la stringe velocemente. –Ringrazi ancora il Preside da parte mia per la vostra ospitalità e grazie anche a voi, per aver insegnato ciò sapeva a Mary Potter-.
-È stato un piacere per me- dice il Professore, lasciando la mano, prima di voltarsi verso di me, ormai padrone delle sue emozioni. Solleva leggermente la sua veste color avorio e si inginocchia davanti a me, risultando ora più basso di me di diverse spanne. –Davvero, sarai sempre la benvenuta a Uagadou, sono certo che le nostre vite si incroceranno ancora- mi sorride, fissando gli occhi neri come pece nei miei. –Se cercassi un aiuto non dubitare mai di noi, tu e Shadow potrete entrare nella nostra scuola senza nessun problema, sempre- mi sorride, stringendo le mani sulle mie spalle.
Istintivamente mi avvicino di più a lui e stringo le braccia intorno al suo collo, subito lo sento ricambiare il mio abbraccio.
–Mi scriverete, vero?- dico riferendomi anche alle tante persone che sono stata costretta a salutare per l’ultima volta ieri sera.
-Senza ombra di dubbio- mi stringe più forte, prima di sciogliere l’abbraccio e rialzarsi, dirigendosi poi vicino al grande camino dietro alla scrivania. Un grande paiolo pieno di polvere scura attende pigramente vicino ai ceppi spenti, facendo accendere una lampadina nella mia testa.
Metropolvere.

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora