Alla Tana - Parte prima

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Socchiudo gli occhi stanchi, appoggiata al morbido maglione di George con una delle sue braccia stretta intorno alle spalle. Ho mangiato talmente tanto durante il pranzo di Natale da non essere stata in grado di resistere alla stanchezza, addormentandomi tra le braccia di Fred e George sul divano nella piccola sala della Tana, dove il fuoco scoppietta vivace nel camino e la neve scende leggera oltre la finestra.
I primi giorni senza i gemelli sono stati noiosi, ma almeno ho potuto ascoltare ciò che Lupin aveva da dire sui miei genitori, fingendo di leggere mentre lui ad Harry ne parlavano. Mi sarebbe piaciuto parlarne direttamente, ma per qualche ragione non riesco a raggiungere con lui e con molti altri dell’Ordine lo stesso livello di confidenza che ha mio fratello. Cosa piuttosto curiosa visto che sono riuscita a farlo con Piton…
Mi dispiace per come è andata la mia ultima sera al Castello, ero talmente arrabbiata dopo la festa che non ho chiuso occhio e la mattina dopo l’ho evitato, anche quando dopo aver salutato la McGranitt lei mi ha detto che mi stava cercando. Solo quando sono arrivata alla Tana e sono riuscita a riposarmi ho capito di essermi sbagliata e mi sono pentita di non averlo salutato. Mi chiedo se qualcuno gli abbia fatto gli auguri quest’anno. Ma conosco già la risposta, perché è altamente improbabile che a qualcuno sia venuto in mente di farlo.
Per un istante ho rivisto nell’uomo una delle mie vecchie istitutrici, ma mi è bastato pensarci per rendermi conto che lui non mi avrebbe fatto del male. Era solo frustrato, deve aver litigato anche con Draco prima di discutere con me. Questo non lo scusa sicuramente per aver cercato di trattenermi, ma posso capire il suo nervosismo e immaginare che i suoi gesti siano dovuti a quello, anche se non mi sembra da lui. Ma cos’è da lui? Ultimamente è cambiato talmente tanto nei miei confronti che non sono più sicura di avere davanti la stessa persona. Con me si comporta in un modo e con molti altri studenti nel modo opposto.
Mi piacerebbe parlare con lui, ma non si è presentato alla Tana, nemmeno per i controlli che mi aveva detto sarebbe stato meglio non interrompere. Mi aspettavo di vederlo arrivare prima di Natale, qualche giorno dopo l’arrivo di Fred e George, ma nessuno sembra sapere nulla di lui.
Muovo gli occhi sul mio corpo intorpidito dal sonno, le gambe sono intrecciate a quelle dei gemelli che ancora sono immersi nel sonno, mentre io cerco di vincere la sensazione di stanchezza, sbattendo più volte le ciglia e stropicciando gli occhi con le mani. Faccio forza con le braccia sul divano per poter liberare le gambe, prima di spostare il braccio di George con delicatezza e poterlo scavalcare, scivolando sul pavimento freddo. Basta qualche passo per raggiungere il fuoco e potermi sedere davanti ad esso, colpita in pieno dal suo intenso calore.
Meditare è una delle poche cose che posso fare per consumare parte della mia energia, reagisce in modo differente dalla normale magia e non ne rimane il segno. Come i miei sogni e le mie magie involontarie non attiva la Traccia, facendola apparire come una cosa tranquilla e priva di rischi, ma lentamente mi sto rendendo conto che non è così.
Ciò che percepisco è sempre più nitido e più mi allontano più perdo il contatto con il corpo, non sento più nulla e spesso fatico a capire anche se vengo toccata. Sei il tocco non è deciso mi è quasi impossibile individuarlo e tornare dal mio vagabondaggio mentale, a cui mi è quasi impossibile resistere.
Incrocio le gambe sentendo il tepore prodotto dal fuoco scaldare la mia pelle, prima di chiudere gli occhi e rilassare i mio corpo. Negli ultimi giorni sono arrivata fino al grade cancello di Villa Malfoy, spinta dal desiderio di poter rivedere Draco dopo il saluto frettoloso che ci siamo scambiati prima di separarci per le vacanze e dalla frustrazione per non aver più trovato Voldemort. Mi sento irrimediabilmente lontana dal mago oscuro, come se avessi perso per sempre le sue tracce e il collegamento più significativo che ho con lui è proprio la grande casa della famiglia Malfoy.
I respiri tranquilli di Fred e George riempiono la mia testa sovrastando lo scoppiettio del fuoco davanti a me, ma a loro volta lasciano posto al rumore prodotto dai denti dello gnomo, coperto d’oro e posizionato sulla punta dell’albero, mentre vengono digrignati con rabbia. Chiacchere leggere vengono dalla cucina, ma anche queste svaniscono subito, mentre mi allontano dalla Tana, risalendo la collina coperta dalla neve fredda e leggera.
Posso quasi sentire i piedi mentre sprofondano in quello strato candido che copre ogni cosa, ma non lascio alcun segno fisico del mio passaggio.
La strada scorre intorno a me sempre più veloce, guidata dall’immagine del Serpeverde che mi aiuta a trovare la via senza problemi, fino a che non raggiungo l’alto cancello in ferro che interrompe la siepe fitta e rigogliosa. Tutto si fa meno chiaro, i contorni delle cose traballano e colori perdono la loro intensità.
Supero le sbarre di ferro, arrancando per il lungo viale, cercando di ignorare la sensazione opprimente che mi trasmette il paesaggio che mi circonda. Arrivo alla porta, riuscendo a distinguerne i contorni solo grazie al ricordo che ne ho da quando ci sono stata. Tutto appare più nitido ricollegato ai ricordi, ma i nuovi dettagli restano quasi indistinguibili.
Mi addentro nella casa buia, distinguendo a malapena le sagome in controluce di alcune persone che si muovono lente, probabilmente impegnate in una discussione che mi è impossibile ascoltare. Potrebbero essere Mangiamorte, ma sono certa che tra di loro non ci sia l’energia di Voldemort. Farebbe sicuramente scattare un ricordo che mi permettere di vederlo più chiaramente.
Sposto la mia attenzione lontana da quelle persone, percorrendo i corridoi per come li ricordo, raggiungendo in  fretta la stanza di Draco che trovo occupata da una figura. La sua postura e le movenze sono talmente familiari da permettermi di vedere finalmente il volto del giovane Draco Malfoy. Più resto ferma, più l’immagine prende forma e mi mostra i dettagli nella stanza.
Il viso sembra più riposato, ma la sua espressione appare infelice. Le sopracciglia sono aggrottate creando sul suo viso ombre scure, mentre le labbra tremano in un misto tra rabbia e paura. Il ragazzo è rigidamente seduto sul letto e si rigira tra le mani il bastone con l’impugnatura d’argento del padre, sul braccio è scoperto il Marchio Nero, come se liberarlo dalla stoffa desse sollievo a quel tatuaggio dai contorni arrossati.
Sento il cuore stringersi nel mio petto mentre cerco di avvicinarmi a lui, consapevole di non poter fare nulla per aiutarlo o anche solo confortarlo, lontana kilometri e kilometri da lui.
Potrebbe avvertire la mia presenza? O sono troppo debole per permettere che lui lo faccia?
Apro gli occhi di scatto, una morsa che mi stringe le braccia, una forte emicrania e una risata calda e divertita urlata nell’orecchio. Il mio primo istinto e quello di divincolarmi, ma subito mi rendo conto che è Fred a stringermi e ad avermi trascinata lontano dalla mia meditazione. –George- mi lamento, schiacciata sul pavimento dal peso di Fred che ancora ride di gusto. –Aiutami- dico sdraiata sul pavimento di schiena.
-Arrivo- dice lui con un ghigno, prima di buttarsi sul gemello. Io e Fred emettiamo un verso strozzato, trovandoci ancora più schiacciati di prima.
-Non respiro- cerco di scivolare via, con ben pochi risultati, scalciando, visto che le gambe sono l’unica cosa che ancora posso usare. Schiacciata come sono fatico a prendere aria fino a quando i due non si alzano, dandomi la possibilità di non dover rinunciare alla mia vita. –Siete impazziti?- domando affaticata, mettendomi a sedere, prima di prendere la testa tra le mani poco divertita dal loro scherzo.
-Eri così seria- si lamenta Fred.
-E anche molto inquietante- aggiunge George sorridendo.
-Vi ho detto di non svegliarmi così- protesto, massaggiando le tempie dietro alle quali un dolore acuto mi riempie la testa.
-Non fai altro che quello tutto il giorno- Fred assume una finta espressione da rimprovero, prima di guardarmi e fare un piccolo ghigno. –Dovresti ascoltare chi è più grande di te- continua alzandosi, riuscendo a strapparmi un sorrido.
-Il fatto che siate più grandi non significa necessariamente che abbiate ragione- mi alzo anche io in piedi, seguita da George, prima che nella stanza entri Eleonor Hale come una furia.
-Vostra madre litiga ancora con Flebo- dice in una specie di sussurro disperato, facendoci ridere di gusto. –Non ridete, Bill è uscito e io non so cosa fare-. La ragazza si è unita a noi per il pranzo di Natale ed è stata abbandonata da Fred in cucina con Fleur, Ginny e la Signora Weasley, ma immagino che la più piccola dei Weasley abbia disertato.
-Ti aiuto- dice Fred raggiungendola, ancora ridacchiante, prima di sparire con lei verso la cucina. Eleonor sembra avere molta più confidenza con la Signora Weasley di quanta ne abbia io e sicuramente le sta più simpatica della ragazza francese, ma non so come sia stata presentata alla padrona di casa o da quanto la frequenti. Non so se lei sappia della relazione che ha con Fred, visto che i loro contatti in sua presenza sono ridotti al minimo, ma forse è solo un modo per non creare imbarazzo.
-Mary?- quando George chiama il mio nome mi rendo conto di essere ancora imbambolata sul punto in cui i due sono spariti. Guardo il ragazzo e subito mi accorgo che la sua espressione è molto seria. –Ti posso parlare di una cosa?- domanda tranquillo, prima di indicarmi il divano. Annuisco e lo seguo, sedendomi vicina a lui. –Ehm…- sembra nervoso, osservando le lettere posate sul tavolino. –Scusa se non ti rispondiamo spesso per posta, ma il negozio è impegnativo e l’Ordine filtra tutte le lettere- alza le spalle, giocherellando con una delle buste. –Ci mettono il triplo del tempo per farle arrivare-.
-Sei così agitato per delle lettere?- domando inclinando la testa. –Non sono un problema, so che avete un sacco di lavoro- cerco di sorridere per incoraggiarlo. –Cosa vuoi dirmi?-.
-No, non sono le lettere- dice posando la busta sul tavolino per poi alzare gli occhi nocciola nei miei. –Mi sono ricordato una cosa un po' di tempo fa- alza le spalle. –Non vorrei che questa cosa creasse dei problemi-.
-Puoi dirmi tutto, George- continuo io seria, sospettando di cosa voglia parlare. –Ti sei ricordato qualcosa sulla scorsa estate- dico notando la sua incertezza. Il ragazzo strabuzza gli occhi e subito annuisce, abbassando lo sguardo.
-Non ricordo esattamente cosa ti ho detto, ma ricordo cosa ho fatto- i suoi occhi si perdono nelle fiamme che ancora ardono nel caminetto. –Non avrei dovuto baciarti- torna a guardarmi serio. –Soprattutto non così, ti ho praticamente costretta a quel bacio e mi dispiace veramente molto, potrai mai perdonarmi?-.
-Questo non è vero- dico velocemente d’impulso, mettendo una mano sul suo braccio, coperto dal morbido maglione fatto dalla Signora Weasley. –Non mi hai costretta a fare nulla- scuto la testa, parlando più tranquilla. –E non hai nulla da farti perdonare, hai seguito il tuo cuore e ti sei buttato con coraggio-.
-Con coraggio?- mi guarda scettico, prima di ridacchiare. –Sono riuscito a dirtelo solo da ubriaco-.
-Ora non sei più ubriaco e ne stai parlando- alzo le spalle, sorridendogli. –Provi ancora quello che provavi quest’estate?- domando poi, dopo qualche istante di silenzio, prima che lui scuota leggermente la chioma rossa.
-Non esattamente- mi fa un sorriso amaro. –Non mi è molto chiaro sinceramente. Sto veramente bene quando ci sei anche tu, però ultimamente sto pensando che forse sei più come una sorella, ma senza litigi- ridacchia, suscitando in me la stessa reazione. –E poi, rimanendo lontani per tanto...-.
-Hai conosciuto qualcuno?- chiedo sorridendo e lui subito annuisce.
-A dire il vero la conoscevo già- mi sorride a sua volta, prima di alzare le spalle un po' imbarazzato. –Angelina Johnson- sospira. –Passa spesso in negozio ed è decisamente più piacevole di quando ci urlava dietro al campo di Quidditch- scherza.
-Non me ne hai parlato nelle lettere- lo colpisco su un braccio fingendomi offesa, facendolo ridere, prima di appoggiare la testa sulla sua spalla. –Sono veramente contenta per te- dico gentilmente.
La sua mano si posa sulla mia e le sue labbra trovano la mia fronte baciandola dolcemente.

Ciao a tutti!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! E se eravamente più per la coppia Mary-George mi spiace deludervi, ma è finita qui XD Avete tutto il diritto di lamentarvi, ma spero continuiate a seguire la storia!
Alla prossima! :*

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora