Sotto la pioggia battente

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Sento il mio peso sbilanciarsi all’indietro e la gravità schiacciarmi verso il basso, mentre il cielo cambia aspetto, riempiendosi di grossi goccioloni che cadono sui tetti dei negozi e delle case che circondano le vie di Hogsmeade. La mia testa pulsa intensamente un istante prima che io atterri sul terreno fangoso, la mano ferita stretta al petto e il corpo rigido per l’impatto.
-Mary?- domanda la voce tranquilla di Kingsley quando si china verso di me, facendo dondolare l’orecchino dorato. –Scusa i miei modi, ma si trattava di un’emergenza, stai bene?- sento le sue mani portarsi una dietro al mio collo e l’altra sulla spalla, mentre cerca di aiutarmi a mettermi seduta. Lo assecondo, sforzando i miei addominali per tornare in posizione e controllare velocemente la via deserta del villaggio. Sono seduta a terra e la parte posteriore del mio corpo è sporca di fango, ad ogni mio piccolo movimento la sostanza viscida scivola verso una zona ancora pulita con suono disgustoso.
-Sto bene- dico in un sussurro, ancora frastornata dalla Materializzazione. –Sto bene- ripeto, più che altro a me stessa, rialzandomi lentamente in piedi. Nonostante io sia già fradicia la pioggia non smette di darmi tregua, forse vuole solo ripulirmi dal fango che ricopre anche i miei lunghi capelli, ma è più di intralcio che d’aiuto.
I lampioni scattano, illuminando il terreno scivoloso e i muri delle case, nell’istante in cui il cielo perde ogni traccia di luce, saltando i colori caldi del tramonto. Un lampo getta un contorno di luce biancastra su Kingsley, facendo brillare il suo orecchino, subito seguito da un forte frastuono.
-Vieni- l’uomo alza il cappuccio del mantello sulla mia testa, prima di avvolgere un braccio intorno alle mie spalle, anticipando un forte raffica di vento. –Dobbiamo raggiungere gli altri il prima possibile- dice sicuro, producendo con la bacchetta un ombrello invisibile. –La tua mano?- domanda poi, mentre iniziamo a spostarci, notando che la stringo.
-Tutto bene- dico io, arrancando sul terreno. -È solo una scottatura, avrei dovuto fare più attenzione- ammetto. –Anzi, dove scusarmi con te- mi correggo e sento le mie guance colorarsi. –Non avrei dovuto usare quel tipo di magia, avrei dovuto ascoltare ciò che mi hai detto-.
-No- scuote leggermente la testa. –Hai fatto bene, solo grazie a te abbiamo avuto l’opportunità di scappare- l’uomo mi rivolge uno sguardo preoccupato, ma non aggiunge altro e porta lo sguardo davanti a se, continuando a ripararmi dalla pioggia che ora, a causa del vento, cade diagonalmente.
Impieghiamo diversi minuti ad arrivare alla fine del viale principale, gettando occhiate furtive ad ogni vicolo e sostando in allerta ad ogni piccolo rumore sospetto. Le lunghe ombre create dai lampioni giocano brutti scherzi quando vengono mescolate alla tensione, ti portano a credere che figure tetre escano dalla notte.
Kingsley volge più volte il suo sguardo dietro di noi, carico di ansia che riesce bene a mascherare dietro alla sua espressione dura e concentrata. -Eccoli- dice improvvisamente l’uomo facendomi alzare la testa di scatto, intenta fino a un istante fa ad ignorare il mal di testa e liberare passo dopo passo i miei piedi dalla fanghiglia. Un gruppo di tre persone sosta sotto un lampione acceso, il viso di Ninfadora Tonks spicca tra i loro, anche sei suoi capelli sembrano essere ancora di un grigio fumo spento e consumato.
Senza pensarci due volte scatto in avanti, diretta verso la giovane donna che da subito intercetta il mio sguardo, indagandomi con gli occhi scuri. La sua bacchetta si alza fulminea verso di me, minacciosa come quella delle altre due persone accanto a lei. –Ferma- dice forte e chiaro la sua voce, convincendomi immediatamente a fermarmi, scivolando leggermente sul terreno.
Il tempo sembra fermarsi per una frazione di secondo e io mi ritrovo come pietrificata sotto la pioggia, che torna a scivolare sul mio viso e sul mio corpo. –Ci penso io- dice rassicurante Kingsley raggiungendomi, lo sguardo di Dora si sposta immediatamente su di lui, che lentamente si avvicina a lei, puntandole la bacchetta contro, come lei fa con noi. Quando è abbastanza vicino lo vedo scambiare alcune parole con loro e improvvisamente i visi di tutti sembrano rilassarsi.
-Cosa è successo?- domanda la voce sconosciuta di una donna dai capelli neri. –Il tuo patronus ci ha fatti preoccupare-.
-Mi dispiace- dice Dora, avvicinandosi a me, ancora seria, sovrastando la voce di Kingsley che risponde alla collega. -È la procedura- aggiunge, prima di stringermi. Resto imbambolata qualche secondo prima di ricambiare l’abbraccio come mi è possibile. Appoggiando il viso sulla sua giacca di pelle e respirando il suo profumo, mentre una delle mie mani rimane abbandonata lungo il fianco, uno strano pizzicore a circondarla. –Ora è meglio andare- aggiunge poi, sciogliendo l’abbraccio con i soliti occhi tristi.
Io non dico nulla, mi limito a guardarmi attorno mentre vengo scortata dagli Auror verso il cancello di ferro che segna il confine di Hogwarts. La tensione nell’aria è palpabile e ognuno dei miei accompagnatori ha estratto la bacchetta, sulla difensiva. Io sono reclusa alla posizione più interna della formazione che hanno assunto, spronata a muovermi velocemente verso la nostra destinazione.
Ci fermiamo a pochi metri dal cancello di ferro battuto, mentre in lontananza si vede una figura scendere lungo la via, all’interno dei territori di Hogwarts, mentre la pioggia batte con più forza su di noi. Ormai ogni parte del mio corpo è fradicia, nonostante il cappuccio calato sulla testa, ma a nessuno sembra importare del freddo o della pioggia, tutti preferiscono rimanere in guardia. Mentre la sagoma si avvicina al cancello, reggendo una lanterna i suoi contorni si delineano e subito riconosco il portamento della donna. La camminata composta e sicura di Minerva McGranitt è inconfondibile per me, come il suo sguardo che, severo e concentrato, sembra incrinato dalla preoccupazione. Non appena è abbastanza vicina i nostri occhi si incontrano carichi di aspettativa e vedo la donna affrettare il passo, prima che il suo braccio scatti e il cancello si spalanchi con un fortissimo cigolio.
Non do il tempo alle due estremità di ferro di raggiungere la loro posizione finale che con un balzo sorpasso gli Auror, gettandomi verso la strega con un’energia che non pensavo di conservare ancora. Lei aumenta ancora la velocità, venendomi incontro, fino a che i nostri corpi non si scontrano, le sue braccia si chiudono intorno a me e io quasi dimentico di non poter fare lo stesso. Un bruciore intenso mi ricorda prontamente che usare la mano destra non è la scelta migliore, quindi la lascio ricadere, stringendo con la sinistra a Minerva. –Mary…- è il sussurro che sfugge alle sue labbra. –Cosa è successo?- la sua voce la tradisce quando scioglie l’abbraccio e mette le mani sulle mie spalle, tremando leggermente. –Sei ferita?- si allontana leggermente da me, controllando il mio corpo, ricordandomi Molly Weasley per l’espressione che assume.
-Sto bene- scuoto la testa, senza poter trattenere un sorriso. –Solo una piccola scottatura- alzo la mano ferita. –Non è nulla- aggiungo, prima che il suo sguardo contrariato si perda nel rossore della mia pelle per poi spostarsi sul gruppo alle mie spalle.

Salve gente!
Scusate la mia incredibile lentezza nella narrazione, dovrei darmi una mossa? 
Probabilmente sì, ma prometto che il prossimo capitolo sarà decisamente più lungo di questo! E finalmente si vedrà qualche personaggio lasciato a Hogwarts, però voi mi conoscete bene e sono certa che avrete intuito che ancora non si parlerà di Draco ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate alla prossima!
Alla prossima!

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora