Sul filo del rasoio

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Sette.
È il numero che mi ha riferito Harry ormai due settimane fa, eppure non riesco a togliermelo dalla testa.
Uno è Voldemort stesso, uno il diario distrutto da Harry al suo secondo anno e uno l’anello che ha lasciato la maledizione sulla mano di Silente. Ne restano quattro che secondo le teorie del Preside possono essere il medaglione di Serpeverde, il serpente di Voldemort, la coppa di Tassorosso e il cimelio di un’altra Casa.
Non riesco a parlare con Albus Silente da un po', ogni volta che lo vedo non abbiamo il tempo di farlo, perché i combattimenti con Severus e Minerva sono troppo veloci e mi lasciano letteralmente sfinita. Il più delle volte lui non è nemmeno presente.
Forse, però, queste sono solo scuse.
È vero che rintracciarlo è sempre più difficile, ma le occasioni che ha avuto Harry le avevo anch’io. La differenza è che mi dispiace, ma poter rimandare ogni nostro incontro è molto comodo.
A volte quell’uomo mi dà l’impressione di poter capire tutto ciò che penso, fino al punto che a volte temo che con un solo sguardo capisca tutto.
Osservo l’acqua incresparsi sotto i miei piedi, riportando la sua superficie liscia e tranquilla fermando i miei movimenti. Dovrei concentrarmi di più quando cammino sulla superficie del Lago Nero, se non voglio rischiare di farmi un bagno.
Fermo i miei passi facendo un respiro profondo, l’acqua è ancora gelida, nonostante il sole primaverile risplenda ormai tutti i giorni su Hogwarts. Sembra in grado di scaldare tutto, ma non queste acque in cui sono caduta più di una volta, riportando alla mia memoria il viaggio a Durmstrang.
Se non sbaglio fu quel giorno che per la prima volta lessi qualcosa a proposito degli Horcrux, ma il libro che mi lasciò Viktor sulla riva del loro lago non era affatto chiaro. L’inglese in cui era scritto non era dei migliori e i contenuti erano molto semplici, ma ora come ora sono contenta di averlo letto, mi hanno dato una buona base per capire i discorsi di Silente e ciò che Harry mi ha riferito sul ricordo di Lumacorno.
Lentamente mi volto, scivolando sulla superficie umida attraverso la quale a malapena intravedo piccoli pesci sfrecciare da una parte e dall’altra, riportando lo sguardo verso la riva, dove ho abbandonato scarpe, felpa e la solita tracolla che ancora costudisce la mia bacchetta rotta. Una figura alta e scura riposa accostata alla roccia su cui ho lasciato le mie cose. Il ragazzo dai capelli chiarissimi mi sorride a metri e metri di distanza, la carnagione talmente pallida da sembrare malata a cui io non riesco a rispondere se non con una nota di preoccupazione.
-Draco- sussurro, un’istante prima che il gelo mi avvolga, facendomi sprofondare nelle acque scure in un battito di ciglia. Il mio corpo si irrigidisce a contatto con l’acqua, prima di rispondere alla mancanza d’aria con gesti repentini che riportano il mio viso oltre la superficie, dove posso tornare a respirare.
Riempio i polmoni d’aria con urgenza, maledicendomi per aver completamente perso la concentrazione alla vista del Serpeverde. Lo ritrovo velocemente sulla riva, più vicino di qualche passo all’acqua che mi scruta con attenzione, così alzo un braccio rabbrividendo, per dimostrargli che va tutto bene.
Muovo le braccia, portandole davanti a me in modo che le nocche si tocchino, prima di inspirare e spingerle esternamente espirando. Il semplice incantesimo riesce bene e con un semplice movimento ricevo una spinta tale da raggiungere la terra ferma, dove supero il ragazzo prima di riuscire a fermarmi. Non ho il tempo di voltarmi verso di lui che un turbine di aria calda mi colpisce, asciugando i miei vestiti e i lunghi capelli in pochi istanti.
-Cosa ci fai qui?- domando, riuscendo finalmente a guardarlo negli occhi quando l’incantesimo del ragazzo si esaurisce. Le iridi chiarissime sono circondate da filamenti rossi. Ha pianto?
-Passavo sul ponte e ti ho vista- dice sulla difensiva distogliendo lo sguardo, mentre torna ad appoggiarsi alla roccia. –Sapevo di trovarti qui, pensavo ti facesse piacere-.
-Non ho mai detto il contrario- alzo le spalle. -Mi alleno sempre qui dopo le lezioni- a passi lenti lo raggiungo e mi siedo accanto a lui. –Ma non eri mai venuto-.
-Avevo voglia di prendere un po' d’aria- il tono della sua voce è molto più tranquillo. –Di staccare un po'- continua. -Ti ho disturbata?- domanda, osservando l’acqua del lago, mentre lentamente torna tranquilla, dopo la mia uscita.
-No- lascio scivolare la testa sulla sua spalla. –Erano solo i soliti esercizi- dico, prima di cadere nel silenzio. L’unica cosa che riesco ad udire sono i nostri respiri e il fruscio prodotto degli alberi verdi e rigogliosi che gettano piccole ombre scure sul terreno scaldato dal sole. Lascio scivolare una mano nella sua, senza sapere cosa dire. Se gli chiedessi cosa è successo, da dove veniva o dove è diretto sicuramente non mi risponderebbe o ci porterebbe ad un altro litigio.
-Vieni da me questa sera?- domanda tranquillo, rompendo il silenzio.
-Non è sabato, ma va bene- sorrido, stringendomi a lui. –Potrei arrivare tardi, dopo ho allenamento con Piton-.
-Ancora?- domanda cingendomi con le braccia e avvicinando la testa alla mia, appoggiando le labbra sulla mia fronte.
-Non finiranno mai- mi lascio sfuggire una risatina. –Devo migliorare ancora tanto-.
-Non riesco a immaginarlo, sei già molto brava- dice scostandomi da me solo per un istante. Ma quel piccolo spostamento d’aria è sufficiente a farmi percepire di nuovo il suo fresco profumo. È sempre più difficile da percepire, ma quell’odore di menta non scompare mai veramente.
 
Il sole tramonta lentamente, tingendo di arancione la sottile pergamena su cui sto scrivendo. Ho cenato presto, in modo da avere abbastanza tempo per tornare in Biblioteca e terminare i miei compiti scritti prima della lezione con Piton.
Traccio con decisione le ultime parole del tema di Storia della Magia, decretandone la fine con un punto. Un rilettura veloce, in cerca di eventuali errori e subito riordino le mie cose, sotto lo sguardo di Madama Pince che si sposta tra gli scaffali in cerca dei ritardatari. È quasi l’ora del coprifuoco, ovvero, il momento giusto per uscire e andare da Severus.
Raccolgo la tracolla e con un cenno del capo saluto la donna, che spunta nuovamente da dietro uno scaffale. Lei nemmeno si accorge di me e va dritta verso un piccolo gruppo di Tassorosso del quinto anno, mentre io abbandono la stanza, spostandomi nel corridoio. Le lanterne illuminano già tutti i corridoi, sostituendosi lentamente al sole di maggio.
Accelero il passo, prima sarò da Piton e prima termineremo l’allenamento. Volto l’angolo e punto le scale che già si intravedono in fondo al secondo corridoio. Le ho quasi raggiunte quando un’ombra alta, scura e famigliare attraversa la mia strada risalendo la scalinata. –Professore?- chiamo subito Severus Piton che, non appena riesco a raggiungere le gradinate, trovo fermo ad aspettarmi. Sorrido all’uomo senza pensarci due volte e mi avvicino a lui. –Dove sta andando?- domando, mantenendo un tono abbastanza formale, nel caso qualcuno possa sentirci. –Io stavo andando al suo ufficio- indico verso i sotterranei. -È oggi la lezione, giusto?- domando sentendomi improvvisamente insicura, visto lo sguardo serio che l’uomo mi riserva.
-Corretto- risponde lui monocorde. –Dovremo rimandarla- continua.
-Oh…certo- dico confusa. –Va bene-.
L’uomo si avvicina a me velocemente, guardandosi intorno con attenzioni. –Va in Infermeria, Mary- dice secco, voltandosi e riprendendo a salire i gradini, senza lasciarmi il tempo di dire nulla.
Le mie gambe scattano veloci verso il secondo piano, cosa è successo? Sicuramente niente di buono se Piton ha rimandato la nostra lezione.
Harry si è fatto male?
O forse è successo qualcosa a Draco?
Aumento il passo, arrivando a correre nell’ultimo tratto del corridoio infondo al quale c’è l’Infermeria. Mi fermo solo una volta raggiunta la porta, per fare un profondo respiro ed entrare.
Un paio di voci mi raggiungono da uno dei letti, la tendina bianca è tirata, ma quella che risponde a Madama Chips è inconfondibile.
Draco.
 
-Har…tere…passus- alzo la testa di scatto, risvegliandomi improvvisamente. La mano di Draco stringe ancora le mie, mentre tranquillo riposa tra le lenzuola bianche dell’Infermeria. –Har…Passus…- è il ragazzo a parlare nel sonno. –Passus…-.
Passus?
Cosa significa?
Un forte stridio mi spaventa, facendomi saltare in piedi e rivelandomi la figura di Madama Chips che mi osserva irritata. –Potter!- dice infastidita, cercando di trattenere il volume della voce per non svegliare il paziente. –Cosa ci fai ancora qui?-.
La donna mi ha concesso di restare oltre l’orario di visite perché sembrava l’unico modo per tenere calmo Draco, ma da quando ha finito di medicarlo mi ha già suggerito altre due volte di rientrare nel mio Dormitorio.
-Io…ehm…- vorrei spiegarle che il mio ritardo è dovuto solo alla stanchezza, ma la sua espressione impazienze mi suggerisce che non sia il caso di innervosirla. –Me ne vado subito- dichiaro, sfilando le mani da quelle di Draco, per poi chinarmi e lasciare un bacio sulla sua fronte. Fuggo veloce in direzione della porta, senza voltarmi, pronta a dare sfogo alla mia rabbia, diretta alla Torre di Grifondoro.

Hey! Come vi è sembrato il capitolo?
Dovrei scusarmi per il ritardo, ma sono una causa persa XD

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora