Estate a tratti - Parte dodicesima

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-Mary- vengo scossa da George, inginocchiato sul materasso accanto a me. Dal primo instante in cui ho aperto gli occhi la luce dell'alba mi ha accecata, dandomi nota del forte martellio che mi attanaglia la testa. Se io bevendo così poco mi sento tanto infastidita, chissà cosa deve provare il ragazzo vicino a me.
-George- dico leggermente imbarazzata, mettendomi a sedere nonostante il fastidio alla testa. -Cosa succede?- domando, temendo di conoscere già la risposta. Cosa accadrà ora? Cambierà qualcosa tra di noi dopo quel bacio? Forse, non vorrà più essere mio amico, perchè probabilmente non gli basterebbe e la cosa risulterebbe strana.
-Nulla- alza le spalle, sorridendo. -Pià che altro- si passa una mano sul collo, arrossendo appena. -Questa notte cosa è successo?-.
-Cosa è successo?- ripeto sorpresa. -Intendi dire che non te lo ricordi?- vedo il suo sguardo incupirsi.
-Dimmi che non ho detto nulla di imbarazzante, non ricordo mai niente quando facciamo quel gioco- ride nervosamente. -L'ultima cosa che mi viene in mente è di quando io e Fred ti abbiamo vista origliare alla porta di Ron-.
Non se lo ricorda.
Dovrei dirglielo?
Probabilmente lo metterei solo a disagio.
-Nulla, tranquillo- mento, vedendolo sospirare di solievo. -Nulla di più imbarazzante del solito- rido. -Hai solo tentato di farmi cantare- lo faccio ridere.
-Menomale- si lascia ricadere sul letto e io lo imito.
-Cosa avresti potuto dire di tanto orribile?- faccio io, per non destare troppi sospetti, mentre mi stringo a lui. Forse è meglio che non soffra per una cosa del genere. Non voglio che sprechi il suo tempo a preoccuparsi per me, più di quanto già non facciano lui e suo fratello.
-Probabilmente mi sarei immischiato nel tuo litigio con Harry- dice con poca convinzione, sospirando.
-Mmh...cosa dovrei fare secondo te?-domando a bruciapelo.
-Non saprei- fa lui. -La hai combinata piuttosto grossa a tavola, non hai visto le loro facce quando sei uscita- sento la sua cassa toracica vibrare quando ride, sotto al mio orecchio.
-Sei veramente d'aiuto- sorrido anche se lui non può vederlo.
-Uno dei miei numerosi pregi- risponde pronto, facendomi ridere, sopra il leggero russare del gemello dall'altro lato del letto. -Ma seriamente, credo dovresti parlargli-.
-Dovrei scusarmi?- dico contro voglia.
-Non ho detto quello, ma non credo abbia senso che litighiate per una cosa che, a tuo dire, è giunta ad un termine- le sue parole mi fanno fare una smorfia, sentirle a voce alta, pronunciate da lui, le rende tremende.
-Lo so- dico in tono lamentoso. -Ma proprio non riesco a capire perchè si ostini a dire che non era importante...non è importante- sospiro. -Io tengo ancora a Draco- dico, sentendomi in imbarazzo quando mi rendo conto che le mie parole potrebbero ferirlo.
-Credo sia normale, anche Ron fa una cosa del genere con Ginny- mi rassicura, stringendomi. -Non dico che tu ti debba scusare, ma mettiti nei suoi panni, non vi conoscete molto bene e non è facile legare se continuate a litigare. Lui vorrebbe proteggerti, sei l'unico componente della sua famiglia ora-.
Forse è quello.
Forse Harry vuole darmi sui nervi.
-Va bene- dico, troppo stanca per ribattere. -Scusa se ti assillo con i mei problemi, mi dispiace- chiudo gli occhi.
-Non fa nulla-sento il suo corpo rilassarsi. -Siamo qui per te e ci saremo sempre- stringe la stretta sulle mie spalle. -Posso chiederti una cosa?- si irrigidisce appena.
-Tutto ciò che vuoi- dico io.
-Perchè tu e Draco vi siete lasciati?- il suo corpo si rilassa, come se avesse lasciato un macigno.
-Ho paura di non avere tempo per lui- mi stringo al ragazzo. -Lui ha bisogno di qualcuno che lo capisca, molto meglio di quanto possa farlo io- chiudo gli occhi rilassando i muscoli. George non dice una parola, ma bacia la mia testa, rilassandosi a sua volta contro il materasso.

Fred e George si sono dileguati nel primo pomeriggio, preoccupati e ansiosi. Non riesco a capire se si è trattata di un'urgenza, o se sono loro ad aver sviluppato un tale attaccamento a quel negozio da doverlo controllare ogni singolo giorno. Infondo è normale che vi siano tanto attaccati, hanno faticato tanto per riuscire ad aprirlo.
Così mi sono ritrovata sola, in mezzo a molti sguardi, a cena e ora nel letto, immobile, nel silenzio, ricordando quanto sia bello dormire soli con gli incubi che danno il meglio di loro.
Scosto le coperte con un gesto brusco e scendo dal letto, prima di uscire dalla stanza e scendere al piano terra, attenta a non fare rumore, per evitare di svegliare qualcuno. Nonostante non sia molto tardi le stanze sembrano essere buie e deserte e se non fosse per il leggero bagliore che proviene dal fuoco accesso in salotto, probabilmente, non riuscirei a vedere ad un palmo dal mio naso. Così scivolo in cucina, fino alla porta di entrata che da sul piccolo giardino, sbircio il prato mosso solo dal vento e stringo le dita sulla maniglia di ferro, spinta dal bisogno di respirare l'aria fredda e sentire l'erba tra le dita. Abbasso la maniglia e la tiro verso di me, senza ottenere nulla.
È chiuso.
Non sarebbe complicato usare la magia, ma non ho il permesso di farlo.
Devo resistere alla tentazione.
Mi volto e sospiro, appoggiandomi alla porta. Posso accontentarmi del divano, il fuoco nel camino mi rilasserà col suo scoppiettio, almeno non ci sarà quel silenzio assordante come al piano di sopra. Raggiungo la stanza col camino in un momento, restando sorpresa alla vista di Harry, Ron ed Hermione seduti sul divano, sembra siano stati interrotti nel mezzo di una conversazione importante. Leggo nei loro occhi il mio stesso stupore e subito sento le mi guance infiammarsi.
Restiamo tutti immobili per diversi secondi, come se il tempo si fosse fermato. Quando Hermione si schiarisce la voce mi riscuoto e cerco di allontanarmi, puntando le scale.
-Mary- mi chiama la voce di mio fratello e anche se non vorrei i miei piedi si bloccano. -Cosa hai sentito?- domanda con tono neutrale.
-Nulla- dico sorpresa voltandomi. -Sono arrivata ora, non vi avevo sentiti- il ragazzo si è alzato ed ora non è molto distante da me. -Volevo dormire sul divano- dico, senza nemmeno capirne la ragione.
Lui annuisce e cerca di parlare ancora, ma non sembra sicuro di ciò che vuole dire.
-Mi dispiace per ieri- lo anticipo. -Non volevo arrivare a quello-.
-Non dovevo insistere con quella storia- dice velocemente lui.
-No, forse no- sorrido forzatamente. -Tregua?-.
-Tregua- mi conferma lui, prima di puntare i suoi occhi nei mei. -Era una bugia?- so bene a cosa si riferisce. Scuoto la testa, vedendolo incupirsi. -Okay- cerca di non sembrare contrariato con scarsi risultati. -Vieni di là, credo sia meglio parlare di una cosa, volevo dirtelo da ieri, ma ci sono state delle complicazioni- continua.
-Certo- lo seguo in salotto titubante.

Salve! 
Ecco qui il capitolo! Spero vi sia piaciuto!
Il fatto che George non ricordi vi sembra una soluzione troppo semplice?
Fatemi sapere, alla prossima :*

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora