L'impazienza di Severus Piton

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-Sì- rispondo all’uomo, lasciandomi cadere sulla sedia davanti alla sua scrivania, talmente ordinata da sembrare inutilizzata da anni. Il sudore imperla la mia pelle e un brivido di piacere attraversa il mio corpo quando finalmente tutto il mio peso viene sostenuto dalla sedia in legno, liberando le gambe ormai tremanti. Pigramente frugo in una delle tasche della felpa, lasciata appoggiata allo schienale, estraendone un fazzoletto bianco che premo contro il mio naso sporco di sangue. -È solo qualche goccia- dico tranquilla, mentre l’uomo appoggia sulla scrivania un bicchiere piuttosto alto e dalla circonferenza stretta. –Ci siamo fermati appena in tempo- controllo il fazzoletto, notando che le macchie si sono rimpicciolite dopo pochi secondi.
Severus Piton sospira, accomodandosi al suo posto. –Se mi avessi ascoltato non sarebbe successo- la voce dell’uomo suona arresa.
-Oh, non essere sempre così negativo- metto via il fazzoletto quando mi rendo conto di non lasciare più alcuna traccia e mi sporgo verso il bicchiere, bevendo in un solo sorso tutto il suo fresco contenuto. -È andata bene, no?-.
Gli occhi scuri dell’Ex Pozionista mi osservano silenziosi per un lungo instante, prima che l’uomo si sporga di lato per prendere dal cassetto alla sua destra il quaderno su cui annota a ogni nostra lezione le sue considerazioni. –Non posso negare di aver visto un buon miglioramento- dice poi lanciandomi un’occhiata fugace, quando appoggio nuovamente il bicchiere sulla scrivania e sprofondo sulla seduta, appoggiando la testa sul legno duro che la stanchezza fa sembrare più che confortevole.
-È un complimento?- chiedo sorridendo. Nonostante Draco mi dica di non fidarmi dell’uomo il nostro rapporto migliora sempre di più e spesso e volentieri, soprattutto quando entrambi siamo stanchi alla fine di una lezione, ci capita di fare delle piccole battute. A volte ho quasi l’impressione di essere in compagnia di un amico, invece che dell’austero insegnante, capace di cambiare completamente quando rimaniamo da soli.
-Nonostante ciò- continua Severus, ignorando la mia provocazione. –Sprechi ancora troppa energia in gesti inutili, spesso ti muovi troppo e senza un vero scopo-.
-Su questo dissento apertamente- lo guardo dritto negli occhi. –Su quei gesti inutili si basano la maggior parte dei miei risultati, mi permettono di avere più controllo, sia sugli incantesimi che sulla loro intensità- alzo involontariamente le spalle. –E i movimenti senza scopo servono ad accumulare energia- dico velocemente, prima che possa rispondere.
-Dovresti però iniziare a non avere più bisogno di appoggiarti a certe…- le sue sopracciglia si inarcano e sulle sue labbra si apre un piccolo ghigno. –Tecniche di base per principianti- mi prende in giro.
-Ogni cosa ha bisogno di basi solide ed è importante tenerle bene a mente, se un albero dimenticasse di ancorarsi a terra con le sue radici cosa accadrebbe?- faccio quasi sbuffare l’uomo a cui sfugge solo un piccolo verso. Incrocio gambe e braccia per mettermi più comoda, ma non parlo più, per non disturbare l’uomo che ha iniziato a prendere le sue annotazioni.
Nell’ultimo periodo ho aggiunto un nuovo aggettivo alla mia immagine di Severus Piton.
Impaziente.
Lo è sempre stato, anche con Harry, durante le lezioni di Occlumanzia dello scorso anno. Vuole miglioramenti veloci e costanti e non sembra mai soddisfatto. A volte questo aspetto può spronarti a dare sempre di più, ma spesso, soprattutto in periodi così stressanti, rischia sempre di riportarci al conflitto. Fortunatamente ormai basta poco a entrambi per renderci conto di essere al limite e lasciamo calare il silenzio, prima di dire qualcosa di irreparabile.
Ci sono ancora tante cose che vorrei chiedere all’uomo, ma esiste un modo di farlo che non comporti uno scontro?
Vorrei sapere di più su Voldemort.
Sapere cosa succede quando si incontrano e di cosa parlano.
Cosa vuole da me e come pensa di ottenerlo.
Quanto lui sa di Draco e di cosa faccia quando sparisce.
Lui lo deve sapere.
I miei occhi corrono sull’uomo seduto alla scrivania, che concentrato prende appunti sul suo quaderno. La penna che si trascina sul foglio crea un rumore graffiato, ma lento e regolare che culla i miei pensieri. Chiudo gli occhi e lo sento ancora meglio, al punto da avere l’impressione di poter capire le parole che traccia sul foglio.
Sicuramente nessun segreto o niente che io non sappia già.
Più volte me lo ha lasciato leggere per aiutarmi a capire dove sbagliavo o darmi un’idea di ciò che accade quando sogno.
Lentamente il mio respiro si tranquillizza, seguendo il ritmo lento della penna che a intervalli regolari torna nella boccetta di inchiostro.
Riposo gli occhi solo un’istante.
 
Apro gli occhi di scatto, poche candele mi circondano illuminando a malapena la stanza.
Dove sono?
Mi muovo infastidita, rendendomi conto di non essere più sulla dura sedia di legno, ma su una poltrona abbastanza morbida, con una coperta nera a scaldarmi. Prendo il tessuto tra le mani mettendomi a sedere, mentre i miei occhi si abituano lentamente alla luce.
Mi sono addormenta.
Impreco, cercando di alzarmi in piedi, cercando con lo sguardo la fonte di una luce più forte di quella che mi circonda.
Che ore saranno?
Dovevo incontrare Harry e andare con lui da Lumacorno.
-Linguaggio Mary- la voce di Piton suona nell’oscurità, spaventandomi e facendomi girare di scatto verso la scrivania alle mie spalle. L’uomo è ancora seduto dove lo avevo lasciato, con una serie di pergamene disposte ordinatamente sulla superficie di legno, probabilmente un qualche saggio assegnato di compito.
-Mi dispiace- dico, ancora disorientata, con la voce impastata dal sonno e lo sguardo fisso sulla sedia di legno davanti a lui. Non ricordo di essermi spostata.
-E potresti non strusciare il mio mantello a terra- alza gli occhi su di me, inarcando un sopracciglio scuro alla luce giallastra delle candele. Il mio sguardo si sposta veloce sulla coperta che ancora tengo stretta e che immediatamente provvedo ad alzare, in modo che non tocchi più il pavimento.
-Severus- dico, spostandomi a nel buio, attenta a non inciampare. –Mi hai…-.
-Spostata?- domanda tranquillo, appoggiando la piuma nel calamaio, prima di protendere una mano verso di me. –Sì, stavi cadendo- mi fa segno di avvicinarmi.
-Perché non mi hai svegliata?- dico, gettando una veloce occhiata alla porta chiusa, prima di raggiungerlo oltre la scrivania.
-Eri troppo stanca, ti sei addormentata molto in fretta e hai iniziato a parlare nel sonno- prende il mantello dalle mie mani, per posarlo sul bracciolo della sua sedia. –Ho ritenuto più interessante lasciarti finire i tuoi sogni-.
-Non ho sognato nulla- dico tranquilla, alzando le spalle.
L’uomo sospira, prima di alzarsi in piedi e osservarmi serio. –Lo so, Potter- dice monocorde, spostandosi verso la porta che dà sull’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, aprendola. È strano vederlo muoversi senza il mantello scuro, ma in un certo senso familiare. –Non volevo disturbarti, volevo che riposassi- mi avvicino a lui. –Ti avrei lasciata lì se non ti fossi svegliata- dice tranquillo, voltandosi per prendere la mia borsa dal gancio attaccato al muro, per poi porgermela. –L’allenamento di questa sera è stato troppo duro, dovremmo fare più attenzione-.
Resto in silenzio per qualche secondo, incerta su cosa dire. –Grazie- abbozzo, prendendo la borsa e gettandola sulla mia spalla. Non ricordavo di averla appesa al gancio, ma so bene quanto all’uomo dia fastidio il mio disordine.
-Con dovremmo intendevo dovresti- mi guarda sempre serio.
-Lo so- sorrido senza quasi accorgermene. –Devo dirlo quando sono troppo stanca per continuare- dico per accontentarlo, vedendolo annuire. –Buonanotte, Signore- aggiungo, prima di uscire dalla porta e scendere le scale che mi riportano in aula. La stanza è molto più ordinata di come la avevamo lasciata alla fine dell’allenamento, quindi immagino che l’uomo sia passato anche di qui.
Raggiungo la porta lasciata aperta che dà sul corridoio e mi volto ad osservare la figura scura, in controluce, ancora in cima alle scale. Severus Piton mi fa un cenno in segno di saluto e io esco, mi chiedo per quanto tempo ogni volta resti lì ad aspettare. Io per sicurezza preferisco aspettare sempre di aver voltato l’angolo per iniziare a correre.
Pochi passi e una strana sensazione si impadronisce di me, facendomi sentire a disagio, proprio mentre inizio a correre per raggiungere il dormitorio di Grifondoro.
Sono estremamente in ritardo.
Accelero il passo e raggiungo le scale con le gambe leggermente tremanti, ancora provate dal duro allenamento, ma le ignoro. Arrivo davanti al quadro della Signora Grassa con il fiatone e appoggiandomi al muro dico la parola d’ordine, cercando di scandirla bene nonostante la fatica. –Verme…Solitario…-.
La Signora Grassa mi guarda, profondamente infastidita. –Ti rendi conto di che ore siano?- fa lei. –Non posso più tollerare questi ritardi-.
-Ho il permesso- dico infastidita, frugando nella borsa ed estraendo la pergamena arrotolata.
La donna nel quadro mi lancia uno sguardo truce. –Non mi interessa- dice aprendosi di colpo. –Dovrei lasciarvi tutti sulle scale- dice lamentosa mentre attraverso il passaggio a testa bassa, ma presto si richiude, rimanendo sola con le sue osservazioni.
-Harry- dico sorpresa, trovando il ragazzo al centro della Sala Comune, solo e con un grande sorriso stampato sul volto. –Per fortuna sei ancora qui-.
-Sono appena tornato?- dice tranquillo, mentre il sorriso svanisce dalle sue labbra.
-Tornato?-domando io. –E il ricordo?-.
-Già preso, già visto- dice, più tranquillo del solito. –Sono passato da Silente, te lo sei perso-.
-Mi dispiace- le braccia mi cadono stanche lungo i fianchi. –Io…mi sono addormentata, Piton non mi ha svegliata-.
 
Ecco il nuovo capitolo!
Scusate il ritardo, era già pronto da qualche giorno, ma ho avuto un paio di contrattempi! 
Spero comunque vi sia piaciuto! Fatemi sapere!

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora