Pensieri

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Socchiudo gli occhi alla stanza buia del dormitorio di Grifondoro, le coperte attorcigliate lungo gambe e busto, ad indicare quanto la notte sia stata agitata. -Grazie- sussurro al vuoto, senza quasi rendermene conto, fortunatamente il mio stato ha convinto Piton a darmi altra pozione per la notte, o forse lo ha fatto dopo avermi vista dormire.
Certo, non si può dire che sia un’esperienza piacevole assumere quella pozione, ma dopo la terza o quarta volta che i sogni si ripetono inizio a trovare la calma e tutto sommato mi risveglio riposata.
L’unica cosa che ha voluto riferirmi è che parlo molto quando dormo sulla schiena, ma le mie parole risultano quasi incomprensibili e ad un orecchio poco esperto potrebbe sembrare che io bisbigli in un’altra lingua. Mi sono sempre resa conto di parlare nel sonno, ma non in modo continuativo. Piton stesso mi ha confermato che non è una cosa che faccio da molto, l’ultima volta che mi aveva vista dormire non aveva notato nulla oltre a qualche sporadico mormorio.
Il Professore non ha aggiunto altro, si è limitato a mandarmi bruscamente via con un permesso per i corridoi, così da andare a conferire con il Preside. Fortunatamente lo ho fatto desistere dal chiamare Gazza per farmi accompagnare ai dormitori, anche se le sue parole sembravano una minaccia. Gli è comunque bastato poco per convincermi a non seguirlo, è bastato che nominasse il viaggio e la necessità di un suo consenso per farmi partire.
Faccio forza sulle braccia per potermi sedere sul materasso e liberarmi dalle calde coperte, prima di passare una mano sul viso. Le dita fredde aiutano la mia pelle a risvegliarsi, mentre gli occhi si abituano al buio e iniziano a distinguere le sagome delle mie compagne di stanza, che dormono tranquille nei loro letti.
È ancora presto, la luce non è abbastanza forte per penetrare le persiane e illuminare la stanza. Le mie dita scivolano sul collo e senza rendersene conto cercano e trovano il vecchio ciondolo in ferro, riportando la mia memoria a ciò che rappresenta.
La camera blindata a cui si associa è di un’antica famiglia di nome Lloyd, l’ultima persona che vi è acceduta prima di me è stata una donna.
Mi alzo, stirando i muscoli e avvicinandomi al baule su cui mi piego, in cerca di vestiti per la corsa.
Credevo che quella donna fosse mia madre, ma effettivamente è impossibile. Lily Evans era una Nata Babbana, quindi, non resta che la famiglia Potter.
Trovo ciò che cerco in pochi secondi, in fretta mi spoglio e indosso la tuta, prima di raccogliere i capelli col solito vecchio elastico consumato. Non capisco perché ancora mi ostino ad usarlo.
L’accesso alla camera blindata è consentito solo a coloro che hanno quel sangue nelle vene, quindi probabilmente anche Harry potrebbe accedervi. Per quanto tempo quella camera è rimasta chiusa prima del mio arrivo? Forse, non la hanno toccata, lasciandola per me, ma come potevano essere sicuri di ciò che avrei trovato?
Scrollo la testa e scivolo fuori dalla stanza, allontanando i pensieri, il più silenziosamente possibile, prima di saltellare giù per le scale che mi portano alla Sala Comune che attraverso respirando profondamente. Una volta superato il quadro a sorveglianza del dormitorio inizio a correre, scendendo velocemente i gradini fino alla grande porta di entrata, che trovo già aperta. Senza pensarci mi getto nell’aria fresca del primo mattino, tentando di liberare la mente dai mille pensieri e sforzandomi di tornare al significato delle parole che mi ha rivolto l’altra sera Silente.

Sento i muscoli rilassarsi e quasi sciogliersi, sotto il tocco gentile dell’acqua calda che scorre lentamente fino ai miei piedi. Resto immobile, le braccia appoggiate alla fredda parete coperta da piastrelle grigie, gli occhi persi a controllare il tragitto delle decine di gocce che scivolano sulla mia pelle, portando via polvere e sudore.
Il silenzio che mi circonda mi riporta ai vecchi Orfanotrofi e ai tempi in cui il silenzio era uno dei miei più cari amici, almeno fino a che non ho incontrato Fred e George. Preferisco decisamente il loro trambusto a questo silenzio, se loro fossero qui avrei qualcuno con cui parlare, qualcuno sempre dalla mia parte, pronto ad aiutarmi. Harry ha un sacco di problemi, ma ha almeno Ron ed Hermione sempre al suo fianco. Fred e George sono i miei Ron ed Hermione, quelli con cui voglio confidarmi.
Ma forse sarebbe la cosa sbagliata.
Non posso coinvolgerli in tutto questo e so bene che se anche volessi farlo, Silente me lo vieterebbe.
Parlare con loro di Voldemort o riferirgli i nomi di chi vedo in sogno li turberebbe.
Parlargli degli errori di questi ultimi giorni li rattristerebbe.
E parlare di Draco, farebbe del male a George.
-George...- il sussurro lascia flebile le mie labbra, perdendosi nel caldo vapore che si muove intorno a me.
Potrà mai tornare tutto come prima?
La mia mano raggiunge senza problemi la piccola e fredda manopola che controlla il fluire dell’acqua, girandola e arrestando così la piccola cascata bollente. Gocciolante raggiungo i vestiti, abbandonati su una delle vecchie panche dello spogliatoio di Quidditch. Non avevo mai pensato ad un posto come questo, ma quando sono capitata qui intorno durante la corsa mi è sembrata una soluzione ovvia.
Prima di indossare la maglietta e il resto della mia tenuta da allenamento, uso i vestiti per spannare uno dei piccoli specchi sopra i lavandini, così da poter osservare il mio riflesso, perfettamente a fuoco, sulla superficie piatta e liscia.
Sospiro osservando i capelli che, spettinati e gocciolanti, sono abbandonati sulla schiena e le spalle, coprendo parte del mio viso. Cerco di pettinarli con le dita all’indietro, senza ottenere grandi risultati. -Sembrano più rossi- sussurro al vuoto, con gli occhi fissi su quella ragazza intrappolata nello specchio.
La giovane Lily Evans dagli occhi castani mi osserva, l’aria preoccupata di chi sa che c’è qualcosa che non va.

Scendo di corsa le scale verso la Sala Grande, ancora intenta a calzare le scarpe, giù al campo di Quidditch mi sono trattenuta troppo, ma non posso permettermi di saltare la colazione.
Raggiungo la grande porta intarsiata, battendo con forza il piede a terra, per permettergli di entrare completamente nella scarpa. Il mio sguardo si alza sulla Sala incontrando quello di Draco, diretto con tutto il suo gruppo verso di me. -Buongiorno- li saluto, senza quasi rendermene conto sorrido.
Lo sguardo del biondo si deforma in una smorfia, prima che il suo gruppo mi superi, lanciandomi delle occhiatacce.
Qualcosa dentro di me si incrina leggermente, dandomi un’orribile sensazione che subito mi colpisce, come un pugno allo stomaco. Sospiro, mentre vedo l’orlo delle loro divise sparire oltre l’angolo.
Vorrei dire, fare, gridare qualcosa, ma resto immobile, inchiodata al pavimento.
La frequente presenza di Draco Malfoy mi manca.

Salve gente! Ecco il capitolo nuovo!
Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere!

Mary Lloyd e il Voto InfrangibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora