«Hart, come ti senti?»
Hart? Non c'è nessuno con quel nome.
Qualcuno mi sta scrollando.
«Ehi, sei con noi?»
«Sì.»
Sono nella sala delle riprese incastrato dentro la tuta da combattimento, le proiezioni 3D della scena iniziale dell'assalto al Pandæmonium sono svanite da poco, fino a qualche secondo prima mi stavo spostando concitato in un corridoio e adesso, ero lì.
«Come ti senti?» Chiede il direttor Melita.
«Un po' rintronato ma posso tranquillamente fare la verifica delle scene.»
Spacciandola per un stretta amichevole, l'omone mi aiuta a raggiungere la zona dov'è allestito il connettore LEX, mi siedo come ci si potrebbe sedere dal dentista sul macchinario al centro.
Un tecnico mi porge una bottiglia d'acqua e la bevo mentre i neuroconnettori aderiscono alle tempie.
Se venir suggestionato dalla camera di virtualizzazione AHARQ è come fare una faticosa scalata su di una parete rocciosa, a mani nudi, senza fune di sicurezza, allora le riproduzioni delle apparecchiature LEX sono soltanto una piacevole scarpinata in compagnia, in pianura.
Melita in piedi vicino a me: «dai un'occhiata se ci sono elementi incongruenti.»
Annuisco e mi lascio trasportare delle sequenze appena riprese, fino alla digressione al nero non noto nessuna intrusione ma: «le frasi iniziali, prima dell'apertura sul Pandæmonium, si sente l'incertezza e l'incomprensione, dev'essere così?»
L'omone orsacchiottone prende un tablet dalla scrivania li vicina e perde qualche secondo scorrendovi le dita sopra per poi rispondermi: «dalla LexAharq, dopo aver mandato i primi test delle riprese, ci hanno confermato di mantenere tutte le sensazioni il più genuine possibile, anche a discapito della linea narrativa guida.»
Il direttore volta il dispositivo e mi lascia vedere la comunicazione.
Sgrano gli occhi, la questione mi sorprende un attimo e vengo attirato da un punto in particolare: «questa parte sulla visuale?»
Melita ricontrolla e aggiunge: «le altre serie della LexAharq erano in prima persona per accrescere il coinvolgimento, qui hanno deciso di puntare molto di più sulla tua immedesimazione spezzando con una visuale dinamica e più distante...»
«Ma la parte delle incongruenze?» Lo interrompo ed evidenzio la sezione sul dodici pollici.
«Questa parte riguarda l'approvazione delle incongruenze: in alcuni momenti ti lasci assorbire dalla visuale e la riconosci come tale, separando lo spettatore dalla scena, è successo per errore ma alla produzione è piaciuto come risultato.»
Intravedo una sezione riguardante la sfocatura dei volti ma sarà per un'altra volta, devo andare a farmi dare una sistema da Cinzia.
Mi staccano dall'aumentatore di realtà e mentre mi dirigo nella stanza separata il direttore aggiunge: «non mi è piaciuto il tuo disorientamento finale, le prossime digressioni al nero le faremo più lunghe per permettere al tuo cervello di somatizzare lo stacco.»
A passi lunghi ma lenti mi dirigo verso la mia costumista incrociando diversi tecnici, con l'approvazione delle scene girate avrebbero cominciato ad allestire la prossima sequenza: l'inseguimento.
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Redshift - ZAIRISHA
Science Fiction"L'immagine sussultava cercando nella stanza e scorrendo sul viso di vari individui fermandosi su di uno in particolare: Sion. Un volto crudo all'interno di morbidi lineamenti. Gli occhi sottili erano piccole gemme, comete incandescenti precipitate...