L'IMMAGINE MANCANTE

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«Che cosa ti è successo Hart?»Linda mi osserva con un'espressione cupa. «Tra un po' arriverà anche Llewelyn.»

L'appartamento dell'attrice non è molto diverso dal mio: un open space che ingloba ingresso, salotto e cucina, semplicemente molto più ordinato. La cosa più estrusa è data da un tavolino in marmo all'ingresso.

«Prima, al telefono, hai detto che avevi capito cosa fosse successo a mia madre.»  Rinfresco la memoria all'attrice.

L'ultima volta che avevo discusso con lei, eravamo stati interrotti da una chiamata di mia madre. L'espressione che aveva assunto in quell'occasione mi aveva lasciato interdetto, nonostante non fossi stato in grado di rispondere.

«Hart,» Linda mi fissa con intensità, sul suo volto non c'è altro che pena, «non ti sei mai chiesto come mai non riuscivi a contattarla?»   

Di che cosa sta parlando? 

Linda mi prende il cellulare, andando nella lista delle chiamate effettuate, fermandosi sul numero di mia madre. Pigia su quella chiamata e attiva il viva voce.

«Il  numero selezionato è irraggiungibile o inesistente.»    

La frase meccanica si ripete ancora. Anche se la flessione di quel timbro non lo potrebbe permettere, quell'inesistente sembra più profondo.

«Non è possibile! Mi ha chiamato l'altro giorno. Deve averlo spento.»    

Alla mia risposta Linda passa alla lista chiamate ricevute. Scorre e scorre ancora, passa decine, centinaia di chiamate. Tra tutte quelle, il numero di mia madre non è presente.

«Ma come...»    

«Hart, di cos'hai parlato l'ultima volta con tua mamma? Te lo ricordi?»    

Ovviamente. «L'ultima cosa...» Mi prendo un momento per pensare, pochi secondi per ricordare. Il tempo passa, i secondi si aggregano in minuti, ma la memoria non vuole fare il suo lavoro. Qualcosa sembra riaffiorare e sfuggirmi allo stesso tempo. «Io... non riesco a ricordarmi, ma sono le solite cose, in fondo lei è una donna parecchio apprensiva.»

«Avevo già notato questa cosa.» Linda si era preparata una cartellina e continuando a parlare, mentre cerca dei fogli, mi dice: «Ho chiesto anche ad altri miei colleghi e mi hanno confermato tutto.»   

«Confermato cosa?» Chiedo.

La ragazza non mi risponde porgendomi invece le pagine di un articolo. In quei fogli si parla di una giovane donna, presa da un raptus di follia aveva tentato di uccidere il figlio. Nell'articolo si confutava come il ragazzo, per autodifesa durante la colluttazione, avesse ritorto il coltello contro la donna. «Tutto questo che cosa centra con me?»

«Perdonami Hart, ho contattato il tuo agente senza dirti niente, è stato lui a farmi avere questo articolo.»    

«Ma cosa stai dicendo? Tutto questo non centra con me.»    

«Prova a leggere il nome del ragazzo ad alta voce.»    

Guardo Linda un po' stranito, ma lei insiste supplicandomi. Con lo sguardo scorro tra le colonne di parole, ma non riesco a vedere dov'è scritto il nome del ragazzo. «Non riesco...»

L'attrice mi evidenzia con decisione un punto all'inizio dell'articolo. «Leggi qui.»

Fisso la sezione, mi sforzo più che posso ma sembra un'area codificata. Fino a quando la mia sinestesia esplode. Lettere terribili compaiono dentro di me, bruciando come fossero la fiamma di un drago infernale, segni arcani capaci di fondere la mia vera essenza. [R] [F] [T]. Non è possibile, le lettere contenute in quella missiva, il nome che Llewelyn Simon voleva farmi scoprire.

Redshift - ZAIRISHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora