EPISODIO 7.1

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L'immagine era fissa davanti alla porta d'ingresso dell'appartamento di Sion, un massiccio portone a tre sezioni. Entrando nella scena il Wardreig non poteva fare a meno di sentirsi come un cane che ritornava ubbidiente nella propria cuccia. Il padrone indicava e il mastino infernale eseguiva, scodinzolando magari.

Più di tutte le altre, la sezione Cagnazzo del Pandæmonium che ospitava le abitazione degli Hellhound, gli unici membri del Malekhai obbligati a rientrare in sede ogni giorno, era quella che gli piaceva di meno. Se avesse potuto l'avrebbe lasciata e forse smesso di essere un Hellhound, come il resto degli Itx, ma ci sarebbe mai potuta essere la possibilità che il suo collare venisse sciolto? Che qualcuno esaudisse quel desiderio?

Sion fece alcuni passi avanti ritrovandosi al centro della sala del bilocale, in quel gesto le linee del caos cominciarono a fuoriuscire e la sua dæva si materializzò. Come arrivando da una stanza accanto, Zack si ritrovò lì al suo fianco con indosso la sua biosuit preferita.

«Com'è andata al locale?» Chiese la ragazza.

Nel risponderle il Wardreig cominciò a spogliarsi, liberandosi della sua tenuta da civile. «La serata è andata bene, di per sé. Devis decisamente no.»

La Zairisha stava per aprire bocca, probabilmente per sputare altri appellativi poco lusinghieri nei confronti del Kirqgrim, o qualcosa di simile. Meno male, questa volta, ebbe la decenza di tenere quel pensiero per lei, se non poteva evitare di pensarli per lo meno, in presenza di Sion, aveva evitato di vocalizzarli.

Avvicinatasi al suo eugo'hades la ragazza lo aiutò con la tuta. Sion aveva aperto il davanti facendo scorrere le dita dalla gola scendendo lungo il centro dei pettorali così che, in quel punto, cominciasse a separarsi.

Zack aveva fatto la stessa cosa dietro. Alzandosi sulle punte dei piedi poté scorrere le mani più facilmente, partendo dalle spalle dirigendosi verso i fianchi, sfilando la biosuit nel percorso.

Il codino pieno di neuroconnettori di Sion intralciava la ragazza che lo spostò oltre la spalla per continuare a passare le mani lungo i muscoli della schiena che rispondevano contraendosi leggermente. La sensazione di quel contatto era strana: il calore ardente di una stella avvolta dal tepore di un corpo di carne, il paradosso dell'incandescenza tra cosmico e umano.

Con una semplice manovra dei piedi la tuta fu sfilata completamente. Sion si girò, nudo, verso la sua dæva. Le sue dimensioni erano a proporzioni umane ma pur sempre diverse spanne sopra la ragazza. Si chinò a pochi centimetri dal viso di lei, fissandola con intensità e non riuscendo a separare quella punta ferale che riluceva sempre nel profondo dei suoi occhi.

Rimasero così per un tempo dilatatissimo, fino a quando Zack posò una mano sul petto di lui, sul suo cuore, come se quella fosse stata l'attesa per una sua reazione, per un gesto della ragazza. Le dita si mossero sinuose salendo verso la clavicola sinistra, avvicinandosi al punto nel quale la mutazione dell'hades procedeva con lentezza cercando di raggiungere il centro del petto, la saldatura tra spalla sinistra e collo: il punto in cui ogni briciola di umanità mutava in quella di un vero e proprio eugo'hades. L'arto sinistro avrebbe reclamato sempre di più. Lentamente. Inesorabilmente. Un orologio che con sordi ticchettii scandiva l'inesorabile tragedia.

Riducendo i centimetri di distanza, le labbra di Zack cercarono quelle di Sion, ma quest'ultimo cominciò a parlare fermandola nel suo procedere. «Potrei rimanere per sempre a guardati così, perso nei tuoi occhi, lo sai?»

«Per te magari è più semplice, ma così è difficile rimanere concentrata.» La dæva lo disse indicando con l'indice verso il basso.

Sion sorrise e di slancio la baciò sulla fronte, un gesto delicato, qualcosa di così simile a una carezza, ma incredibilmente più intimo.

Anziché prendere quel gesto e proseguire con altre forme, Zack reagì come una bambina che si aspettava di esser rimproverata per aver rotto qualcosa, e che invece aveva ricevuto una carezza amorevole, un gesto a significate che tutto andasse comunque bene. Quello spiazzava sempre la dæva, anche se possedeva il vantaggio di poter codificare i pensieri più intimi di Sion, quest'ultimo riusciva comunque a comprendere quei suoi gesti estremi, quel richiamo di attenzione, o per lo meno quello era il nome che il Wardreig dava alle sue reazioni.

Redshift - ZAIRISHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora