FINALE DI STAGIONE 10.1

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La sensazione di essersi colpito in faccia, da solo, col proprio hades, era quello che stava provando in quell'istante Sion. Aveva affrontato una moltitudine di avversari nel corso degli anni, eugo'hades e non che avevano cercato di sconfiggerlo, ma nessuno di questi era mai riuscito a colpirlo seriamente. Protetto dalla prima metà del suo titolo: il più forte, si era dimostrato tale; solo la seconda metà di quello stesso titolo non lo faceva ritornare mai a casa illeso, in un modo o nell'altro lui stesso era la causa prima delle proprie ferite. Il suo attrattore, quasi perfetto, non riusciva a salvaguardarlo da se stesso: l'unico limite alla sua sfera di contingenze protettiva. Nel suo schema caotico, in quel momento, si stava sviluppando proprio quel caso limite al quale non poteva opporsi, la ragazza gigantesca non era altro che un'estensione di Sion stesso.

E in più la gigantessa picchiava forte, molto, troppo per essere a mani nude. Lo eugo'hades era stato scaraventato a una decina di metri di distanza, neanche fosse stato un camion a prenderlo in pieno. A interrompere la traiettoria, nel modo più spigoloso possibile, si era ritrovata una scaffalatura piena di contenitori nero lucidi. I transistor e le parti di ricambio dei server Malekhai, che venivano stoccate nell'hangar, avevano interrotto il suo tentativo di spiccare il volo.

Scrollando la testa per riordinare i sensi, Sion si tirò su. La gigantessa era rimasta ferma nel punto dell'impatto, nella stessa posizione da bambola meccanica in standby, come se reagisse soltanto entro una determinata area.

Il Wardreig volle vedere quanto di quello potesse essere corretto. Appena fu in piedi guizzò verso l'uscita secondaria, se così fosse stato, se la gigantessa non avesse reagito, sarebbe riuscito a raggiungere rapidamente il Cancelliere. Di tempo non ne aveva proprio da perdere.

Purtroppo, dopo che Sion ebbe fatto una decina di passi, la ragazzona gli si proiettò addosso, con un movimento così tanto assurdo da sembrare ridicolo, la donna non si dette uno slancio, non fletté le ginocchia per poter compiere il salto, semplicemente, come fosse una bambolona di plastica presa dalla mano invisibile di un bambino, si ritrovò in volo verso il Wardreig.

Sion le stava dando le spalle mentre correva, ma con la coda dell'occhio non gli era sfuggito niente, la schiena all'avversario era il fondamento del suo stile di combattimento. Quando l'assalitrice fu abbastanza vicina il Wardreig impugnò la sua Calabdog, di slancio si dette una spinta roteando con la propria lama, con un movimento simile a quello di un turbine.

La ragazza dallo sguardo insensibile, lo tenne anche mentre la spada le dilaniava una coscia.

Sion completò l'avvitamento ma, mentre riguadagnava equilibrio, si accorse che la sua mano destra stava tremando, non riuscendo a mantenere la presa sul manico della spada, che cadde a terra.

L'inquadratura accentrò la sua avversaria, nel punto in cui avrebbe dovuto aprirle in due la gamba, non vi era assolutamente niente, neanche un graffio.

Con la spada, senza Zack, non sarebbe riuscito a scalfirla. Quella gigantessa era anche dannatamente resistente.

La ragazza dai capelli rosa incalzò, per quanto la serie di calci e pugni fosse sfrena, non permettendo a Sion di reagire, nessuna di quelle manovre sembrava intaccare il suo baricentro: l'asse della schiena rimaneva sempre perfettamente perpendicolare al terreno. Il tutto snaturalizzava la postura della combattente, le conferiva una rigidità che però non traspariva nei colpi, così sinuosi e potenti.

Avendo intravisto uno spiraglio, Sion contrattaccò col suo hades, di una cosa era sicuro: al mondo non poteva esserci nulla resistente quanto il rivestimento del suo braccio sinistro, a parte un altro hades ovviamente. Il pugno sinistro del Wardreig si scontrò con quello destro della ragazza che, con solo una manciata di centimetri in più di altezza, riusciva a torreggiare su di lui.

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