IMPICCATO

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«Come le ho già detto non posso prendere quelle dannate pastiglie, inibiscono troppo i neuro-registratori, non posso fare le riprese.»

Il dottore è li davanti a me, la sua bocca è chiusa in una forma seria e ben o male sta sotto al naso, dove dovrebbe essere, anziché tutta in giro.

«Va bene, potrei darle il...»

«No.» Alzo la voce, il palmo della mia mano sinistra passa sulla mia fronte umida. «Niente medicine, non posso avere problemi durante le proiezioni, devo essere nel pieno delle mie facoltà per potermi immedesimare.»

La bocca del medico è sottile, troppo, non ci sarebbe potuto passare niente, come avrei fatto a scorrere la carta di credito per pagare?

«Non ho contanti.»

«Come?» Le sue fini sopracciglia si inarcano leggermente puntando in direzione del naso. «Il costo viene addebitato alla produzione.»

Ma sul serio? Aspetta che cos'è quella cosa che ti spunta dalla camicia, è un etichetta? No, è un biglietto, vediamo un po' Dio ti ha lasciato scritto: ti devo del senso dell'umorismo, a buon rendere.

«Ok, di recente le cose sono andate migliorando, non ho più attacchi di disorientamento o di labirintite ma c'è qualcosa che non va, alla fine delle varie riprese i miei sensi si ritrovano continuamente in disordine.»

La mia sfera sensoriale è ancora in subbuglio mentre mi chino a raccoglie ciò che rimane del girasole.

«Per i sinestetici la percezione procede su due livelli: l'evento induttore al quale consegue l'evento concorrente.» Olivier era andato, con precisione chirurgica, a prendere scopa e paletta che stavano in un armadietto nel bagno, come faceva a saperlo?

Passandomi gli attrezzi, sia mai che ci sporchiamo le mani, aggiunse: «la relazione tra induttore e conduttore è sistematica: ad ogni inducer corrisponde un preciso concurrent.» Una pausa asettica. «Da quello che mi ha detto però, con lei non funziona così, la sua percezione sensoriale si mischia sempre in funzione delle riprese e gli effetti che ne conseguono tendono ad essere diversi di volta in volta. Sa che la concentrazione influenza direttamente le reazioni sinestetiche?»

Ma senta un po', se io faccio l'attore e lei il neurologo mi aspetto che queste cose siano di sua competenza.

«No, sono una capretta ignorante.» Rispondo finendo di pulire per terra.

Dentro un'anta nel mobile sotto lo specchio prendo una tazza, un affare in ceramica che non avevo mai avuto occasione di usare, ci butto dentro la terra con meno cocci possibili e adagio il piccolo girasole visibilmente provato, effettivamente non se la stava cavando bene neanche prima della caduta libera.

Il medico mi aveva seguito con lo sguardo, credo si aspettasse altro da me così proseguo con: «praticamente mi sta dicendo che più mi concentro per immedesimarmi in Sion, più accetto le proiezioni 3D, maggiori saranno i miei attacchi sinestetici?»

Olivier si gratta la base del mento. «Si, ma è pur vero che esistono anche metodi di concentrazione che non dovrebbero andare in contrasto con le riprese, io uso la meditazione cromatica per gestire la mia sinestesia.»

Come cosa quando dove perché? «Lei soffre di sinestesia? Perché non me l'ha detto prima?»

Il dottore mi guarda stranito. «Sono sicuro di averglielo detto la prima volta che ci siamo incontrati.»

Ma no, non può essermi sfuggita una cosa così importante, me la ricordo la visita dopo le riprese della spiaggia, dopo quel mio primo blackout.

«Va bene. In cosa consiste la meditazione cromatica?»

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