EPISODIO 5.1

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Nella serata del dieci Marzo Sion si trovava ormai da ventiquattr'ore direttamente collegato a una postazione del connettore Tri-Manyu.

Nella sua orizzontalità non poteva evitare di fissare il cielo che illuminava l'area della postazione, divagando con la mente sugli eventi recenti.

Quando Nihro aveva chiesto delucidazioni la notte precedente, Sion aveva parlato della rivelazione nell'incontrare un ragazzino come Crais, decisamente dotato del potenziale di essere un eugo'hades, uno naturale.

Aveva esposto la sua decisione di non consegnarlo subito alle cure dei Malekhai e della sua discussione con Aaron, che si era opposto strenuamente all'ordine del suo mentore.

La mente di Sion, come un video di cui si era dato l'input di rewind, ritornò a quella notte, il momento in cui il suo pupillo ottenne il suo nuovo titolo.

La mente di Sion, come un video di cui si era dato l'input di rewind, ritornò a quella notte, il momento in cui il suo pupillo ottenne il suo nuovo titolo

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Aaron voleva contrastare con tutto il suo essere il volere del Wardreig, era pronto ad accettare quello scontro impari. Il guardiano della foresta contro la più temibile delle belve. Quando il vuoto lo inghiottì, le sue mani erano intorno al proprio collo come se cercasse di districare un cappio o di sciogliere la presa di un assalitore invisibile.

Anche Sion non sembrava meno sofferente, una spira gelida incombeva mentre l'immobilità si adagiava: coltre inesorabile dell'immutabile.

Lo sguardo delle Gemelle puntava in direzione di Crais, il ragazzino stava cercando di frenare con le mani le proprie lacrime: ricettacolo di un sentimento che non riusciva a contenere, la paura forse? Per quella scena di violenza imminente oppure l'impotenza? Non sapendo come muoversi per arrestare due eugo'hades.

Così, nella sua infantile percezione, Crais stava piangendo lacrime cariche di nulla e quella vacuità soffocava i due eugo'hades, cercava di smorzare le fiamme dello scontro. E di fatto ci riuscì.

Aaron non poteva smettere il suo movimento, quel dimenarsi irregolare, per questo fu Sion a sbloccare la situazione: arrancando fino al ragazzino e rassicurandolo con una mano posata tra i sottili capelli e le cuffie, riuscendo così ad arrestare le lacrime, a rompere la cappa imperturbabile.

Tutta la tensione dello scontro si infranse col gesto del Wardreig, «state bene?» Rivolto verso le due ragazze indiane.

Le sorelle annuirono dall'angolino in cui stavano. «Stiamo bene.» Disse la prima. «L'effetto di Crais non è arrivato fino qui.» Concluse la seconda.

Sion non ebbe neanche il tempo di assumere un'espressione di sollievo, dirigendosi verso quello che fino a un momento prima era stato il suo avversario. La sua figura torreggiava sopra Aaron. «Hai visto quello che è riuscito a fare a degli eugo'hades come noi?»

Il giovane era accasciato per terra, la sua mano stava massaggiando il collo, come per accertarsi che fosse tutto a posto. «Fratello Wardreig, è proprio per questo che dobbiamo consegnarlo, è troppo pericoloso.»

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