Com'è stato possibile che la serata fosse finita così?
Mentre procedo a fare il giro dell'isolato, la strada più lunga per raggiungere il mio appartamento, non riesco a far a meno di pensare che devono essermi sfuggite delle parti a quanto pare di rilevanza estrema.
Fino a qualche minuto prima stavo stringendo tra le mie braccia Manu, labbra contro labbra, cercando di capire come incastrare meglio le nostre bocche, come fossero delle parti non contigue di due tessere del puzzle, peccato che completando l'immagine non fosse saltato fuori un due di picche.
Manu era stata avida quanto me in quello scambio di fluidi, senza rendermene conto doveva aver preso una mentina a fine pasto e la sua bocca era un cavità ricca di menta da esplorare. Dall'altra parte sono convinto che la mia avesse avuto un retrogusto di cipolla, cosa che decisamente non l'ha fatta desistere.
Fino lì tutto bene ma cos'aveva detto dopo avermi fatto in là con le mani? Che sarebbe potuto essere un errore e che sarebbe stato meglio non scombussolare le riprese, quelle dannate riprese che hanno cominciato a scuotere tutta la mia vita.
Non mi sorprende che Ian Simon, il mio predecessore, se ne sia venuto fuori. Per tutto il periodo delle riprese, a quanto pare, non può esistere nient'altro, l'unico peso che grava è quel mondo, quella realtà, la città glaciale e la sua trama: un intrico di fili rossi così fitto da non lasciar filtrare neanche un raggio di luce.
Decisamente ci sono dei punti in comune tra le donne con cui dovevo fare le riprese: entrambe inciampavano davanti a me per dileguarsi subito dopo, ironica la simmetria.
Cos'è questa costante disarmonica che risuona in testa? Delle interferenze, dev'esserci assolutamente del rumore a inquinare la dolce melodia, quel ritmo: il trasporto con cui vorrei far ballare tutta la mia vita.
Cerco di tirar fuori il meglio da quella serata: almeno dopo quell'ispezione orale posso evitare di lavarmi i denti stasera.
Non ho molta voglia di tornarmene a casa, o almeno, non subito. Mi fermo. Appoggio una mano alla parete. Vorrei sbatterci contro la testa, forse per schiarirmi la idee, forse per calmare i miei bollenti spiriti, evocati dal contatto con la mia collega.
Proseguo fino allo svincolo e...
Suona la sveglia. Con un gesto meccanico la prendo e la lancio con forza contro la parete. Si ferma. Adoro la sveglia a forma di palla da baseball, se anche tutte quelle che ho avuto prima fossero state fatte per essere fermate così mi sarei evitato di sfasciarne un centinaio circa nel corso della mia vita.
Tutta la mia roba è proiettata in ogni angolo della stanza, i pantaloni là sul comò, i calzini per terra vicino al letto, cosa sono quelle? Le mie mutande sono sopra la cornice dello specchio? Fa niente, in realtà il caos è solo una percezione limitata dell'uomo, il cosmo, il mio cosmo è sempre in ordine. Quasi.
Mentre mi dirigo barcollante verso il bagno sento di essermi dimenticato qualcosa ma, se non lo ricordo, si vede che non era così importante.
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Redshift - ZAIRISHA
Ciencia Ficción"L'immagine sussultava cercando nella stanza e scorrendo sul viso di vari individui fermandosi su di uno in particolare: Sion. Un volto crudo all'interno di morbidi lineamenti. Gli occhi sottili erano piccole gemme, comete incandescenti precipitate...