LUCE

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Il fuoco brucia e lo scontro incalza, appena arrivato mi sento in forma ma c'è qualcosa che non va, quella creatura, quell'essere sembra essersi infilato tra le carni di Sion come un cuneo.

«Sbam.» Una martellata come quella necessaria per far insinuare il separatore dentro un pezzo di legno.

«Sbam.» Un altro colpo ancora.

Mi muovo e mi agito ma il ritmo continua a scemare, il mio fuoco appassisce. Le azioni sono sempre più limitate, si riducono fino a quando: «Sbam.»

L'ultimo colpo, quello decisivo. Provo a portarmi le mani in gola, tremano come se la forza per sorreggerli venisse meno, con molta fatica riesco ad arrivare in quel punto ma il cuneo ha fatto il suo lavoro, le due parti si staccano, il corpo di Sion si affloscia come soltanto un sacco di carne morta possa fare, la sua testa... la mia testa rotola. Grido.




«Aah!» Sto gridando. «La mia testa! La mia testa!» Sto urlando.

Non riesco a capire se sono in piedi o sdraiato, il mio corpo si dimena in maniera compulsiva mentre mi tengo il collo, perché lì c'è una voragine, mi serve aiuto, la mia gola è squarciata.

«Hart.» Una voce grassa mi chiama. «Hart, va tutto bene, la tua gola non è tagliata, sono soltanto le riprese.»

Qualcosa è sopra il mio corpo, qualcuno prende i miei polsi e li allontana, no, aiuto, morirò.

Uno schiaffo, un altro schiaffo ancora e finalmente riesco a mettere a fuoco la realtà che mi circonda. Riconosco dalle cuffie il piccolo Arthur Hopkins che sta aiutando Liam Duris, con quei capelli a punta è inconfondibile, a tenermi immobile, perchè lo state facendo? Aiutatemi, la mia gola.

«Hart, ascoltami.» Il tondo volto del direttore tecnico è su di me. «Non ti è successo niente fisicamente, la tua carotide è a posto.» Il suo vocione cerca di tranquillizarmi.

Inspiro. Espiro.

Aggrappandomi ad un briciolo di raziocinio mi rendo conto che non c'è sangue da nessuna parte, finalmente il mio corpo smette di muoversi in maniera innaturale.

«Levatevi.» Sento gridare. «Fatelo respirare.»

Spintonando tutti quanti una figura femminile riesce a far allontanare il gruppetto del cast e dei tecnici.

Vedendomi Linda non si trattiene e mi frana addosso, alla faccia di quello che aveva bisogno di respirare, le sue lacrime scorrono e il suo viso ha confuso il mio sterno con della creta perché cerca di levigarlo affondandoci dentro.

«Linda.» Dico col pochissimo fiato che ho nei polmoni. L'attrice continua a piangere.

«Linda.» Ripeto ancora più flebile. La sua testa si alza, sbatte gli occhi come dei tergicristalli riuscendo a portar via un po' del liquido salato, ho finalmente la sua attenzione.

«Linda, sei pesante.» E giustamente lei mi stringe ancora più forte rimettendosi a piangere.

» E giustamente lei mi stringe ancora più forte rimettendosi a piangere

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