LETTERA SCARLATTA

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«Una lettera?»

«Sì, qualcuno te l'ha lasciata fuori dal camerino.»

Linda è lì, davanti a me, in tutto il suo splendore mentre prende un caffè dalla macchinetta. Chinandosi un pochino per prendere il bicchiere di plastica non posso evitare di soffermarmi sul suo fondo schiena strizzato dentro gli shorts. Io sono il primo a elogiare le notevoli capacità interpretative della qui presente Linda Fassina, non avrebbe mai potuto superare la selezione altrimenti, ma diciamo le cose come stanno: quel sedere, quelle rotondità sono poesia, sono dolci curve che ti accompagnano verso desideri decisamente meno morbidi. Senza obiezioni.

Giotto stesso ha cercato di raggiungere quella perfezione ineguagliabile.

Il taglio corto dei capelli castani, che fa risaltare i lineamenti delicati del viso, si sposa perfettamente con la lunga treccia che oscilla di qua e di là mentre si tira su. Un soffio sulla tazzina. «Sono passata davanti al tuo camerino e ho visto una busta appiccicata alla porta.»

Diversamente rispetto ad altri personaggi, che Sion non conosce dall'inizio delle vicende e che sarebbero entrati in scena in fasi successive, la produzione favorisce più che intensamente il relazionarmi il più possibile con Linda per migliorare il rapporto intenso che vi è tra i due. Per questo motivo, da quando mi ero ripreso, tutte le pause vengono sincronizzate per permetterci di trascorrerle insieme.

«Prima di ritornare nello studio passo dal camerino, che strana una comunicazione via lettera.» Lo dico mentre sorseggio il mio thè.

Entrambi ci spostiamo su una panca sul lato della macchinetta.

Linda si siede in maniera inusuale, con i piedi sulla panca stringendo le gambe con le braccia. Il bicchierino sta in bilico sopra le ginocchia. Sono abbastanza convinto che quella posizione abbia un che di provocante, che Linda stessa lo sia, ma meglio non pensarci.

«Come vanno le riprese? Hai avuto ancora problemi con quella... vista incrociata?»

«Quelli del team la chiamano vista stereoscopica ma ti dirò, incrociata suona decisamente meglio.»

«Quindi?» Linda tiene sempre una faretra piene di frecce che abitualmente scaglia coi suoi occhietti. Quando la mia faccia è il bersaglio solitamente fa centro.

«Non ho avuto più grossi disturbi a parte degli attacchi di nausea, per le riprese del primo episodio di settimana prossima dovremmo esserci.»

Linda mi fissa, ma il bicchierino torna a rubare la sua concentrazione. «Tu invece?»

«Stanno finendo gli ultimi ritocchi. Il modello della mia versione più giovane è praticamente completo e non vedo l'ora delle riprese del secondo episodio. Mi hanno fatto vedere il tuo ed è stupendo». Lo dice mentre sgambetta rischiando di rovesciarsi addosso il caffè. Forse dovrei farglielo notare.

«Non mi ha convinto più di tanto. L'aspetto è molto diverso dalla versione adulta. Perché ha i capelli bianchi da ragazzino, rispetto a quello strano rosso? Potrebbe stranire lo spettatore.»

«Potrebbe sì. Potrebbe anche essere spiegato più in là. L'alone di mistero della storia è molto spesso per adesso.»

Tutte le incognite della narrazione ci circondano, come se avessero deciso di prendere i nostri ruoli e inzupparli in una tazzina pieno di un liquido nero e denso. Per nulla trasparente.

Linda scatta in avanti. La tazzina rotola. Il caffè aveva evidentemente deciso di sua iniziativa di tingere il pavimento di una bellissima tonalità caramello: la piastrella finto parquet può avere un suo perché.

Redshift - ZAIRISHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora