EPISODIO 8.1

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La scena non aveva senso, non poteva averlo sotto ogni singolo, microscopico punto di vista. Sion non riusciva a pensare a nulla, il vuoto cosmico lo riempiva. Si fiondò verso il letto, nei passi era aggressivo, le gambe scattavano decise, ma nelle braccia regnava l'insicurezza, tremavano mentre cercava di protendersi verso la propria dæva, come se l'unico senso capace di discernere che cosa stesse succedendo fosse il tatto, cercando di avvertire con l'aria la causa di quel gesto estremo.

Una parte di Sion non voleva fare altro che prendere di peso Zack allontanandola di forza dal ragazzino, un'altra invece non riusciva ad accettare la situazione, non concepiva una spiegazione alla follia della sua Zairisha. Non poteva essere quello il motivo, doveva esserci assolutamente una spiegazione per quelle sue azioni.

«Zack...» la bocca del Wardreig era aperta.

La dæva non sembrava minimamente accorgersi dell'ambiente circostante, tuta la sua concentrazione era rivota al collo di Crais che stringeva saldamente. La bocca del ragazzino era aperta e il viso di Zack si trovava soltanto a pochi centimetri di distanza.

Sion voleva esplodere, avrebbe voluto interrompere la scena, ma qualcosa lo stava trattenendo, le linee cinetiche di un attrattore, denso e torbido come un pantano lo ancorava non permettendogli di compiere quegli ultimi passi che lo distanziavano dal letto.

«Sion.» La mano di una delle due Gemelle lo prese in contropiede appoggiandosi sulla sua schiena.

Il Wardreig non si era neanche accorto della presenza di entrambe le ragazze indiane. Voltandosi di scatto verso le due chiese: «che cosa sta succedendo? Perché Zack...»

«Poco dopo che te ne sei andato, Crais ha cominciato ad avere una crisi, credevamo fosse uno dei suoi attacchi e di fatto era cominciato in maniera lieve.» Si mise a spiegare la prima sorella. «A poco a poco è diventato sempre più intenso e Zack ha provato a contenerlo, Ace e Doc stavano cercando in qualche modo di armonizzare i dæmon sull'attrattore della dæva.» Concluse la seconda.

E in quel momento Sion si accorse di una mancanza: il silenzio di Crais. Anche se in pericolo il vuoto non riempiva la stanzetta, le abilità del ragazzino che si azionavano senza volere quando avvertiva un pericolo non reagirono all'aggressione di Zack. «Infatti è stato Ace a mandarmi una comunicazione, ma è arrivata frammentata.» Contenere il silenzio doveva aver intaccato le trasmissioni.

Ritornando sul letto, l'inquadratura accentrò Crais e la dæva a cavalcioni sopra di lui, le mani del ragazzino si muovevano a scatti e in maniera irregolare. Se inizialmente si sarebbero potute credere muoversi nel tentativo di sciogliersi dalla presa della ragazza, osservando con attenzione, stavano come scavando poco sopra le dita della dæva.

La presa di Zack stava convergendo in quel punto le linee caotiche, il suo attrattore voleva cercare qualcosa, sottile, affilato e insinuato in profondità nelle carni del piccolo convalescente. Quando la dæva sembrò aver trovato il punto giusto, di slancio e a bocca aperta baciò il piccolo Crais, un gesto selvaggio che andò succhiando avidamente fino a quando, all'improvviso, l'attrattore di Zack si richiuse mentre le labbra si separavano. Le convulsioni del piccolo cessarono e la dæva sputò per terra un ago e del sangue.

La Zairisha scese dalla posizione in cui stava sopra Crais, un alone di preoccupazione non riusciva a separarsi dal suo viso. «L'ho avvelenato.» Disse alle altre tre figure della stanza, non distogliendo gli occhi dal ragazzino febbricitante.

Sion le si avvicinò con aria indagatrice mantenendo il più totale silenzio.

«Quell'ago,» indicò col capo l'oggetto appuntito, «ho dovuto corroderlo per riuscire a estrarlo. Qualche traccia del mio veleno è entrato in circolo, c'è bisogno del potere di una Shivar per neutralizzarlo.»

Redshift - ZAIRISHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora