EPISODIO 6.1

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La boccetta ricolma del liquido vermiglio sembrava brillare di una luce torbida, un veleno che inevitabilmente corrompeva il corpo, che causava una dipendenza sempre maggiore. Avrebbe voluto portare controllo, ma serviva solo a reprime la reale natura di un eugo'hades. Quel controllo per chi era in realtà?

Zack porse il siero, i due si ritrovavano ancora da soli nella saletta di analisi della squadra cinque.

«Sion, mi dispiace, mi sono comportata da...»

«Da stupida!» Eruppe Sion seccamente, «non ho molta voglia di discuterne adesso, ma non avresti dovuto trattare così Devis.»

«Il Kirqgrim è solo un ignavo.»

«Se la situazione nella Città del Cocito non è addirittura più opprimente è soltanto merito di eugo'hades come Devis, lui è uno di quelli che resiste.»

«Allora, forse, non è lui l'ignavo.» Zack stava intendendo molto ma Sion era troppo stanco per affrontare quel discorso, in quel momento.

Portandosi il contenitore di vetro alla bocca bevve tutto in un sorso, non ci sarebbe stato bisogno di nient'altro, nessun cablaggio e nessuna supervisione per quello che stavano per succedere.

Sion era seduto per terra, appoggiato con la schiena contro un lato del letto della sala, una posizione non così tanto scomoda.

Zack spostò la mano sul letto prendendo la Calabdog appoggiata sopra. «Come ti senti?»

Lo sguardo dello eugo'hades ripassò sulla boccetta appoggiata per terra. «Non molto...» le parole si seccarono nella bocca, si interruppero, «mi sento più umano.»

Zack passò la spada a Sion che agguantò il manico con l'hades, qualcosa nella sua presa sembra diversa, meno sicura.

«Sei convinto che sia abbastanza? Riuscirai a farlo?»

«Certo, se lo faccio da solo non ci dovrebbero essere problemi, in fondo sono io il più bravo di tutti a farmi del male.»

La biosuit, che solitamente copriva interamente il braccio di Sion, era ritirato all'altezza dell'avambraccio fino a quasi alla spalla. Muovendo la lama, lentamente ma con decisione, Sion si fece un taglio all'altezza del polso eppure il sangue non scorse, non subito almeno.

Lo eugo'hades si concentrò su quel taglio, posando la spada cominciò a pronunciare le parole: «questo è il mio sangue,» così il liquido fuoriuscì lentamente, «il sangue dell'alleanza versato per molti.»

Appoggiata la spada per terra Sion avvicinò la testa di Zack, delicatamente con l'hades, porgendo il polso. Gli occhi della dæva brillarono, fissando il rosso ultraterreno dello sguardo di Sion per poi focalizzarsi sul polso. Zack agguantò la destra di Sion, stringendo la sua mano e il suo braccio all'altezza del gomito, aprendo la bocca la ragazza addentò il polso, nutrendosi di quel rosso.

«Questo è il mio corpo, fai questo in mia memoria,» finì di dire Sion.

Zack continuò a nutrirsi avidamente fino a quando, in una smorfia di dolore, Sion la toccò e lei capì di scansarsi. Nulla usciva più dal taglio.

La dæva, seduta per terra a una spanna di distanza dal suo eugo'hades, rimase a fissarlo intensamente per un istante capace di dilatare i secondi come fossero minuti.

Quando Sion sembrò riprendendosi Zack disse: «ironico.»

«Che cosa?»

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