Il rosso scivola sulla bianca porcellana mentre lo risciacquo via dalle mani. Non vedo tagli, di chi è questo sangue? Possibile che sia lo scherzo di pessimo gusto di qualcuno?
Pulisco in fretta e furia le varie macchie sul pavimento, devo tornare alle prove il prima possibile. Metto la lettera oramai inzaccherata nell'ultimo cassetto del comodino.
Chiudo la porta del camerino ma, dov'è finito il badge? Torno dentro e mi metto a rovistare. Niente da fare, forse mi è scivolato durante lo scontro con Juan, magari qualcuno lo ha trovato e lasciato in direzione, ci dovrò passare.
Il mio cellulare è affossato nel divanetto e lo noto giusto per il lampeggiare di una notifica.
Sullo schermo vi sono le chiamate senza risposta del mio manager, non adesso, richiamerò più tardi quella specie di sanguisuga.
Linda mi ha scritto dei messaggi, le hanno detto che non mi sono sentito bene e mi chiede di incontrarci di nuovo alle macchinette nel giro di dieci minuti.
Confermo e mi lascio il camerino alle spalle.
Faccio in tempo a finire il cornetto che la macchinetta mi ha concesso dopo due tentativi andati a vuoto, macchinetta ingrippata della malora, che Linda saltella nel mio campo visivo con un: «Ehi! Hai una bruttissima cera.»
«Linda, meno male che ci sono le tue diagnosi, con le mie previsioni abbiamo delle carriere assicurate.»
La ginnasta in pausa mi sorride.
«Ti avevo lasciato bello pimpante, cos'è successo?»
Inserisco la chiavetta nella macchinetta del caffè, sperando che non vada di matto come quell'altra, e digito il codice di un caffè espresso, mi ci vuole proprio.
«Non saprei, sono andato a prendere la lettera e mi sono sentito male.»
«La lettera, cosa c'era dentro?»
Mentre la tazzina di plastica comincia a riempirsi rispondo: «solo scritte incomprensibili e...»
«E se ci fosse stato qualcosa di strano? Se fosse colpa di quello?»
«Non credo, ho cominciato a sentirmi male mentre andavo in là.»
Quando mi porto il caffè alla bocca ho una strana sensazione, non capisco bene come ma il bicchierino mi scivola, con la mano sinistra l'agguanto ma con troppa decisione: il caffè mi esplode addosso. Continuano a succedermene una dietro l'altra, le riprese, le pressioni della direzione, il mio manager, la lettera e adesso anche il caffè, quel dannato caffè.
«La vita fa schifo.» Le parole escono rotte, forse quello davvero rotto sono io.
Linda mette una mano sulla mia schiena facendo un movimento come per massaggiarmi mentre mi porge un fazzoletto. «Dai non sono queste le tragedie.»
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Redshift - ZAIRISHA
Fiksi Ilmiah"L'immagine sussultava cercando nella stanza e scorrendo sul viso di vari individui fermandosi su di uno in particolare: Sion. Un volto crudo all'interno di morbidi lineamenti. Gli occhi sottili erano piccole gemme, comete incandescenti precipitate...