CINEMA

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Artigli immensi che si incurvano verso la punta. Zanne aguzze grandi quanto le teste e i crani che dovrebbe sgranocchiare. Sotto le scanalature tra le squame si possono vedere dei muscoli immensi e possenti, pelle rettiliana che scorre fino alla punta della coda.

La ricostruzione del T-Rex in scala uno a uno presente nella hall del cinema Arcadia di Melzo, a quanto pare, deve avermi puntato perché è voltato verso l'ingresso mentre sto entrando. Il mio primo pensiero è di cercare una jeep come riparo, avrebbe dato vita a una grandissima scena d'azione, ma mi rendo subito conto che senza l'intervento di una scossa tellurica il dinosauro plasticoso non mi avrebbe mai raggiunto, così decido di andargli in contro.

Fuori, sul tappeto rosso posto davanti al cinema, stavano sfilando diversi dei miei colleghi, tutti imbacuccati dentro le tute dal taglio elegante dei rispettivi personaggi. A quanto pare la mia aveva un problema di fattura perché il livello di traspirazione era pari a zero, mi stavo trasformando in un bel galletto cotto in umido, al pensiero un gorgoglio dello stomaco mi sorprende. Dall'idea di sacrificarmi in un atto estremamente epico al tirannosauro, che vedo comunque poco interessato concentrandosi sempre sulle nuove prede che affluiscono dall'ingresso, passo a quella di trovare il bancone per comprare qualche schifezza.

Mentre cerco di orientarmi riesco ad apprezzare l'architettura del cinema, nella pavimentazione si alternano piastrelle bianche e nere creando una strana trapunta all'apparenza irregolare. Al centro del piano d'ingresso vi sono l'ascensore con attorno la scala a chiocciola che senza fare troppi complimenti si inerpica attorno a questa, come sfidandosi per il posto di metodo migliore per raggiungere il piano delle sale di proiezione. Il vetro è l'elemento dominante nella struttura a mezza cupola che avvolge l'ingresso, non mi sarei meravigliato di trovare un simile edificio nella Città del Cocito.

L'affluenza delle persone non accenna a diminuire, venendo accolta inesorabilmente da quel dinosauro, il quale è un ottimo esempio di antirazzismo: giornalista, fotografo, blogger, semplice spettatore, membro del cast o dello staff tecnico, non si sarebbe fatto alcun problema a divorare chiunque anche se la sua rigidità mi convince che si sia fatto intimidire dalla massa: un plotone di persone avrebbe potuto creargli dei seri problemi.

Le piastrelle del pavimento attirano ancora la mia attenzione, se avessi avuto almeno una decina di anni in meno mi sarei messo a saltellare su quelle nere evitando terrorizzato quelle bianche, come se avessero potuto darmi la scossa al minimo contatto, però, oramai, l'età si porta via i momenti di spensieratezza quasi senza che si possa fare qualcosa, così decido di passare sopra le piastrelle più scure, ma senza saltellare.

Destreggiandomi riesco a ridurre al minimo la possibilità di essere importunato anche se è impossibile cercare di evitare tutti, senza nascondersi nei bagni almeno. Le sagome di cartone poste vicino alla biglietteria tradiscono anche ai più ignoranti il mio ruolo: lì siamo rappresentati io e Linda con sfondo la metropoli futuristica, se le dimensioni di lei possono essere veritiere quelle del mio personaggio sono esagerate, una vera e propria gigantografia, non ai livelli del dinosauro ma quasi. Essendo vestito quasi uguale mi ritrovo inevitabilmente a rispondere a qualche domande e fare foto in perfetto stile cosplay da fiera del fumetto.

In un attimo di tregua mi giro su un: «ehi, Sion.»

La mia collega è strizzata dentro la tutina da ninja giocherellando con la sua lunga treccia.

«Linda! O forse dovrei dire Zack, giusto per rimanere nel personaggio.» Dicendolo raddrizzo più che posso la schiena cercando di assumere un aspetto truce e imponente ma niente da fare, sento che la sagoma di cartone da lontano mi osserva e ghigna immobile, dannazione, ridicolizzato dal personaggio che interpreto.

Redshift - ZAIRISHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora