EPISODIO 1.3

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L'imponente umanoide metallico teneva tra le sue spire l'Hellhound. Quanti altri eugo'hades erano capaci di replicare le sue stesse azioni? Divellere una lastra spessa quindici centimetri di lega di titanio, senza connessione, senza attrattore. Anche se il numero esatto rimaneva ignoto, sicuramente uno di quelli stava in quella presa robotica.

Sion aveva trovato la sua preda.

Il suo mostruoso braccio sinistro non era una mera trasfigurazione estetica, l'hades era un'arma irresistibile. Con gli artigli del suo arto Sion fece leva sulla stretta al collo. Il cigolio di due ingranaggi notevoli in opposizione l'uno contro l'altro cominciarono a sibilare fino a quando, in un scintillio elettrico, Sion riuscì a liberarsi dalla tenaglia.

Un rapido respiro per riprendere il fiato perso in quelle poche battute. L'Hellhound restituì al costrutto le sue tre falangi ferree facendole rotolare per terra.

Sotto il cappuccio si intravedeva una bocca aperta. La trappola non aveva sortito l'effetto sperato.

Con uno slancio in avanti Sion tentò di agguantare la figura sotto il mantello.

Come un martello l'arto destro del costrutto scese sul predatore, ma il tempo di apparire indifeso era superato e la concentrazione di Sion era al massimo delle sue possibilità.

Nella sua mente una patina di bianchi e neri si mescolavano in una miriade di sfumature, diverse dal mero gioco che la luce compiva riflettendo la superficie di ciò che avvolgeva. La percezione di Sion funzionava in maniera differente.

La gamma dei colori veniva assottigliata per evidenziare dinamiche e azioni impercettibili da qualunque altro senso. Nella stessa maniera in cui si possa limitare la profondità dei bit nello spettro di colori per ridurre il peso di un file immagine, così Sion riduceva le informazioni assimilabili per elaborarne di tutt'altra natura.

Il mondo di un segugio del Pandæmonium, di un Hellhound, appariva come se fosse immerso in un liquido estremamente denso. A ogni spostamento, anche il più tenue, ne conseguiva un'onda che si espandeva delineando tutti i movimenti che avrebbe descritto. Le onde di tutti i corpi si increspavano e si fondevano fra loro.

Il mondo che vedeva aveva la profondità del mercurio scosso dalla spuma di un torbido mare pallido.

L'oceano di bianchi, neri e grigi che andava attenuando qualunque altro colore, si perdeva soltanto in una scala cromatica: il rosso. Quel colore era il segnale più intenso per Sion, lo guidava nelle tracce e nelle scie. Evidenziava ciò che normalmente non si sarebbe potuto notare o che normalmente non si sarebbe visto, come le sensazioni, come il pericolo.

Dietro le spalle di Sion si era fatto rosso allerta, anche se fuori dal suo raggio visivo, poteva percepirlo distintamente: un grosso pugno di metallo stava precipitando verso la sua nuca.

Con un piccolo gesto e il minimo sforzo evitò l'attacco dell'uomo di ferro.

Scansare il colpo dette del tempo di reazione alla persona ammantata che corse salendo le scale.

«Fermo!» Gridò Sion inseguendolo. Gli attacchi incalzanti alle sue spalle lo rallentavano ma non a tal punto da impedirgli di seguire la preda.

La percezione di Sion cambiò: la scia rossa avrebbe segnato il percorso del fuggitivo in maniera marcata e per abbastanza tempo da rendergli impossibile perdere le sue tracce.

L'inseguimento proseguiva e la visuale ne delineava lo sviluppo spostandosi prima lungo tutti i piani del palazzo che portavano fino al tetto, successivamente dalla cima di quella palazzina al piano scoperto e pieno di gelida brina della costruzione a fianco. Il livello venne raggiunto con un breve salto da quella carovana di tre figure.

Redshift - ZAIRISHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora