Capitolo 10.

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SCHEGGE

T/N's pov

La battaglia di Trost si era conclusa.
Grazie all'all'intervento del Corpo di Ricerca e alla partecipazione dei soldati superstiti, tutti i giganti rimasti in città  erano stati abbattuti.
Un paio addirittura catturati.
Ma le vittime.... le perdite erano elevatissime.
Non traevo alcuna gioia dalla vittoria. Si, l'avanzata dei giganti era stata arrestata e la maggior parte dei civili era in salvo, ma il bilancio dei morti era ugalmente altissimo. E non perché possedessi sa quale elenco dei caduti.... bastava solo mi guardassi intorno....
Sangue, cadaveri, arti staccati, rigurgiti di titani con corpi ormai non più identificabili.....
Nemmeno il peggiore incubo, che il mio subconscio potesse ideare, sarebbe stato tanto orribile e cruento.
Ringraziai mentalmente che il mio stomaco non fosse tanto impressionabile, anche se talvolta avevo una grande voglia di vomitare.
Continuai ad avanzare, lentamente e apparentemente imperturbabile, tra le strade della ex-fiorente Trost, ora cimitero e luogo di speranze infrante.
Quante persone erano morte?
Quanti sogni, aspirazioni e obiettivi si erano spenti e persi nel fumo denso della battaglia?
Meglio non pensarci....
Sospirai, cercando di concentrare lo sguardo davanti a me.... avevo una cosa importante da fare.
<<M-Marco...>>
Era arrivato quel nome appena percepibile alle mie orecchie, ma allo stesso tempo ebbe la capacità di farmi fermare di scatto. 
Mi voltai... indugiando nel proseguire.
Rimasi congelata a osservare il cadavere adagiato morbidamente, nella sua rigidezza, a un muro.
Non può essere...
Metà del corpo era assente, l'intera metà desta.
Ma anche se parte del viso era stato strappato da un enorme morso, era impossibile non riconoscerlo.
Era Marco Botd.
Le sue lentiggini, prima luminose, rimanevano ora spente sul viso esangue e freddo. La vivacità dei suoi occhi dolci, persa in un fisso sguardo aperto sul buio.
La ciocche nere cadevano scomposte sulla fronte.
E davanti a quell'ormai immobile aspirante gendarma, rimaneva in piedi Jean, sconvolto.
Sembrava non capacitarsi che il suo migliore amico fosse davvero morto.. e allo stesso tempo, in una delle tipiche contraddizioni umane, ne era lucidamente consapevole.
Aveva perso la persona con cui aveva condiviso i progetti futuri, adesso inevitabilmente infranti....
E ora... non rimanevano che schegge.
Lo vidi parlare con una infermiera... è intanto il mio sguardo ritornò sul caduto.....
Non conoscevo ancora bene Marco Botd, eppure, ripensando ai pochi momenti passati insieme e vedendolo riverso nel suo stesso sangue, mi venne un groppo in gola.
La lacrime salirono spontane, ma mi sforzai di trattenerle, mentre un altro vuoto si apriva nel mio cuore.
Marco era un ragazzo che non meritava quella fine... nessuno la meritava.
E soffrivo anche nell'osservare Jean soffrire, mentre parlava ancora con l'infermiera.
Conoscevo il dolore che provava... sapevo cosa significasse perdere una persona amata....
Basta..ora devo andare....
Come ho già detto... avevo qualcosa di importante da fare.
Proseguiì sulla strada fino quasi a dove era la breccia, poi svoltai l'angolo e...
Eccolo
Un enorme masso. .. e ciò che rimaneva del duca T/N....di mio nonno.
Alcuni uomini stavano cercando di liberarlo dal macigno che lo aveva ucciso.... che avrebbe dovuto uccidere me.
Rimasi paralizzata... lo sguardo fisso...
Perché. ..perché!?
Una semplice parola che mi ripetevo, con voce lugubre,nel cervello. .
Un dolore, mai sopito, mi  attanagliò le viscere e il cuore.
Mi mancava il respiro... sembrava che l'aria non fosse sufficiente.
Nonno... Non...Non...NON DEVO..!
Piangere?
Io odiavo piangere... l'ho sempre odiato, ma in quel momento....  con il corpo di mio nonno a poca distanza... sentivo di stare per collassare in un pianto a dirotto.
Una mano si sposò sulla mia spalla, e impedì la liberazione delle cascate del Niagara.
Conoscevo a chi apparteneva quella mano .....anche se davo le spalle a Dean, sapevo che era lui....
<<T/N .... cosa fai qua?>> mi chiese con delicatezza <<Sapevi che ci avrei pensato io....>>
La sua espressione era grave... sembrava avesse delle ombre permanenti sul viso...
<<Ma...è m-mio...mio...>> mi si ruppe la voce e mi fermai, o sarebbe scoppiato il diluvio universale.
Dean se ne accorse e mi abbracciò stretta.
Non era un gesto che si permetteva solitamente in pubblico.  Io ero una duchessa ... lui  un ragazzo comune... Non che a me importasse, ma mio nonno teneva all'etichetta.
Io stessa non li amavo molto, ma quelli di Dean erano sempre ben accetti. Lui era una persona di cui non potevo fare a meno.... e mai un abbraccio fu tanto gradito come in quel momento...
Affondai il viso nella sua spalla e cercai di calmarmi, mentre qualcosa continuava a stringermi la gola e a farmela bruciare.
<<So che provi T/n.....>> mi sussurrò <<ma non voglio che tu ti infligga del male rimanendo qua. Tuo nonno sapeva che gli volevi bene... Non è necessario che tu lo veda ridotto in quello stato.>>
<<Dean...>> la mia voce era così strozzata .... non sembrava neanche mia.
Dean mi strinse ancora di più, poi mi guardò in viso: <<No....e inoltre hai un incontro importante sulle mura oggi... devi essere in te. Quindi ora vai via... va bene?>> mi scrutò serio.
Annuì e sospirai: <<va bene....ci vediamo dopo>>
E mi allontanai senza voltarmi, ma percepivo lo sguardo di Dean su di me.
Si.... la vittoria era decisamente amara ...

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