Capitolo 56.

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IL LADRO

Ho sempre creduto e credo tuttora che ci siano piccoli momenti nella vita in grado di rimanerti impressi per l'eternità nel cuore.
Quando le braccia di Connie mi strinsero e mi ritrovai la sua guancia contro la mia, sentii qualcosa in me cedere. Le lacrime si riversarono sulle guance senza che tentassi di fermarle, troppo felice di sentire il calore di quell'abbraccio sul mio corpo.
Quel momento...
... quel momento continua a scaldarmi il cuore anche oggi e aveva iniziato fin da quando Springer mi aveva riconosciuta e aveva urlato il mio nome.
L'unico di tutti i miei compagni che non mi guardava in maniera diversa. Sapevo già a priori che i loro sguardi mi avrebbero devastato. Che la loro vista mi avrebbe reso contenta e al tempo stesso inadeguata, in torto, sbagliata...
Connie aveva allentato quel nodo al petto con un semplice trasportato abbraccio, che per poco, a causa delle mie precarie condizioni, non mi fece ruzzolare per terra.
Ricambiai la stretta, cingendolo a mia volta titubante, quasi non credendoci che fosse lì.
Ma Connie era lì a prescindere da tutto. Era lì e ci sarebbe sempre stato.
Strinsi i denti, ignorando le ferite bruciare, per non interrompere il momento, mentre Jack al mio fianco mi guardava stranito e soprattutto preoccupato per la mia salute.
<<Lo sapevo che saresti tornata!>> disse semplicemente tra le mie braccia,per proseguire...
<<Sei viva!  Viva!>>
Sta... ridendo?!
Jack ci guardava  indecifrabile, una smorfia incerta sulle labbra, spostando lo sguardo da Connie a me e da me agli altri soldati.
<<Dove sarei dovuta andare?>> ridacchiai anche io tra le lacrime. <<Siete la mia famiglia e la tua relazione con Sasha ha bisogno di una mia spinta per iniziare, presumo!>>
Il tutto condito di emozione.
Connie allontanò il viso dal mio e arrossì fino alle punta delle orecchie: <<Non iniziare anche tu!>> ma non si azzardò a lasciarmi.
<<E poi io sono troppo incredibile per crepare>> aggiunsi con finta superbia, incrinata dall'emozione, le lacrime ancora a scorrere sul mio viso.
<<T/N? N-non piangere...non>> si preoccupò il mio amico, non sapendo che significato attribuire a quei rivoli luccicanti sulla mia faccia.
Sorrisi, nonostante le fitte e nonostante gli sguardi assurdi che Jack ci lanciava.
<<Ehi nanerottolo, sganciati... Non vedi che le stai facendo male e la cretina è così stupida da non dire nulla?>> alzò un sopracciglio con un tono neutrale, forse un tantino tendente verso l'irritazione.
Connie mi lasciò immediatamente e si accorse del mio stato fisico, di cui non si era reso conto prima, forse per il buio, forse per la foga del momento.
Dire che perse un grado di abbronzatura è poco considerando quanto impallidì.
Mi lasciai sfuggire una smorfia di dolore: <<Non preoccuparti>>.
<<C-cosa ti è successo?>> riprese il ragazzo quasi balbettando.
Jack roteò gli occhi: <<Questo esempio di perspicacia è il tuo fidanzato per caso? Si può sapere cosa ha lui che io non ho?>>
<<Lui non è il mio fidanzato...>> sbuffai e inevitabilmente le mie iridi incrociarono la figura di Jean, distante e immobile come tutti, incerto sul da farsi.
Per la lontananza e per il buio non vedevo la sua espressione, ma potevo intuirla sorpresa e in bilico tra la parte di lui pronta a difendermi a spada tratta, e quella tradida, memore di un mostro omicida.
Mi sembrò quasi che mi fosse venuto un infarto considerando il forte dolore opprimente nel mio petto.
Perché, oltre a Connie, nessuno si era fatto avanti?
Perchè?
Ero venuta lì con Hanji! Ero giunta in loro soccorso a Trost!
Avevamo rischiato la vita insieme innumerevoli volte! Possibile che una singola macchia, un singolo errore avesse minato la fiducia di tutti nei miei confronti?
E mio padre?
Sembrava più rilassato, rispetto a qualche minuto prima, e affiancava Hanji,  intenta a straparlare come al solito. Però non si avvicinava....
Perché non si avvicinava?!
Basta! Inutile continuare a inerpicarsi in questi pensieri sterili. Ciò che è fatto è fatto. Sei qui adesso, affrontali.
E se non capiranno dimostra loro con le azioni da che parte stai.
<<T/N?>> mi richiamò Springher, guardando seccato Jack  probabilmente per le sue uscite poco cortesi: <<Te la senti di andargli incontro?>>
Lo osservai. Aveva un volto teso, ma rassicurante.
A prescindere che io me la senta o meno non abbiamo tempo da perdere.
<<Andiamo...>>mormorai.
Feci per fare un passo, ma Jack mi afferrò per il braccio con poca grazia, la stessa di un elefante ubriaco,  avvicinandomi a sé.
<<Signorina, evitiamo disastrose cadute prima del tempo. Già sei un ammasso ambulante di ferite, non procurartene altre senza motivo.>>
<<Stavo solo camminando...>> alzai gli occhi al cielo, sbuffando.
<<Sono solo previdente.>> con un tono da genitore apprensivo.
Okay... da quando Jack si è autoproclamato mio padre?
Iniziai la mia lenta avanzata, dove per lenta intendo da lumaca, verso i miei amici, ostinati nel non venire in mio soccorso e a considerarmi una minaccia.
Se mi considerano una minaccia in queste condizioni, sono idioti.
E più continuavano con quel modo di fare,  più i miei passi diventavano pesanti e difficili.
Avevo paura.
Una paura diversa, personale, insidiosa, che non avevo mai provato.
Non era dovuta a un pericolo...
Non sapevo affrontarla.
Era di gran lunga peggiore di quella che un titano anomalo mi avrebbe scatenato.
Avevo paura dei miei amici...
...di quello che pensavano...
...di quello che avrebbero detto o fatto, di come mi avrebbero considerata.
E Jean mi terrorizzava...
<<T/N, non preoccuparti. Andrà tutto bene.>> sorrise Connie <<Lui ti vuole ancora, anche se è un testone di prima categoria.>>
Poi tornò a sondare con fare truce il ragazzo rosso intento a reggermi con fare protettivo.
Sicuramente si stava chiedendo chi fosse.
<<Tranquilla Duchessina, se lui non ti vuole più, ci siamo sempre io e Gillian.>> ridacchiò Jack.
<<Se fosse solo Gill, accetterei... ma dato che ci sei anche tu... neanche morta>> tentai di scherzare, nonostante le gambe mi tremavano, le emozioni che esplodevano in petto e la voce esile e spaventata.
Ero appena uscita dal campo di erba alta che sentii qualcuno imprecare concitatamente...
<<Wall Rose! Siete nati paralitici o cosa?! Non vedete che ha bisogno di una mano quella ragazzina rompipalle e fissata con i suicidi eclatanti?! Diamine?! Il corpo di ricerca me lo aspettavo meno vigliacco!>> si agitò Gill, sganciandosi la cinta porta armi, che cascarono al suolo con  un tonfo secco, e iniziò ad avanzare a grandi falcate verso di me. Mi diede l'impressione di un incendio pronto a incenerire persino la pietre.
Ma che...
Nel mentre continuavo a camminare con il mio passo da tartaruga.
<<Lei è una traditrice. Non merita nulla da noi>> il tono gelido, glaciale, e minaccioso, almeno quanto lo sguardo, di Mikasa squarciò l'aria come un fulmine a ciel sereno. Una bufera di neve mi avrebbe fatta rabbrividire e soffrire di meno.
Gill si fermò, ruotò il busto nella direzione da cui provenivano quelle parole con fare omicida e iniziò a marciare verso la corvina: <<Non posso credere che T/N si sia fatta quasi ammazzare per proteggere degli individui come voi, che neanche le danno il beneficio del dubbio! Fosse stato per me vi avrei lasciato crepare, brutta stronza apatica!>> e altri termini poco ortodossi.
Ripeto... ma che?!
<<Ma chi è quella pazza?>> mi chiese un po' preoccupato Connie, in un sussurro.
<<È mia sorella gemella. Non vedi che siamo identici, Re della perspicacia?>> sorrise sghembo Jack, anticipandomi <<Ma ti concedo il fatto che sia pazza. Mi ha tirato una scarpa in testa mentre fabbricavo esplosivi>>
<<...Non ha pensato un solo istante al suo bene! Solo al vostro e questo è il ringraziamento!>> sbottò ancora accesamente Gillian, a un passo da Mikasa.
Gilly non fare cavolate che quella ti fa nera di lividi!
<<Vedete di tacere e chiudere le vostre bocche, sempre che ne siate in grado, mocciosi del cazzo!>> si intromise improvvisamente il caporale Levi nella discussione con fare di rimprovero e con intransigenza: <<Siete dannatamente fastidiosi!>>
Schioccò la lingua contro il palato.
Portò le sue iridi grigio-azzurre su di me e dalle sue labbra proruppe un ''T/N'' privo di sentimento.
Rabbrividii.

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