Capitolo 46.

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Sono tornata per vostra e mia gioia.
Quindi rieccomi con nuovi capitoli.
Buona lettura.
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PERDERE

T/N's Pov

Cavolo cavolo cavolo!
Il cavallo continuava a galoppare spronato al massimo, al buio completo di quella notte quasi senza Luna.
L'essere affidata a un animale per la mia salvezza mi riempiva di ansia.
Non mancava molto alla città e al Sottosuolo (per mio sommo conforto), ma, conoscendo Levi, sapevo di essere in pericolo.
Per quanto non volessi ammetterlo in quel momento, il Caporale aveva le capacità di acciuffarmi...
...specialmente se in compagnia di Mikasa.
Un Ackerman inseguita da due Ackerman... sembra l'inizio di una barzelletta...
Peccato che non lo fosse.
Sentii improvvisamente un rumore alle mie spalle. Sgranai gli occhi, conquistata da mille brividi.
È finita? Mi hanno raggiunta!?
Mi girai all'indietro scrutando il buio ed improvvisamente non vidi nè sentii più nulla.

Levi's pov

Il pugno del comandante Erwin battè con forza sul tavolo, facendo sobbalzare il resto dei soldati seduti, eccetto me.
Ero abituato a rimanere impassibile come una statua e di certo non temevo il Comandante. Così rimasi immobile, con un'espressione stanca e annoiata, le gambe accavallate e un thè tra le mani.
Lo sorseggiai osservando il viso contrito di Mikasa, quello deluso di Armin, Sasha, Hanji, quello incavolato e carico d'odio e di risentimento di Eren, quello stranamente tranquillo di Connie e... infine lui: Jean.
Gli occhi del soldato Kirschstein erano sempre rivolti sulle mani congiunte sul tavolo in una stretta nervosa. La sua espressione devastata era accompagnata da una vena sulla tempia che guizzava, tradendo il suo ricercare spasmodico di una spiegazione logica in tutta quella fastidiosa faccenda.
T/N non era chi pensavamo.
Era abile a fingere, a costruire e tirare tanti fili intrecciati, senza tradirsi.
L'unico suo errore era stato non considerare la pericolosità di Erwin. Quell'uomo aveva la sua maledetta testolina bionda sempre in moto, sempre pronta a cogliere strategie e nemici in ogni angolo del regno.
E quelle piccole sfumature in grado di tradirla, lui le aveva colte. Nonostante i sospetti lievi e inconcludenti aveva continuato a indagare.
Purtroppo.
Capivo ognuno di loro in quella stanza.
Tutti si fidavano ciecamente di quella duchessina precipitata improvvisamente nelle loro vite. Persino io la avevo riservato un posto enorme nel cuore, un muscolo che decisamente non allenavo da molti anni, tranne in qualche rara eccezione.
Si era insinuata con una facilità impressionante nel nostro animo ed era divenuta indispensabile.
Scoprire che dietro quel sorriso si celava molto di più, aveva distrutto tutti. Persino Hanji.
Forse non aveva toccato minimamente solo Erwin Smith, abituato a percepire buona parte dei suoi sottoposti come pedine sacrificabili per il bene dell'umanità.
Ma neanche io, per quanto mi avesse sconvolto la cosa, ne ero rimasto particolarmente provato. Avevo passato tutta la mia giovinezza nel Sottosuolo e non avevo certo una fedina immacolata...
Di conseguenza avevo accettato la cosa, in un modo o in un altro.
Però, ciò che avevo fatto...
Sarà stata la scelta giusta?
Forse me ne pentiró.
Improvvisamente Jean sollevò lo sguardo disperato su Erwin.
<<Cosa le farete?>> chiese, con un tono che tradiva la sua preoccupazione.
Eren si inserì nella conversazione con il suo solito fare iracondo, alzandosi e battendo la mano sul tavolo, gli occhi verdi, accesi, di rabbia puntati sul coetaneo: <<Cosa credi che le faremo!? E poi perché sei al tavolo con noi!? Mi hai spaccato la testa, dannato cavallo!>> ringhiò Eren.
<<Non ho voglia di litigare con uno come te.>> lo guardò l'altro con disprezzo <<Voglio solo sapere cosa le farete!>> insistè Jean.
<<Delle semplici domande>> rispose il Comandante netro, senza sbilanciarsi.
Io invece cercai di dargli una visione più chiara.
<<Si, domande.... Ma se non parlerà ovviamente ci sono altri mezzi.>>commentai, freddo come un pezzo di ghiaccio.
Il ragazzo mi guardò incredulo, intuendo benissimo il significato della mia uscita.
<<Ma che razza di mostro è lei!?>> esclamò, allibbito.
Non risposi, semplicemente mi limitai a sorseggiare il thè.
<<È sua figlia! Come può...>> alzò la voce, per poi sfumarla, incapace di realizzare quella idea terribile nella sua mente.
<<Torturarla? Andiamo Jean... cosa credi che sia io!? Sono soprattutto un caporale con delle responsabilità. Quindi si sieda se non vuole essere punito per insubordinazione>> gli intimai, posando la tazzina.
Lui strinse i pugni e si sedette, guardandomi in cagnesco, trafiggendomi.
Il silenzio cadde sovrano nella stanza. Era insopportabile. Era uno di quei silenzi che ti gettano tutte le colpe e le ansie addosso.
Ma per fortuna qualcuno lo spezzò.
<<Tuttavia per ora non possiamo farle nessuna domanda, come ben sapete>> sbuffò Erwin, scrutandomi.
<<La troveremo a qualsiasi costo!>> ringhiò Jaeger.
<<Spero proprio che non sia tu a trovarla, sporco suicida...>> sibilò Jean, irritato.
<<Perché non ti alzi a risolviamo la questione? O sei troppo cagasotto per regolare i conti con me testa di->> ma un mal di testa lo bloccò sul finale della frase, con grande soddisfazione di Jean.
<<Calmati Eren. Non sforzarti...>> mormorò perentoria Mikasa, con fare materno, sfiorandogli la spalla.
<<Non toccarmi!>> si scostò Jaeger repentino.
<<Eren placa i bollenti spiriti. Sei davvero fastidioso. Oltre che ''Tu'' necessiti di protezione. Non agirai in nessun caso senza che io approvi e non mi azzarderei a contestarmi se fossi in te.>> lo ripresi, seccato dal suo pessimo autocontrollo.
<<Comunque non mi spiego come vi sia sfuggita..>> mi scrutò Smith, incontrando i miei occhi di ghiaccio.
Non li scostai.
Non mi sarei certo intimidito per una occhiata.
<<È fuggita perché è furba, preparata e la notte è il suo mondo. Ci sono sfuggite tracce che alla luce ci avrebbero condotto da lei. Io e i soldati non siamo infallibili. Oltre che...>> deviai gli occhi repentinamente su Eren e Jean <<...che quei due idioti si sono fatti scoprire... Incompetenti..>>
Mi alzai e mi avvicinai alla finestra, osservando l'esterno: <<E il piano aveva punti che non condividevo mi pare. Lo sapevo sarebbe finita in questo modo. Ti avevo avvisato Erwin.... te ne saresti pentito. Se mi avessi ascoltato, probabilmente non sarebbe scappata. Affrontarla era la soluzione... Braccarla è stata una stronzata. Quindi invece di accusarmi senza il minimo senso logico, si faccia un esame sul suo operato Comandante. Ora se non vi dispiace ... io ho faccende da sbrigare>>
Erwin sospirò: <<D'accordo...e sia... Andate.>>
<<Ah... e Dean viene con noi alla nuova sede>> aggiunsi.
Concluso ciò che avevo da dire, mi ritirai nella mia stanza.
L'ambiente ampio e immacolato mi accolse quasi con freddezza.
Sospirai.
Mi sfilai la giacca davanti allo specchio e passandomi una mano tra i ciuffi corvini, ripensai alla notte appena passata.
E quindi è questa la mia scelta ...
La mia scelta...
Una scelta che ero rimasto ad analizzare per ben due minuti, davanti a quelle tracce di zoccoli. Mi ero chiesto e richiesto quale fosse quella giusta...
Sempre che ve ne fosse una....
Tradire il sangue del mio sangue?
Tradire i miei uomini e il mio superiore, ciò per cui avevo lottato per anni?
E mentre quelle due domande si andavano ingarbugliando nella mia mente, solitamente fredda e razionale, il mio cuore iniziava a dire la sua.
I ricordi di T/N avevano inondato i miei pensieri, come un fiume in piena, insieme a quelli di Elisabeth.
E mi ero chiesto se davvero fossi destinato a perdere tutti coloro a cui volevo bene.
Amavo Elisabeth in ogni suo aspetto e così tanto, che rivederla in T/N era una sofferenza enorme...
... ma anche una grande gioia.
Ma rivedevo anche molto di me in lei, più di quanto non sembrasse.
E mi rendeva fiero nonostante tutto.
Per questo avevo cancellato le tracce, passandovi di sopra con il gas a pressione. Infine avevo ordinato di cercare nella foresta, sapendo bene che la sua destinazione era la città.
Avevo scelto lei.
Tuttavia, non potevo rinunciare alla legione...
Avevo delle responsabilità.
Ma mia figlia mi mancava.
Sentivo la sua assenza in ogni fibra del mio corpo.
Perché?
Perché la amavo come un padre ama la sua bambina.
La mia scelta era piuttosto prevedibile.
Ma forse Erwin non era in grado di comprenderlo.
E accennai a un sorriso, pensando a lei, continuando a guardarmi allo specchio.
Tsk ... T/N ha ragione. Non so sorridere.

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