Capitolo 50.

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FINALMENTE HO PUBBLICATO!
Questo capitolo sembra la Storia infinita in ogni senso. Mai stata così priva di voglia di scrivere e di tempo.
Scusate per il ritardo.
Spero sia valido. Buona lettura.
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NULLA

T/N's Pov

Il mio petto si alzava e si abbassava a un ritmo troppo accelerato, nonostante mi sforzassi di contenere i respiri, al fine di apparire ancora sicura di me. Ma il freddo di quel metallo contro la tempia, la punta dello stiletto appoggiata sulla mia pelle, fecero affiorare tutte le mie insicurezza e il terrore di essere ormai in trappola.
Rimani calma ...
Rimani calma...
Rimani lucida T/N!
Solo i miei occhi, incatenati in quelli gelidi dell'uomo, mi impedivano di perdere ogni controllo e farmi impossessare dal panico.
Quegli occhi...
Vi leggevo dentro tutta la spietatezza di cui era capace e l'attenzione che riservava ad ogni particolare, nonostante il suo netto vantaggio su di me. Sembrava non considerare nemmeno l'idea che io fossi totalmente alla sua mercè, come se potessi ancora vincere. Per me invece era abbastanza chiaro fosse impossibile sfuggirgli. Ero caduta tra le sue spire e non mi avrebbe risparmiata. La sola idea di morire per mano di quell'uomo, in un posto tanto terribile come il Sottosuolo, dove sarei rimasta a marcire per giorni, senza essere mai trovata dai miei amici, con gli sciacalli a depredarmi di tutti i miei averi...
... ma che dico, anche la sola idea di morire...
... mi spaventava e mi faceva tremare.
Qui non si trattava più di combattere...
Se anche fossi morta in battaglia, sarebbe stato diverso. E non per faccenda di onore o altre idiozie su essere eroi. Sarebbe stato semplicemente più facile.
Un istante o due, in un vorticare di lame, con l'adrenalina in circolo e la mente occupata.
Ma lì, con Kenny che mi tratteneva schiacciata contro la parete, capii che non sarebbe stato affatto così.
Avrei sofferto, e tanto, prima che si decidesse a farmi fuori, una volta capito che non avrei parlato neanche sotto tortura. Avrei avuto tutto il tempo per contemplare impotente il volto del mio omicida, che affiorava spigoloso alla tenue luce di quell'ambiente tetro, e la lama pronta a infilarsi nella mia carne. E infine il lento scivolare in un buio ancora più oscuro di quello del Sottosuolo.
<<Vedi di non tentare qualche scherzetto ragazzina. Muoviti>> mi intimò il gendarma, poggiando il coltello sulla mia gola e portandosi alle mie spalle, stringendomi con tanta forza il braccio, girato dietro la schiena, che pensai mi stesse bloccando la circolazione.
Iniziò a spintonarmi verso una zona più riparata da sguardi indiscreti, senza preoccuparsi di essere rude.
Sebbene non volessi obbedirgli, il rivolo di sangue caldo, che sentivo correre lungo il profilo del mio collo, mi costrinse ad obbedire.
Ancora una volta avvertii il cuore battere con violenza contro lo sterno.
In mente, in un loop, si ripeteva l'immagine di quel coltello che mi lacerava carotidi e trachea.
E per un istante mi ritornarono in mente anche gli occhi delusi e sconvolti di Jean, che ormai sembrava considerarmi solo un mostro.
Almeno se morirò lui se ne farà una ragione...
Ma allo stesso tempo quel pensiero mi scatenò una rabbia così intensa da cancellare la mia paura, almeno momentaneamente.
Possibile che dopo tutto quello che avevamo passato in quei mesi insieme, lui non mi considerasse altro che una disdicevole stronza assassina e probabilmente senza alcuna coscienza?!
Io a proccuparmi per lui e gli altri e lui non ha neanche tentato di fermarmi!
Gli altri posso capirlo...
E capisco anche mio padre, ma lui...
Lui dice di amarmi, ma non ha neanche obiettato alla mia idea di trattenere da sola la gendarmeria centrale! Neanche una mezza parola!
E mi faceva rabbia non avere il tempo dimostrargli quanto si sbagliasse sul mio conto.
Una spinta e un forte impatto contro la durezza di un muro, mi riportò nel mondo reale. Kenny non mi diede neanche il tempo di provare a sfuggirgli; mi bloccò nuovamente contro la parete.
Il pugnale ancora premuto sulla mia gola. La sua mano libera sganciò il corpetto porta pugnali e lo lanciò distante.
Mi sorrise, divertito: <<E io che pensavo di avere a che fare con un ragazzetto qualsiasi del Corpo di ricerca. Invece sei quella sciocca duchessa di Stohess. Avevo sempre sospettato fossi coinvolta negli incarichi che affidavamo al contatto di tuo nonno.... Ma addirittura che quella spia fossi tu...>>
Sembrava sinceramente divertito all'idea di una ragazzina quasi sedicenne, nobile, intenta a passarsi il tempo a combattere e mettersi nei guai.
Non risposi.
Lui mi scosse: <<Cos'è, ti sei morsa la lingua o cosa? Sembravi piuttosto loquace poco fa.>> poi ghignò <<Ora invece ti tremano la gambe per la paura.>>
Si è proprio divertito...
<<Ma che dice?! Le mie gambe sono solo così emozionate di vederla che non riescono a stare ferme...>> sbuffai, sforzandomi di mantenere un tono formale e seccato. La mia voce vibrò di tensione ugualmente, nonostante il mio tentativo.
Kenny rise, anche se secondo me non c'era nulla di divertente: <<Almeno le palle c'è l'hai!>>
Tecnicamente no...
''T/N! Non osare contestarlo!''
<<Allora devi essere cieco, oltre che vecchio e odioso>> sputai fra i denti. Non mi piaceva quella sottospecie di parente, e iniziava a non importarmi più il fatto che lui avesse il coltello dalla parte del manico.
Alla fine lui conduceva il gioco e mi avrebbe ammazzato comunque.
''Fase uno di come farsi ammazzare da Kenny! A già la prima già c'è stata! Era farsi ineguire da lui!''
Taci falso Dean! Sono già abbastanza nella fossa senza che tu me lo ricordi ogni dannatissimo secondo!
<<Sei uno spasso, ma è ora di andare alle faccende serie...>> divenne improvvisamente inespressivo.
E il terrore viscerale tornò a ad stringermi le viscere. Mi sarei messa a piangere... ma con una persona simile non sarebbe servito a nulla.
<<Come sapevi del piano che avevo in mente?>> chiese con estrema calma.
Che sappia....
<<Come? Ero con la mia squadra quando ci avete attaccati. Mi pare ovvio.>> risposi, guardandolo stranita.
Lui sorrise:<<Mi prendi per un idiota?>>
<<Cosa?! No! Io non potrei mai!>> sgranai gli occhi.
Merda!
<<So bene che sei ricercata dal Corpo di ricerca, anche se hanno tentato di lasciare le cose poco note.>>
<<Ma non è ...>>
Una ginocchiata al ventre mozzò il respiro. Gemetti e tossii, il dolore che continuava a risiedere nella zona colpita.
<<Ripeto....>> fece grave, con un tono che non contemplava repliche <<Come hai fatto?>>
<<Fottiti brutt- AH!>> urlai ancora una volta, piegata in due da un pugno allo stomaco.
Lo guardai con odio, gli occhi iniettati di sangue.
Mi raggiunse un'altra ginocchiata.
<<Non guardarmi con quegli occhi di fuoco...>> sorrise sghembo <<Sei tu che mi costringi...>>
Io?! Ti meriteresti una delle mie amorevoli ginocchiate sul naso!
Decisi di rendere palese la mia indignazione con un sonoro:<<Tsk...>>
L'odiavo, quel ratto di fogna assassino, come pochi altri.
Avevo sentito parlare prima di un certo Kenny lo Squartatore, e sapere da Gillian che si trattava di un Ackerman e del capo della Gendarmeria centrale, me lo faceva odiare di più. Guardavo la sua espressione priva di compassione e più che colmarmi di terrore, scatenava in me un fuoco che si agitava sotto pelle.
Sentivo una belva dentro, agitarsi nel mio stomaco, e il desiderio di strappargli la gola a morsi.
La rabbia come sempre aveva coperto la paura. Alla fine, come mi aveva detto una volta Tess, chi entra nel Corpo di Ricerca mette in conto la propria morte fin dal primo momento. Io temevo la morte solo per un motivo: per la voglia di vivere.
Ma ora, che sapevo che non avrei continuato a calcare quel mondo difficile ancora per molto, non potevo che osservare il mio aguzzino e immaginarmi a sventrarlo.
Non hai idea di quanto darei per strapparti quel dannato sorriso dalla tua dannatissima faccia!
Lui parve cogliere il mio cambiamento interiore: <<Mi vuoi morto non è così?>>
Cosa ci fosse di divertente non lo so...
Lui, davvero..., sembrava stare assistendo a uno spettacolo comico a giudicare dalle pieghe sulla sua bocca.
Continuai a tacere.
<<Sei più simile a tuo nonno di quanto pensassi... Anche lui mi guardava così quando mi mandavano a commissionargli un lavoro, sai?>>
Brutto figlio di buona donna.... Non osare tirare in ballo mio nonno!
<<Uhm... Non parli eh? Beh non ho tempo da perdere>> questa volta il pugno mi raggiunse la mascella.
Sentii il metallico e salato sapore del sangue sulla lingua.
Un altro colpo e un altro ancora, la mente, accecata dalla fitte, era concentrata unicamente sul palmo di Kenny stretto attorto alla mia gola.
<<Come hai saputo della missione e cosa sai dell'obiettivo?>> domandò adesso con tono duro.
<<Ero lì per caso!>> gemetti, sentendomi il viso livido e tumefatto.
<<Non ci credo. Eri con un bel po' di armi diverse e di ottima fattura. Eri ben preparata. Dove hai trovato le armi? Chi te le ha procurate?>> un ghigno nuovamente affiorò sulle sue labbra <<Se mi dici dove, ci faccio una visitina! Sono davvero delle belle armi>>
Oh no, no, no, no, no!
Devo inventarmi qualcosa di credibile o scoprirà dei gemelli!
La paura si appropriò della mia espressione definitivamente. La sola idea di condannare quei due ragazzi alla mia stessa sorte mi paralizzava.
Loro non dovevano essere coinvolti.
Non dire nulla...
Non dire nulla, nulla, nulla, nulla, nulla! Prima o poi finirà...
L'aria mi mancò improvvisamente.
Il palmo dell'uomo si era stretta attorno alla mia gola e mi aveva sollevata contro la parete.
Con le mani tentai di allentare la sua presa, senza riuscirvi.
<<Sei sicura di volere continuare a non parlare?>>
Crepa bastardo! Crepa presto!
<<Non hai ancora capito che quello sguardo con me non funziona?>>
Iniziai a non riuscire a rincorrere i miei pensieri e a vedere sfocato.
Allentò la presa e riuscii a respirare. Rantolando, ma era pur sempre respirare. Mi bastava.
<<Parla>>
Che gli posso dire?! Devo trovare qualche cosa di fattibile! Ma così non ci riesco!
<<No>>
E mi sollevò di nuovo.
Di nuovo mi riportò alla soglia dello svenimento, ma questa volta mi lasciò scivolare a terra, quando mi liberò la gola. Tossii violentemente, annaspando, cercando di normalizzare i respiri e ritrovare la lucidità. I polmoni bruciavano e sembravano non ottenere ancora abbastanza ossigeno.
Ma prima che riuscissi a riprendermi un calcio mi fece rotolare per terra.
Il freddo del suolo accolse il mio corpo. Per un istante pensai che mi avrebbe ammazzato, invece mi bloccò nuovamente.
<<La scelta è tua Duchessina. Io otterrò le informazioni da te comunque.>> mi informò.
Io sorrisi, forse in un moto di pazzia: <<Lo vedremo>>
E riprese.
Le mie urla echeggiarono nel Sottosuolo.

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