Capitolo 41.

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...e il secondo capitolo promesso.

NOTTE

T/N's Pov

<<La centoquattresima ha una fortuna sfacciata, eh... Riuscire a sopravvivere in una situazione come quella e tornare pure indietro. Però.... chissà che è  successo a quei titani...>> fece Jean poco distante da me, mentre si tamponava il naso.
Io dal canto mio mi sentivo un sacco vuoto.
Svuotata.
Rannicchiata su un carro, pronta a essere trasportata via dal Wall Rose.
Le ginocchia al petto, le mani alle caviglie... lo sguardo basso.
Avrei voluto svanire nel nulla, come neve al sole...
Cosa mi restava ormai?
Oltre a Jean ovviamente...
Chi?
Mio zio minore?
Quel verme che mi vedeva come un'onta sulla nostra casata?
Non avevo più nessuno...
Io non ero più nessuno.
Provavo come una mancanza assoluta, un'assenza senza risoluzione.
Nessuna emozione.
Il vuoto.
Doloroso niente.
E faceva male, dannatamente male,  quel niente.
Perché? Perché sono viva?
Perché non sono morta?
Perché sono ancora qua mentre la mia vita continua a sgretolarsi inesorabilmente?
Jean e gli altri stavano continuando a parlare. Non seguivo i loro discorsi.
Volevo isolarmi, spegnermi.
Rimanere sola nel mio abisso.
Vorrei solo poter tornare indietro e costringermi a non entreare nel Corpo di Ricerca....
Ma non si può tornare indietro.
Era colpa mia.
Se non fossi entrata nel Corpo di Ricerca, Dean non mi avrebbe seguito.
O almeno così pensavo in quel momento.
Per un attimo avvertii l'impulso di piangere. Ma i miei occhi arrosssati dal pianto precedente erano secchi.
Aridi come un deserto.
Avevo ancora lacrime da piangere?
Probabilmente le avevo consumate tutte sul petto di Jean e al capezzale di Dean.
Dean....
Un dialogo mi ritornò alla mente.
<<Allora!? Come sta!? Siete...siete..>> assalgo il medico della Legione, col cuore in fermento.
<<Stiamo per ultimare la medicazione alla testa. È ancora vivo, ma la situazione non è  rosea, l'avviso>> risponde con cipiglio severo.
''Non... è  rosea..''
Me lo aspettavo, del resto non sono una stupida. È  già un miracolo che continui a respirare.
<<E quindi...?>> chiedo titubante.
<<Se passerà questa notte dovrebbe essere fuori pericolo. Ha perso molto sangue e il trauma alla testa è  stato violento. Oltre le fratture che non aiutano. Deve anche essere consapevole che non siamo a conoscenza dell'entità delle lesioni riportate al cervello. Potrebbe svegliarsi senza riscontrare problemi, ma potrebbe anche non risvegliarsi. O ritrovarsi con dei deficit.>> continua.
''Deficit... Non risvegliarsi...'' il cuore mi rallenta di colpo.
Non riesco a realizzare la situazione.
Spero sia un incubo, ma so che non lo è perché la pelle ustionata continua a bruciare e la gamba a inviarmi fitte.
Vorrei illudermi, ma a che pro?
<<P-posso vederlo?>> mormoro, la voce tremula.
L'uomo mi dedica un sorriso preoccupato: <<Al momento stanno ultimando le ultime cure e si stanno occupando delle fratture. Le consiglierei di andare da qualche amico durante l'attesa. Lo porteremo ai carri non appena la medicazione sarà conclusa.>>
Io annuisco poco convinta. Vorrei stare con Dean, temendo una sua eventuale dipartita durante la mia assenza. Ma il medico sembra degno di fiducia. E in più potrei essere una distrazione per chi lo sta curando.
Così, dopo aver gettato uno sguardo alla tenda da campo, allestita sulle mura per i casi più gravi, iniziai a camminare verso i membri della 104esima.
''Chissà se Jean si è  risvegliato....''
''Dean... devi farcela...''
Voltai lo sguardo sul corpo, abbandonato sul carro, accanto a me, coperto da un mantello.
Il petto gli si sollevava con difficoltà, il respiro così esile e frammentario che era difficile distinguerlo.
La pelle così pallida da somigliare a un sottile strato di pergamenta. Le palpebre chiuse a coprire i suoi vivaci occhi scuri.
I ricci castani incrostati di sangue rappreso, che fuoriuscivano dal  bendaggio alla testa.
Un braccio e una gamba fasciate e steccate.
È  ancora vivo...
C'è speranza.
Smettila di comportarti come se fosse già  morto!
<<Comandante Erwin!>> urlò Eren.
Ruotai leggermente il capo, accorgendomi del comandante Smith piegato al suolo, pronto al collasso.
Gli mancava un braccio.
Quando è  successo?
Non potendo farci nulla e, soprattutto, presa da uno strano caso di apatia, non me ne curai.
Tornai a osservare il mio amico riccioluto e analizzai ancora le sue condizioni.
Mi tolsi il mantello e lo adagiai sopra Dean, per coprirlo maggiormente.
Del resto era notte e il freddo pungeva le ossa. E io potevo farcela a sopportare un po' di gelo.
<<Siete sempre come fratello e sorella voi due. Mi stupisco ogni volta come un affetto simile sia nato tra due persone con una vita così diversa>> mi raggiunse una tonalità di voce calda. Profondi occhi blu mi sorrisero, in contrasto con la pelle perennemente abbronzata della giovane che mi stava innanzi.
<<Carmen? Che ci fai qua?>> rimasi basita.
<<Se mi stai chiedendo come mai, invece di badare a un'isterica ragazzina vanitosa e viziata a Yalkell, sia qua a farmi divorare dai titani... Non è  stata una mia scelta, ma un ordine dei miei superiori.>> sbuffò <<Non capirò mai che ci troviate a rischiare la vita così.>> sospirò, spostando gli occhi su Dean.
I miei si fissarono sullo stemma della Gendarmeria di lei.
<<Come sta?>> mi domandò preoccupata.
<<Potrebbe morire, non svegliarsi... svegliarsi e non essere lui o svegliarsi a essere il solito Dean...>> risposi in un filo di voce, costringendomi a sopportare qulla tortura di interrogatorio.
<<Ce la farà T/N...>> sorrise incoraggiante la gendarma.
<<Come fai a saperlo?>>
<<Beh... vi ricordo da bambini. La prima volta che ci siamo incontrate mi avete riempita di fango dalla testa ai piedi...>> storse il labbro <<E mi avete anche accusata di pedofilia solo perché vi stavo inseguendo...>>
<<Ma io stavo scherzando>> alzai gli occhi al cielo.
<<Lo so... comunque sia. Dean è  un ragazzo forte e che ama vivere. Ha sopportato tanto nel Sottosuolo senza mai gettare la spugna..>>
<<Un attimo!? Come fai a...>>
<<Saperlo? So solo che Dean viene da lì  e ''lì'' non è certo il paradiso. Ma lui sorride e scherza sempre no? Senza contare che un ragazzo che riesce a trattenere una furia come voi, T/N, beh... ha fegato da vendere.>> ridacchiò.
La sua risata per una volta mi diede fastidio, visto che Dean era mezzo morto su un dannato carro.
<<Uhm...>>
<<E poi ha un motivo per tornare..>>
<<E quale sarebbe?>>
<<Sei tu duchessina. Lui vi vuole un enorme bene. Siete la sua famiglia. Non vi lascerebbe mai sola. Quindi lotterà e ce la farà. Ora vado che il mio superiore mi chiama. Arrivederla duchessa>> salutò con un mezzo inchino, riprendendo la sua marcia.
Nel frattempo il carro iniziò ad avanzare lungo la muraglia.
Dean è  forte...
Dean ama la vita...
Dean mi vuole bene...
Dean lotterà?
C'è la farà?

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