Cap 6. Il mio vecchio cappotto

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Jared stava guardando il poderoso libro di magia che apparteneva a lui e alle sue sorelle.

Lo tenevano in soffitta. Aveva un grande valore e potere e ormai da tanti anni avevano fatto un incantesimo alla stessa soffitta. Quel particolare luogo della casa, avrebbe protetto moltissimo il libro.

Per quanto riguardava il libro, invece, aveva un potere assoluto per conto proprio, come se fosse una persona vivente. Il libro era tramandato nelle loro famiglie da generazioni, e riconosceva automaticamente i membri della loro famiglia.

Non si sarebbe mai fatto portar via dai loro nemici, i demoni, o qualunque altro mostro.


Jared sfogliò il libro con sguardo quasi innamorato, leggendo distrattamente le varie formule e incantesimi.

Ne era orgoglioso. Loro facevano del bene, aiutavano l'equilibrio della natura e si sentivano in pace e armonia con essa.

Aiutavano a far si che la pace regnasse e anche se c'era ancora qualche zona di ombra qua e là, Jared contava sul fatto che era più il bene che facevano, piuttosto che le persone che non riuscivano a salvare.

Non aveva importanza se i loro meriti non erano riconosciuti. Jared era a conoscenza del fatto che esistevano mondi in cui addirittura le streghe e gli stregoni venivano perseguitati.

Venivano arsi vivi sul rogo!


Jared rabbrividi alla remota idea e ipotesi che una cosa simile potesse succedere a lui e in particolare alle sue sorelle.

Sarebbe stato anche in grado di uccidere.

E loro non erano persone malvagie. Non voleva che lo diventassero, proprio come dicevano tutti.








*

Jensen stava aspettando che gli venisse riconsegnato il suo corpo. Credeva di poterlo riavere indietro subito, non credeva che l'attesa sarebbe stata cosi logorante.

Finalmente una squadra di demoni arrivò con quello che sembrava un mantello di carne molto brutto.



Jensen lo fissò disgustato. Era rosso porpora, squarciato e sbrindellato.

Faceva ribrezzo, e poche cose erano capaci di fargli ancora ribrezzo all'inferno.

"Cos'è? Una sorta di scherzo? Avevo richiesto indietro il mio corpo, ma se l'avessi voluto decomposto come l'avevo lasciato, sarei andato io stesso a recuperarlo dalla tomba!" ruggi.

"Ratish, questo non è il tuo "cappotto." in decomposizione. Era molto peggio quando l'abbiamo raccolto. A malapena c'era qualcosa da raccogliere. Abbiamo dovuto adoperare in campo magico per riuscire a farlo." Disse un demone.

Jensen si chiedeva in che razza di condizioni doveva essere, per esser dichiarato anche peggiore di quell'obbrobrio che gli si parava davanti, e da cui, tuttavia, era attirato.

"Abbiamo tardato nel riportartelo perché abbiamo dovuto purificarlo nel fuoco e lavare via ogni traccia di sporcizia, abbiamo dovuto renderlo di nuovo compatto, e abbiamo dovuto chiedere che i tuoi...organi...rinascessero a nuova vita. " disse un altro demone, fremendo di ribrezzo alla parola "organi."


"Cuore, cervello, polmoni, fegato eccetera eccetera...so cosa sono degli organi." Disse Jensen, voltandosi dall'altra parte.

"Non lo vuoi? L'hai aspettato cosi tanto." Disse il demone che teneva il suo "cappotto."

Jensen lo prese titubante, in soggezione, nonostante tutto, e senti quel mantello di carne sfrigolare al contatto delle sue dita.


Era incandescente.

"Forza, mettilo. Indossalo!" lo incoraggiò il demone.

Jensen lo indossò, facendo entrare anche le braccia in quella sorta di maniche, e lo senti subito caldo e bollente contro di sé.

"Cazzo, brucia peggio dell'inferno!" si lamentò Jensen.

"Benvenuto nel tuo inferno personale." Rise il demone.

Jensen assistè impotente a cosa accadeva contro e dentro di lui. Sembrava di venire invaso dalle fiamme e i ricordi di cosa gli era successo quando mori, minacciarono di sopraffarlo e di spaccargli la testa in due.


"Combattilo! Sei un demone, ricordalo! Respingi i ricordi! Respingi e vai avanti!" lo incitò il demone.

Jensen cercò di fare come gli veniva ordinato, anche se la testa gli si spaccava in due. Si guardò le mani. Erano rosse, pulsanti, come se ci fossero stati degli animaletti demoniaci all'interno che premevano per uscire fuori.

Era la vita che combatteva contro la sua natura demoniaca.

"In questo momento la vita che brulica nel tuo vecchio cappotto brucia a contatto con la tua natura, ma dovrà piegarsi ed essere costretta a coesistere con essa. " disse il demone.

"Quanto durerà quest'agonia?"chiese Jensen.

"Sei un demone, Ratish. Sopporta. " disse il demone, cinico.


Proprio mentre se ne stavano andando, lasciando Jensen da solo, il demone si voltò ancora e disse:

"Un'ultima cosa ancora: Riprenderai anche il tuo vecchio nome da umano: Bentornato, Jensen." e se ne andarono.








*

Jared si stava facendo un bel bagno caldo, pieno di bagnoschiuma. Adorava farsi il bagno. Lo rilassava un casino.

Nella sua testa pensava anche che gli sarebbe piaciuto farlo assieme con un uomo, un giorno.

Non era mai successo. Le sue rare frequentazioni non erano mai arrivate al punto che uno dei due facesse il bagno assieme; e un po' se ne vergognava.

Non capiva se era lui un imbranato a non averci mai pensato, oppure se nessuno dei ragazzi che aveva frequentato, gli ispiravano sufficiente romanticismo per farlo.

Mise la testa sott'acqua lasciandosi cullare dall'abbraccio avvolgente dell'acqua calda.





*

Anche Jensen era dentro una vasca, solo che la sua conteneva lava bollente. Era necessario per far si che il suo corpo, che si stava ancora incastrando con la sua essenza, si abituasse alla sua natura demoniaca.

Doveva abituarsi al fuoco, al calore insopportabile. Se non lo faceva, c'era una possibilità di crisi di rigetto, e avrebbe dovuto a quel punto, liberarsene in fretta prima di crepare sotto di esso.

Era doloroso, certo. Era già dolorosa la fusione, e bruciante. Immergersi nella lava era come aumentare quello stato di agonia.

Certo, i demoni facevano il bagno nella lava, o almeno, alcuni di loro.

Questo non voleva dire però, che se potevano farlo, non accusavano comunque dolore, alla fine.

Semplicemente questo era quello che facevano perché, erano demoni, e ai demoni piaceva soprattutto sentire dolore.

Non aveva alcuna differenza se a provarlo erano loro stessi o gli altri.

Anzi, il più delle volte, facevano del male a sé stessi, perché volevano sentire cosa provavano gli umani a cui arrecavano danni.

Era sempre un dolore però minore a quello che potevano provare gli umani, però, perché loro erano demoni ed erano abituati al dolore. Gli umani, no. o almeno non a un certo livello di intensità.

Come per esempio quello a cui ora Jensen era sottoposto. Qualsiasi umano, sarebbe morto di dolore.

I demoni non capivano quella differenza, perché i demoni erano cerebrolesi per principio, ma Jensen la capiva.

Lui era un mezzo demone.

Ed era per quello che avevano scelto Lui.

Avevano scelto lui perché in quanto mezzo demone era l'unico che avrebbe potuto riavere indietro il suo vecchio cappotto, perché avrebbe potuto contare sul fatto che il suo vecchio cappotto non avrebbe respinto la sua metà umana.


Avevano scelto lui perché in quanto mezzo demone, poteva confondersi con gli umani e confonderli, spiarli, rubare informazioni e soprattutto fare in modo di avvicinarsi ai gemelli Padalecki.


I demoni volevano il loro LIBRO e volevano i loro poteri.

Li volevano tutti e quattro perché insieme avrebbero portato a qualcosa di unico cui i demoni volevano assolutamente attingere.

Non potevano però rubare i poteri ai gemelli se loro non erano vulnerabili, ed ecco che qui entrava in gioco Jensen.

Li avrebbe avvicinati, loro si sarebbero fidati di lui, e proprio quando erano più vulnerabili, avrebbe strappato loro i poteri!

Jensen pensava tutte queste cose, mentre dentro di lui, la sua stessa pelle si agitava e fremeva e ribolliva.












 Note dell'autrice:  Spero che non odierete troppo Jensen qui hahha deve essere un pò cattivo, per esigenze di trama...ma avrà anche lati dolci <3
e l'idea del cappotto è perchè si usa dire che quando moriamo, la nostra anima si libera del nostro vecchio "cappotto" <3

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