Cap 16. Ricordare

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  Jensen era andato a riprendere i suoi fratellini alla Casa Famiglia e ora nel suo appartamento, li stava addestrando a dovere.


"Se qualche uomo cattivo vi avvicina e vi chiede di me, voi allontanatevi subito. capito?" Jensen aveva ottenuto il permesso dalla Triade, di tenerli con sé, ma in cambio la Triade l'aveva licenziato dal suo incarico, sostituendolo con un altro demone. Un altro demone che avrebbe avuto l'incarico di cercare di eliminare i gemelli Padalecki.

"Abbiamo capito, Jensen." dissero i bambini in coro, annoiati.

Jensen si inginocchiò davanti a loro e li fissò. Non sapeva bene come comportarsi con loro. Era stato abituato da anni a non vederli più come esseri umani, come i suoi dolci fratellini andati persi da tanto tempo...eppure adesso erano di nuovo qui, con le stesse sembianze di come li aveva persi, ma erano davvero loro? Jensen sapeva che non era possibile che avessero conservato ancora quell'antica innocenza...


"Che...cosa ricordate?" Jensen non voleva piangere, non voleva mostrarsi debole o fragile davanti a loro.

I bambini lo guardarono perplessi. "Ricordare cosa?"

"Ricordate....L'inferno?"

I bambini lo guardarono d'improvviso terrorizzati.

"Va tutto bene. Non vi succederà niente. Voglio solo capire quanto ricordiate."

Il più grande disse: "Ricordo che Sammy piangeva continuamente perché lo buttavano nella lava bollente, continuamente...io picchiavo chi lo faceva piangere, poi dopo un po' non ha pianto più."

Sam continuò. "Non so perché non sentivo più dolore. E poi siamo diventati diversi. Tipo...brutti?"


Jensen chiuse gli occhi.

"Gli altri bambini ci picchiavano e anche noi li picchiavamo ed eravamo contenti, ma non ricordo perché. Perché ci comportavamo in quella maniera?" chiese ancora Sam.

"Che cos'altro ricordate? Ricordate come...vivevate?" chiese Jensen.

"Sembra tutto un sogno ora...mi sembra di non ricordare molto...eccetto te...venivi a trovarci?" chiese Dean.

"Si..."

"Non ricordo...cosa pensavamo...e cosa sentivamo..." rimuginò Sam.

"Non dovete più pensarci. Non dovete più farlo. Vi prego, non pensateci più." disse Jensen, tenendoli per le spalle.

"Anche tu sei umano ora, come noi? Possiamo tornare a essere una famiglia?" chiese Sam.

Jensen stavolta pianse davvero, e si voltò per non farsi vedere dai bambini.

"No, non sono umano, ma questo deve restare il nostro piccolo segreto."

"Ma...se tu lo dici a quel ragazzo tanto carino che ci fa giocare sempre, lui ti aiuterà..." disse Dean.

"NO."

I bambini arretrarono spaventati.

"No." disse più dolcemente. "Jared non dovrà mai saperlo. Vi prego. non ditelo. Vi prego. la Triade lo scoprirà e vi porterà via da me. Vi prego, vi prego, promettetemi che non lo direte a nessuno!" supplicò Jensen prendendo le loro manine tra le sue.

I bambini sembrarono sorpresi. "Tu ci vuoi bene?" chiesero.

"Ma certo che ve ne voglio! Siete i miei fratelli. Ve ne ho sempre voluto!"

I bambini lo guardarono tristi e arretrarono.

"Vi prego, non dovete avere paura di me. È vero, sono ancora un demone, ma non vi farei mai del male. "

"Possono i demoni amare?" chiese Sam.

"Io...io non lo so..." riflettè Jensen.

"Dov'è papà? Perché nessuno vuole dirci dove si trova?" chiese Dean disorientato.

Jensen li guardò sorpreso. "Voi non ricordate?"


"Gli è successo qualcosa?" chiese ancora Dean più spaventato.

"Voi non ricordate come siete morti??" chiese Jensen sbalordito.

"Morti? Noi non siamo morti. Noi siamo vivi. Perché dici una cosa del genere, Jensen?" chiese Sam.

Jensen li fissò ancora.

"Siete stati all'inferno...." Disse piano.

"Inferno? Quale inferno? " chiese Dean, prendendo la mano del piccolo Sam tra la sua. "Noi non siamo mai stati all'inferno. L'inferno è per le persone cattive, non per i bambini."

"E...e se anche fosse anche per i bambini, noi siamo dei bambini buoni, non potremmo mai andare all'inferno, l'inferno è per i bambini cattivi, noi siamo bambini buoni..."

"Bambini..." disse Jensen, sentendo qualcosa pizzicare ai lati degli occhi.

"NO! NOI NON SIAMO BAMBINI CATTIVI!" urlò il piccolo Sam scoppiando in lacrime.

"Sam! Vi prego, non fate cosi....lo so cosa vi sta succedendo...è....è..."

Negazione...è negazione....

"Voi...voi...volete dimenticare...lo so che è tremendo, ma voi invece dovete ricordare che papà..."


"Ricordare? Non c'è niente da ricordare! Papà?? Noi non abbiamo mai avuto un papà!!" urlò adesso anche Dean, e poi entrambi scapparono su per le scale.



Jensen crollò a terra in ginocchio, mentre Jared apri la porta di scatto, spaventato.

"Jensen, ho sentito delle urla...cosa....Jensen, cosa fai per terra??"

"Non si fidano di me e hanno ragione. Sono inutile. Io non sono stato capace di proteggerli. Sono solo un fallito..." disse Jensen singhiozzando.

Jared era sconvolto. Non aveva mai visto Jensen crollare in quel modo.

"Jensen, Jensen, guardami! Tu non sei un fallito, ok??" gli disse, prendendogli il viso tra le mani.

"Non mi conosci..." disse Jensen.

"Hai ragione, e muoio dalla voglia di farlo. Sembrava che stesse andando piuttosto bene la conoscenza, no?" riusci a scherzare Jared.

Jensen gli fece un debole sorriso.

Jared lo abbracciò e poi lo fece sedere sul divano.


"Raccontami." Disse semplicemente.

"Non c'è molto da dire. Te l'ho detto...i miei fratellini sono morti anni fa. Dieci anni fa. assieme ai miei genitori. Un massacro di famiglia. Stavano per fare a pezzi anche a me, ma me la cavai finendo tutto rotto all'ospedale. La mia famiglia distrutta. Avrei preferito morire con loro. Sarebbe stato meglio..." Jensen decise di dire solo una parte della verità a Jared, perché non poteva rischiare che per qualche motivo lui scoprisse la vera storia della sua famiglia, anche se era molto avvolta nel mistero.


"Non dirlo neanche per scherzo. È orribile quello che è successo alla tua famiglia, ma Jensen, perché i tuoi fratellini sono tornati come demoni? Perché lo sono diventati? C'è qualcosa di grosso sotto...chi muore non diventa demone, devono fare qualcosa quando sono in vita, e mi rifiuto di credere che dei bambini cosi piccoli..."


"Io voglio solo che le indagini si chiudano qui. Ho ritrovato i miei fratellini che erano stati uccisi anni e anni fa. sono sconvolto e non voglio che la polizia ci perseguiti..."

"Non succederà, Jensen..."

"A proposito, non si sa come sono tornati umani, vero?" chiese Jensen con indifferenza.

Jared impallidi.

"N-no...non si sa..."

"Hanno...cambiato aspetto quando...quando tu li hai toccati..."

"I-io ti giuro che non ho fatto niente, Jensen. deve essere successo qualcos'altro...forse avevano toccato qualcosa prima."

Jensen gli prese la mano. "Non è che sei un angelo? Li hai guariti."

"Non sono niente di tutto questo, Jensen. te lo direi..." disse Jared sentendosi un po' in colpa.

Jensen lo guardò e si senti in colpa anche lui per come gli stava mentendo, poi ripensò al demone che aveva preso il suo posto.

"Puoi restare ancora un po' qui, con me?"

"Certo, Jensen...tutto il tempo che vuoi..." disse Jared, accoccolandosi sul divano contro di lui, poi lo guardò, e un po' indeciso, lentamente, avvicinò le labbra piano, per baciarlo.

Jensen gli mise una mano sulla guancia e lo attirò a sé, in cerca di un bacio più appassionato.  

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