Cap 12. Jensen e i baby demoni - terza parte

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Jared era all'ospedale e stava ancora dormendo.

Jensen lo guardava dormire, seduto su una sedia.

Automaticamente si mosse vicino a lui e gli mise una mano sulla fronte.



Jared era sofferente fino a poco fa, ma quando Jensen gli mise la mano sulla fronte, smise di agitarsi nel sonno, e prese a rilassarsi, sfoggiando un bel sorriso.

Ora Jensen gli aveva restituito la sua magia.

Voglio la tua magia, voglio la tua magia, e alla fine gliel'aveva restituita. Bel demente che era, pensava.

Jensen stava per allontanarsi, quando un dito di Jared gli sfiorò il braccio.


Jensen rabbrividi, ma Jared non si svegliò, e lui ne approfittò per uscire dalla stanza d'ospedale.




Pochi secondi dopo, Jared apri gli occhi, ma Jensen ormai non c'era più.



Jensen stava ancora camminando nel corridoio, quando vide due ragazzini pararsi davanti a lui.


"Ciao." Dissero loro.

Jensen credette di averli riconosciuti, e con un brivido tirò dritto.

"Aspetta" disse uno di loro dai capelli castano molto scuro.

Jensen li guardò ancora. Erano proprio i bambini che aveva visto accasciarsi al suolo in strada, assieme a Jared. Gli stessi che Jared aveva toccato.

Ora non sembravano più dei piccoli mostri. Il più piccolo sembrava avere cinque anni e aveva i capelli castani e folti, liscissimi, il più grande, che doveva avere quattro anni in più, aveva capelli biondi e occhi verdi.


"Io sono Sam e lui è mio fratello Dean." Disse il piccoletto.

Jensen pianse, pianse come non aveva mai creduto di poter riprendere a fare mai più.

Stava per andarsene, quando il più grande gli disse: "Da tanto tempo avremmo voluto riprendere a parlarti con la nostra antica voce, e adesso te ne vai via cosi senza neanche guardarci?"

Jensen si voltò piano, verso di loro.

"è questo il modo di comportarsi, fratello?" chiese Dean.


Jensen non sa come, finirono abbracciati, e quella scena non scappò a Jared, che usci fuori dalla sua stanza proprio in quel momento.

Jensen si accorse di lui e scappò a perdifiato, incurante di quello che l'altro avrebbe pensato.




*

Quando Jared tornò a casa, venne subito sommerso in un abbraccio soffocante dalle sue sorelle.

"Abbiamo saputo dello svenimento. Perdonaci per non esser venute, ma siamo state letteralmente aggredite da quei mostri." Spiegò Marina.

"Non sono mostri, non credo almeno. Credo che sia capitato loro qualcosa di molto brutto." Spiegò Jared.

"Lo sappiamo. Bambini innocenti trasformati in demoni attraverso patti inquietanti fatti dalle loro famiglie. È terribile, ma Marina è riuscita a metterne fuori gioco diversi. Alla fine sembravano di nuovo normali" disse Pearl.

"Tu hai fatto cosa??" chiese Jared.



*

Passarono diversi giorni, in cui Jensen non aveva più avuto notizie di Jared.

Un giorno, arrivò a casa sua e lo vide seduto sullo scalino di casa, a giocare proprio con quei due bambini.

Giocavano, ridevano, gli saltavano addosso.

Jared lo vide.

"Jensen!"


Jared gli corse incontro, prima che Jensen potesse scappare di nuovo.

"Jared, per favore..."

"No, Jensen! Non ti vedo da cinque giorni. Mi hai mollato in ospedale da solo, devi darmi una spiegazione!" gli disse, tenendolo per un braccio.


"Mi dispiace." Disse solo, ma poi vide l'espressione di Jared, e capi che non era arrabbiato. Solo preoccupato.

"Loro...sono..."

"Lui è nostro fratello." Dissero i bambini, quasi per dispetto, facendo impallidire Jensen.


"C- che cosa??" chiese Jared basito.

"I- io..io...io..."

"è tanto tempo che non ti vediamo, fratello." Disse Sam.

Mentono...mentono per salvarmi pensò Jensen.

Era vero che erano i loro fratelli, cosi come non era vero che non li vedeva da tanto tempo. Era sempre andato a trovarli, quando erano ancora dei demoni. E credeva che loro lo ricordavano.

"Jensen, non mi hai mai detto di avere dei fratellini." Disse Jared.

"Non è...una bella storia da..."

"Degli uomini cattivi ci hanno uccisi, ma adesso siamo tornati, siamo tornati dalla morte!" trillò Sam.

"Diosanto, Jensen. ho naturalmente sentito dell'ordata dei bambini zombies...ma non mi avevi detto che...ne eri coinvolto..." disse Jared, omettendo di dirgli che se ne erano occupati lui e le sue sorelle, e che per poco non si facevano uccidere.

Jensen però lo sapeva già. Era con i bambini zombies quando ci furono quegli scontri, e aveva mantenuto la sua forma demoniaca per non farsi riconoscere, e aiutare più demoncelli possibili a vendicarsi e ad uccidere chi gli aveva fatto questo.

"Come...ne siete venuti fuori? Chi?" chiese Jared ai bambini.

"Un uomo buono..." disse semplicemente Sam, e Dean annui.

Jensen dovette reprimere l'impulso di scoppiare ancora a piangere.


"Un uomo buono? E come ha fatto a raggiungervi?" chiese Jared.

"Bo. Forse era un angelo!" disse Dean.

Era troppo. Jensen cercò di scappare via, ma Jared lo raggiunse e lo abbracciò forte. Non lo lasciava andare.

Pianse assieme a Jensen, che per una volta si lasciò andare.


"Se vuoi parlarne, sono qui." Gli disse Jared.

"Lo so, Jared. Grazie."


"Sai, dicono che...a fermare l'avanzata dei bambini demoni, e a guarirne alcuni, siano stati degli stregoni...pazzesco, vero?" chiese Jared ridendo tra le lacrime.

"Si. Sono orgoglioso di loro." Disse Jensen sorridendo.






*

"Cos'hai, Jared? Sembri tormentato. Questa situazione dei demoncelli ti ha scosso molto a quanto vedo" disse Pearl. In fondo non erano riusciti a fermare la grande ordata di bambini zombies, ma solo a fermarne alcuni. Non avevano riscosso chissà che successo.

"è che mi chiedevo...se i demoncelli sono diventati tali per via di quei mostruosi patti, perché i fratellini di Jensen hanno detto di essere stati uccisi?"

"Mmm...questo Jensen ci sta nascondendo qualcosa, Jared, farai meglio a stargli alla larga. Non mi fido di lui." Disse Pearl, mentre si passava la limetta per le unghie sui piedi, sul divano.





*

All'ospedale, intanto, un uomo stava osservando diversi bambini nei loro letti, che dormivano.

Sembravano il ritratto degli angeli, ma l'uomo sapeva che erano tutto tranne che angeli.



In quel momento comparve un uomo vicino a lui. Un uomo con i capelli bianchi e la tunica bianca.

"Luke, in questa giornata sono successe delle cose molto gravi. Gli stregoni Padalecki hanno violato le regole della magia, usandola per curare dei demoni."

"Sono solo dei bambini..." provò a dire Luke.

"Sono il male, non ha importanza quale forma adottino per ingannare! Ora questi sono stati guariti e non è nella nostra moralità fare del male a dei bambini, ma adesso sei incaricato di sorvegliare i giovani stregoni, e assicurarti che la smettano di usare la magia per altre effrazioni! Il loro è un dono prezioso che gli è stato dato per fermare il Male, non spetta a loro guarirlo! "

"Sissignore." Disse l'uomo.

"Bene. Buona fortuna, Luke. Contiamo molto su di te."

Luke si mise a riflettere, guardandoli. Era proprio curioso di sapere chi dei quattro era riuscito ad alzare un polverone cosi forte da richiedere addirittura l'intervento di un angelo.





*

Jensen aveva pensato a quello che i bambini gli avevano detto.

Come ne siete venuti fuori? Chi?

Un uomo buono.


Cosi si intrufolò nella soffitta dei Padalecki, nel cuore della notte, assumendo la sua forma demoniaca, e facendo attenzione a non fare rumore.

Individuò subito il libro. Lui si era intrufolato li solo perché voleva constatare di persona se era vero che era un uomo buono. Voleva avere la prova che il libro non si sarebbe opposto a lui.

Non aveva però l'intenzione di prenderlo, davvero.

Almeno questo era quello che pensava.

Ora che se lo trovava davanti agli occhi, una sorta di desiderio cieco lo attraversò, ma cercò di respingerlo.

Non era venuto li per quello, si disse.

Allungò una mano, ma il libro si spostò da lui come se fosse stato vivo, e cadde.

Non si lasciò neanche toccare, e quando Jensen stranito fece un passo per raggiungerlo, volò di nuovo indietro, aumentando di nuovo la distanza tra lui e Jensen.

Jensen si sentiva ferito, umiliato, furibondo, e anche deluso.

Forse anche triste.

Era cattivo. I suoi fratellini si sbagliavano su di lui, o forse avevano mentito, chissà.

Fu con questi stati d'animo, che lasciò la soffitta, con il libro ancora sul pavimento.











Note dell'autrice: 

Innanzitutto scusatemi del ritardo O_____O e poi scusatemi se non ho messo per niente la parte del combattimento con i demoncelli. Non ce l'ho proprio fatta ç_ç spero non siate delusi! Poi magari non è neanche finita qui...potrei utilizzarli di nuovo e potrebbero saltare in qualche altro capitolo :)) scusate anche per il capitolo, anche questo poco descrittivo, ma faccio proprio fatica in questa ff a immaginarmi le scene o.o spero che più avanti vadi meglio e vi ringrazio che continuate a seguirla!! 

Ps ormai Sam e Dean li inserisco in ogni mia ff ahhahah     

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