Cap 27. Il dolore di Pearl

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 "Questa gonna viola e questa camicetta gialla ti stanno d'incanto." Disse Misha.


" Grazie. Sai, l'ultima volta che ho ballato con un uomo...è stato alle superiori..." disse Tati, mentre ballava nella sala da ballo del pub, con Misha.

"Non posso credere che una bella streghetta come te non abbia mai ricevuto nessun invito a danzare. Dì la verità, ci hanno provato e tu hai fatto loro una fattura." Disse Misha, facendole fare una piroetta.

"Nessun principe è mai interessato a far danzare le streghe cattive." Disse Tati, languida, mentre lui la teneva tra le braccia.

"E le streghe buone?" chiese lui.

Tati non rispose, lasciando che Misha la baciasse.





*

Pearl stava piangendo e fece crollare con la magia una gran quantità di cose dalla soffitta. Soprammobili e perfino due tavoli e un comodino.


"AHHHHHHHH." Gridava.

"Pearl!!!" gridò Marina, accorrendo dalla sorella.

"NO! STAI LONTANA. AHHHHH."

"Pearl, dio mio, che ti sta succedendo? Sono io, Marina!"

"IO LO SENTO!"

"Senti cosa???"

"IL DOLORE! IL DOLORE DI TUTTI. MI STA UCCIDENDO!"

"Dio mio!"





*

Sai, sono sempre stata così imbranata con i ragazzi...non riesco a credere di essere qui ora cosi con te." Disse Tati, guardando Misha.

"Vuoi dirmi forse che stai con me solo perché non puoi avere di meglio? Difficile da credere." Scherzò Misha.

"Smettila! Non è affatto cosi. Tu sei gentile...e carino...e paziente. Molto paziente. Finora non ho mai incontrato nessuno che fosse cosi carino e paziente con me. Nessuno a cui anche io tenessi..." disse dolcemente Tati.

Il bacio che stava per arrivare, fu interrotto dallo squillo del telefonino di Tati.


"Scusa. Lo tengo sempre acceso perché se le mie sorelle o mio fratello dovessero avere bisogno..."

"Non preoccuparti." La rassicurò Misha.

"Pronto? Pearl? Che crisi? Non capisco...stava bene prima che uscissi...ho capito. Arrivo subito, tu cerca di tenerla calma."

"Problemi?" chiese Misha preoccupato, quando Tati chiuse la linea, di colpo impallidita.

"Si. Pearl è nei guai. " disse Tati.




*

"Com'è il tuo pesce?" chiese Jensen, mentre Jared stava mangiando i suoi calamari.

"Squisiti. Vuoi assaggiare?" chiese l'altro. Jensen fece cenno di si e Jared afferrò un calamaro fritto e glielo portò alla bocca.

Jensen rimase a mangiarlo dalle mani di Jared, con lentezza, fino a leccare anche le dita del ragazzo.

Jared deglutì.

"Dovevamo parlare di un certo discorso in sospeso."

"Vuoi sapere quali sono i miei sentimenti per te? Non sono terribilmente chiari?" chiese Jensen.

"Ehm...non proprio."

"Lascia che te li schiarisca, allora..." disse Jensen, spingendo il suo viso alla ricerca di un bacio.

Purtroppo il telefonino di Jared squillò in quel momento.

"Marina? Cosa è successo a Pearl???"

Il volto di Jensen impallidì.



Tornarono a casa vedendo Pearl in lacrime, seduta sul pavimento, i capelli aggrovigliati che le coprivano la faccia. Il ritratto della disperazione.

"Che le è successo?" chiese Jared.

"È svenuta. Abbiamo sottovalutato il suo problema e adesso Pearl sta pagando. Ci dispiace, Jared. Noi non credevamo che fosse qualcosa di pericoloso." disse Tati.

"Luke, tu puoi fare qualcosa?" chiese Jared implorante.

"è molto strano. Riconosco quello che è capitato a Pearl. La malattia dell'empatia. Può sembrare un dono i primi tempi, ma poi si rivela una condanna. Non è una cosa che si può contrarre come un virus, qualcuno gliel'ha trasmessa." Disse Luke. "

"Come??" chiese Marina.

"Non lo so. So che l'empatia è una cosa che colpisce la mente, ma è un male acuto che la fa iniziare."

"Un male acuto?" chiese Tati.

"L'empatia che proviamo noi tutti, ci rende più sensibili, ma ci provoca anche dolore, perché soffriamo di più; è proprio grazie al dolore che viene trasmessa l'empatia magica. Parte sempre tutto dal dolore. Vostra sorella soffriva di un qualche male, per caso?"

"Notavamo che aveva spesso mal di testa, ma ha sempre rifiutato di farsi visitare..." disse Marina.

"Capisco...avrei voluto che me lo diceste prima...avrei potuto guardarla...sentite, mi dispiace, ma l'ipotesi è che vostra sorella fosse malata. Forse un tumore."

"Che cosa???"

"È l'unica spiegazione. L'empatia magica si riesce a trasmettere solo se viene asportato magicamente, di forza, un male che ti corrode da dentro. Non un male qualsiasi, ma neurologico, che colpisce la mente. Non so chi l'ha fatto né perché, ma probabilmente la stessa persona che ha salvato Pearl dalla malattia, gli ha trasmesso l'empatia. Forse volontariamente."

"Perché diavolo avrebbero dovuto salvarla per poi farla impazzire?" chiese Jared.

"Non lo so, ma non c'è alcun dubbio che sia cosi. La mente umana è fragile e viene provata molto quando malattie come i tumori o altre malattie degenerative la colpiscono, è difficile riprendersi anche normalmente, ma molto di più se si adopera magicamente. Perché credete altrimenti che lasceremmo che molte persone morissero, senza provare a salvarle? Se usi la magia per togliere il male, ci sono delle conseguenze e avete visto quali. La mente di Pearl è stata liberata dal male, ma la magia ha comunque toccato delle aree che non doveva toccare nel suo cervello. Ha aperto di più il terzo occhio, donandole il potere dell'empatia, che ora però la sta distruggendo."



"Ok, basta cosi, abbiamo capito. Ti prego, non parlare più, salvala!" disse Tati.

Luke scosse la testa. Non credeva che avrebbe funzionato, ma mise lo stesso le mani su Pearl. Appena provò a toccarla per guarirla, però, Pearl gridò di più.

"L'eletroshock in alcuni casi funziona. Un dolore molto forte. Potrebbe ucciderla però." Disse Luke.

Le sorelle cominciarono a piangere e Jared si aggrappò a Jensen.

Baz, dove sei? È tua la colpa di questa situazione.

"Morirà?" chiese Jared.

"No, ma potrebbe impazzire. Devo consultare i miei capi. Scusatemi." Disse Luke, sparendo all'improvviso e lasciandoli nel terrore.



*

Marina, Tati, Jared, Jensen e Misha portarono Pearl a riposare nella sua stanza. Si era risvegliata, ma era ancora febbricitante e sembrava stare molto male. Tentarono di calmarla un po' con un'aspirina, ma non sembrava funzionare.

Tati e Marina stavano piangendo ora. "Come abbiamo potuto non accorgerci che Pearl aveva un tumore?" chiese Marina, singhiozzando.

Jared non sapeva che dire. Aveva voglia di piangere, ma cercava di mantenersi lucido e coerente perché non poteva crollare. Doveva farlo per sostenere loro.

Jensen andò in bagno, ma appena chiuse la porta, si materializzò Baz nella stanza.

"Sei arrivato, finalmente. Sei venuto a goderti gli sviluppi inaspettati della tua miracolosa guarigione?" chiese Jensen.

"Non sapevo cos'avrebbe comportato quello che ho fatto, Jensen, ma ora che lo so, non posso dire di esserne scontento. Pensaci, questa è la nostra occasione. Se non uccidiamo neanche una delle streghe, la Triade si spazientirà e ci punirà!"

"Credevo non fosse necessario ucciderle. Non prima di avere preso loro i poteri, almeno."

Baz sbuffò. "I piani sono cambiati e al contrario di quello che puoi pensare, io non sono come te, Jensen. io non mi affeziono al nemico. Io ci tengo alla mia vita!"

Detto questo Baz scomparve di nuovo.

Jensen lo odiò ferocemente in quel momento, ma dovette ammettere che aveva ragione.



Entrò dentro la stanza di Pearl e la fissò. Provò un inaspettato odio verso quella ragazza. Quella ragazza che aveva scombinato i piani a Baz, cosi simile a Jared in questo, ma non volendo odiare Jared, poteva scegliere di odiare lei.

"No, stà indietro. Aiuto. Aiuto!" gridò Pearl. Jensen strinse gli occhil, rendendosi conto che Pearl poteva vedere il suo vero volto. La guardò con un'aria di sfida

Con uno schiocco della mano, frantumò la lampada azzurra che era situata sul comò di fronte allo specchio. Pearl gridò e pianse più forte.

Jensen stava sorridendo ora e a quanto pareva anche Baz era divertito della situazione.

Smisero di sorridere, quando arrivò Jared correndo, spaventato dai rumori.

"Pearl! Pearl! Guardami. È tutto ok!"

"Nooooo. Non è ok...loro sono demoni! Volevano farmi del male!" urlò lei, indicandoli.

Jared si voltò verso Jensen che scosse la testa con aria avvilita. Naturalmente Jared non poteva vedere Baz che era proprio lì, invisibile, vicino a lui.

"Io sono venuto qui per controllare come stava, ma ha cominciato ad agitarsi. Io ho provato a calmarla, ma ha usato il potere, rompendo la lampada. Avrebbe colpito me, se non mi fossi spostato in fretta." Disse Jensen.

Jared cominciò a piangere addosso alla sorella, chiedendole di riprendersi.

Sia Jensen che Baz, guardarono Jared con un cambio d'espressione ora. Sembravano quasi toccati da quella scena.

Jared era così struggente, che spezzava il cuore.




*

Pearl era stata portata in salotto, sul divano. Luke era tornato e stava parlando con Jared, Marina e Tati, di cose inutili, senza fornire una spiegazione valida. Jensen era chino su Pearl, sdraiata sul divano.

"Scusa. Scusami." Gli bisbigliava Jensen, poi fece una cosa che non pensò che avrebbe mai fatto. Cercò di assorbire l'empatia da Pearl.

Non ci riuscì, ovviamente. Baz lo guardava, compatendolo.

"Sapevo che eri solo un rammollito." Gli bisbigliò all'orecchio.



Accadde tutto in pochi istanti. Baz era ora di nuovo visibile, nel suo aspetto da demone. Ruggì e tutti si voltarono.

Andò dritta da Pearl e la costrinse a bere del veleno.

"NOOOOO!" gridarono le sorelle, Jared e Jensen.


Jensen tentò di buttarsi contro Baz, ma lui lo spinse indietro, facendolo cadere.

Tati fece volare Baz contro la vetrata, sfondandola, ma subito dopo il demone era sparito.


Pearl stava boccheggiando ora. Le sorelle e Jared pregarono Luke di fare qualcosa e lui ci provò. Mise le mani sopra il petto di Pearl e si sprigionò una luce bianca.

"AHHHH!" gridò Pearl, ma questa volta era un urlo di sollievo.

Marina, Tati e Jared, andarono ad abbracciarla.

"Sto bene. Sto bene. Sto molto bene." Disse Pearl, perplessa.










*

Jensen era tornato nel suo appartamento e aveva appena messo i bambini a letto.

"Jensen? Perché non possiamo dormire con te, stanotte?" chiese il piccolo Dean.

Jensen corrugò le sopracciglia. "Ormai siete grandi. Potete dormire da soli."

"La mamma e papà non ci hanno mai fatto dormire nel letto con loro." Disse Dean, e Jensen provò una tristezza infinita.

"Ok...solo uno, però." Acconsentì. Sam sembrò agitarsi.

"No. Sammy non può dormire da solo. Si agita. Deve vedermi sempre quando si addormenta." Disse Dean.

Jensen sorrise, intenerito.

"Che cosa ho fatto per meritarvi?" chiese, dando a entrambi un bacetto sulla fronte.

"Andate pure nella mia stanza. Io vi raggiungerò dopo. Devo sbrigare delle cose, prima. Tu stà attento a tuo fratello." Disse Jensen, rivolgendosi a Dean, facendogli l'occhiolino, mentre il piccolo molto teneramente spingeva il fratellino in camera.





"Hai davvero una bella famiglia." Disse Baz, ironico.

"Andiamo in soffitta a parlare." Disse Jensen, passandosi una mano sul viso.

Andarono in salotto, dove Jensen prese la scala appoggiata al muro e la usò per raggiungere la botola sul soffitto.



"Allora...c'è qualcosa che devi dirmi?" esordì Baz.

"Io??" chiese Jensen, stupito. Si era aspettato delle spiegazioni, non certo di essere lui a fornirle però.

"Si. TU, Jensen, TU. Andiamo, siamo soli, adesso. Questa soffitta è insonorizzata. Deve essere per questo che mi hai fatto salire qui, vero? Perché non vuoi che tutti all'inferno sappiano che stavi per metterti contro di me, per difendere gli stregoni!"

In un lampo, Jensen afferrò il colletto della sua giacca e lo attaccò al muro.

"Sei tu quello che fa il doppiogioco qui. Prima mi dici che non riesci ad uccidere la strega, la salvi, e poi vuoi avvelenarla."

"Abbiamo passato il segno, Jensen, non lo capisci??" disse Baz, quasi urlando. "Ho avuto un momento di compassione, ok, ma io NON – SONO – COME – TE. Io non rischio la mia vita per salvare dei luridi stregoni. Io non decido di morire al posto loro. Che cosa credi che ci avrebbero fatto quando avessero visto i progressi della strega, eh? Quando avrebbero realizzato , proprio come l'angelo, che sono stato io a donargli quel potere, proprio per averla salvata?? Avrebbero voluto la mia testa e anche la tua, quando avrebbero scoperto che mi hai coperto!"


"Baz, noi siamo migliori di cosi..."

"Davvero? E cosa te lo fa pensare, Jensen? Il solo fatto che giochi all'allegra famiglia con i tuoi fratellini, demoni solo fino a qualche giorno fa? Tu non sei umano, e neanche loro. Non importa quanto tu ora voglia ridargli la vita che gli è stata donata. È andata e non tornerà più indietro. Questa è solo un replicante fatto male della loro vita prima di finire all'inferno. Ora loro ti sembrano innocenti, ma nessuno è più innocente dopo essere passato dall'inferno. Ti suggerisco di stare attento con loro."



"Visto che parli di loro, devo ricordarti chi sono stati i loro carcerieri?? Non hanno avuto nessuna pietà per loro, nessuna, e io dovrei ripagarli con la fedeltà?"

"Non sono stati i demoni a fare questo, Jensen, no....sono stati degli umani. A volte ti dimentichi qual è il vero nemico. Sono molto preoccupato per te." Disse Baz, voltandogli le spalle.

"Anch'io..." si sentì dire Baz, ma ancora non si voltò.



"Parli...di lealtà...di fedeltà...ma dalla tua bocca escono solo bugie, Baz. Anche quando dici che volevi uccidere la strega. Sai, ho perso tempo a preoccuparmi della strega, e quindi non ho sentito i discorsi tra Luke e gli stregoni, ma li ho ascoltati dopo, quando la strega si è ripresa."

Baz non disse niente e Jensen continuò:

"L'unica maniera per eliminare l'empatia da Pearl, era quella di provocargli cosi tanto dolore da uccidere il contatto mentale che aveva creato. Non un dolore qualsiasi, Baz. Un dolore mortale. Il problema però era, che l'empatia di Pearl le faceva sentire tutto all'ennesima potenza. Un dolore troppo forte, forse avrebbe ucciso l'empatia, ma avrebbe anche ucciso lei."

Baz si voltò lentamente e disse con un sorriso straffottente:

"Già. Peccato che non abbia funzionato."

"Menti. Tu non hai mai avuto intenzione di uccidere la strega, volevi salvarla. L'hai avvelenata perché sapevi che la consapevolezza di aver ingurgitato del veleno, avrebbe scioccato cosi tanto quella ragazza in maniera tale che il dolore avrebbe ucciso l'empatia, sapevi che Luke l'avrebbe salvata dal veleno, perché sappiamo che gli angeli riescono a guarire chi è stato avvelenato... e volevi che io credessi che volevi ucciderla, perché cosi sarei risultato più credibile agli occhi degli stregoni e anche agli occhi della Triade secondo cui devo recitare ancora il ruolo della spia in incognito."

Baz lo guardò duramente.

"Ma c'è un'altra cosa che vorrei sapere...perché hai smesso di chiamarmi con il mio nome di demone?"

Baz lo guardò sorpreso, come se non si aspettasse questo.

"Cazzo, scusami. D'ora in poi ti chiamerò principessa, va bene??" e sparì senza aggiungere altro.


"Tipico di te, Baz! Non vuoi dare mai soddisfazione, eh?? Neanche se ti dicono la verità!" disse Jensen, urlando al vuoto.






*

Pearl si trovava al pub per festeggiare con le sue sorelle e Jared, la sua guarigione, anche se rimaneva provata.

"Non posso credere che avevo un tumore al cervello." Disse Pearl, continuando a bere.

"Credi che ti faccia bene il whisky dopo quello che hai passato? Prendi un'altra fetta di torta, piuttosto." disse Jared.

"Tutto quello che voglio adesso è dimenticare. "

"No, Pearl, è importante che tu non dimentichi invece. Abbiamo bisogno del tuo aiuto per capire chi ti ha fatto questo." Disse Luke.


"Non adesso." Disse Pearl, alzandosi per andare in bagno. Era appena uscita da quell'incubo e la stavano già martellando. Ok, l'avevano salvata, ma era chiedere tanto, pretendere di essere lasciata un po' in pace? Senza contare che Luke era un angelo. Poteva darsi una mossa a scoprirlo lui!

Si mosse alla ricerca del bagno, senza guardare davanti a sé e andò dritta a sbattere contro una persona.

"Gabriel?" domandò, barcollando, mentre Baz la sorreggeva tra le braccia.

"Tutto bene? Jensen mi ha detto che sei stata male."

"Che cosa ti ha detto di specifico?" chiese lei, spaventata.

"Solo che hai avuto qualcosa come degli attacchi di panico. Volevo venire a trovarti, ma il mio capo non mi ha fatto uscire dall'ufficio di lavoro. Scusami. "

"Perché ti scusi? Tu non hai fatto niente..."

"Poi sono venuto a casa per vedere come stavi, ma non mi ha aperto nessuno. Ho pensato di venire qui, sperando di trovarti ed eccoti. Ho avuto fortuna."

"Pensavo non ti interessasse di me. non ti ho più sentito dal giorno che mi hai riaccompagnato a casa."

"Beh..ho avuto...problemi personali...questo non vuol dire però che non ti abbia pensato. Mi sono preoccupato quando Jensen mi ha detto che sei stata male."

Pearl fece un sorriso amaro.

"Sai, ho pensato...di morire...di non poter andare più avanti con la mia vita, di non rivedere mai più le mie sorelle e mio fratello...di lasciarli soli e di morire senza neanche un bacio d'addio..."

Baz la fissò.

"Sono da così tanto tempo da sola, che a volte penso che morirò da sola, senza neanche la consolazione di aver amato davvero prima di..."

Baz interruppe quel discorso, baciandola.

Pearl si lasciò baciare, muovendo le labbra piano, andando incontro alla bocca di Baz.


Quando si staccarono, Pearl lo guardò sorpresa, in cerca di una spiegazione.

"Questo è per dirti che non puoi dire ad un uomo che desideri un bacio, senza aspettarti una reazione più o meno come questa, o perlomeno, non puoi aspettartelo da un uomo con il testosterone al posto giusto, e se te lo aspetti invece, vuol dire che hai frequentato solo sfigati." Disse lui, tenendogli il mento con una mano.

"Pensavo che il mio discorso...potesse a malapena suscitare compassione o pietà, non di certo eccitazione." Disse sinceramente Pearl.

Se mi avessi visto solo qualche ora prima a casa tua, sapresti che qualcosa di simile alla pietà, l'ho già mostrata, e forse anche qualcosa di più.... pensò Baz, ma non lo disse.


"Non con quella maglietta." Disse invece, al suo orecchio, facendola arrossire.

Pearl guardò la sua maglietta bianca, decisamente scollata.

"E seconda cosa: quando tornerai a casa, troverai delle peonie bianche e dei girasoli. Questo, per augurarti buona guarigione." Concluse Baz, dandogli un veloce bacio sulla guancia, prima di andare via.














  Ci tenevo particolarmente a sottileare il conflitto di Jensen e Baz con le streghe e con Jared. Jensen per un attimo quasi cede alla sua natura malvagia, ma poi gli basta vedere il dolore di Jared, che è il suo punto debole, per far cadere tutto, e idem per Baz.


Voglio la tua magiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora