Cap 34. Verso i piani superiori

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  Jared tutto si aspettava di trovare, una volta uscito dall'ascensore, ma non di vedere di nuovo il tribunale dove qualche tempo fa avevano testimoniato contro Jerkish!


Era davvero strano ora ritrovarsi lì, circondato da tutte quelle luci, dopo tutto il buio e la desolazione di poco prima.

Jared rivide sè stesso dirigersi una seconda volta alla macchinetta del caffè per poi scontrarsi nuovamente contro... Jensen!

rivide la faccia persa di Jensen, mentre si fermava a fissarlo, dopo avergli rovesciato il caffè addosso.


"Stia più attento...la prossima volta!"

"Certo, certo..mi scusi ancora...stavo pensando..."

"E allora non pensi." Gli aveva detto Jensen quella volta.




La stanza svanì e si ritrovò d'un tratto fuori dall'Università.



"Procuratore? Che ci fa qui?"

"Jensen...Jensen. Eravamo d'accordo sul tu, ricordi?"

"Puoi..lasciarmi andare le braccia adesso." Stava dicendo un Jared del passato, imbarazzato.

"Ci sentiamo, Jared."

"Sì." Aveva risposto Jared.




La scena cambiò di nuovo e i caldi raggi del sole scomparvero per lasciare posto al freddo e al buio del parcheggio della stazione della polizia.

Il Jared del presente vide il suo sé stesso del passato, lottare di nuovo contro Jerkish, supportato dalle sue sorelle e atterrarlo un'altra volta.

"Sarà morto davvero, stavolta?" chiese Tati.

"Jared? Che ci faccio disteso per terra?"

"Ehm...mi appello al diritto di non rispondere!" disse il suo sè stesso , sorridendo.



"Basta, mi gira la testa." Disse il Jared del presente. "Sto morendo? È per questo che sto rivivendo questi ricordi da capo?" si chiese Jared, tenendosi la testa.


All'improvviso, dopo che quella scena scomparve, si materializzò una lavagna bianca sopra una parete invisibile.

Un gessetto invisibile, stava scrivendo:

Tornare indietro nel tempo per vedere cosa hanno fatto i tuoi cari, è molto più importante che rivedere sé stessi, a volte.

Che diavolo vuol dire?? Pensò Jared, sgomento.


Anche la lavagna scomparve, per lasciare posto alla centrale, nella stanzetta degli interrogatori.

"Ancora non vuoi parlare, eh?" chiedeva Jensen a Jerkish.

Jerkish non rispose.

"Senti, amico. Sei riuscito ad evitare accuse serie di omicidio, di certo non ti arresteranno per una botta in testa. Voglio solo che tu dica al tuo amico, che so che ti ha mandato lui a colpirmi. E che lo distruggerò."

Come?? Jensen che minaccia così un imputato? E poi cosa ha detto? Sapeva chi lo mandava? Perché non mi ha detto niente? Stava bluffando? Si chiese Jared, mentre quella visione scomparve di nuovo.





Erano tornati nell'aula del tribunale ora. Jared rivide impotente il momento in cui scoprirono che tutti nell'aula ad eccezione di Jensen, erano demoni!

Rivide il demone che cercò di attaccare Jensen, ma stavolta lo vide da un'altra angolazione.

Come rivedendo un film in primo piano, vide Jensen roteare appena gli occhi, in un momento in cui avrebbe dovuto essere completamente immobilizzato

Non era completamente immobilizzato...ma cosa...




Ora si ritrovava in carcere. Jensen stava cercando di dare delle arance a un detenuto.


"Non voglio la tua pietà e la tua stupida frutta, sbirro." L'aveva schernito un prigioniero. "A meno che non hai nascosto un grimaldello dentro, eh eh eh."

Jared corrugò la fronte. Perché Jensen era gentile con loro?



Ora stava rivivendo il momento dell'incontro tra lui e Jensen nell'ufficio.

"Senti, sono venuto qui per..."

"Vedere me? Capisco, non riesci a starmi lontano, eh?"


Ma cosa sto dicendo?

"In realtà sono venuto qui per...Jerkish, per riparlare di quello che è successo in quel tribunale.."

Ma certo...figurati se era venuto per vedere te...idiota...

"Ma certo...ma certo...naturalmente stavo scherzando!" rise Jensen. "Ma...di cosa vorresti parlare? Non capisco."

"Vorrei solo assicurarmi che io e le mie sorelle non dovessimo rispondere di ulteriori interrogatori...abbiamo fermato i cattivi, e mi rendo conto che c'era decisamente TANTA confusione in quella sala, che tutta la giuria era tramortita, e il giudice è scomparso, ma..."


"Jared.."

"Non siamo noi i cattivi, qui."

Certo, voi fate solo finta di essere i buoni, fingete di preoccuparvi per gli altri, invece vi preoccupate solo di voi stessi."



L'ansia di Jared stava crescendo in maniera esponenziale. Ora poteva sentire anche i pensieri di Jensen, di quel giorno e quello che sentì lo percepì come qualcosa di straziante e sofferente. Perché Jensen pensava quelle cose di lui e delle sue sorelle? Perché non gliel'aveva mai detto? Perché conservava una tale frustrazione?





"Ti senti bene?" gli chiese Jensen, dopo avergli fatto un massaggio alle tempie.

"Mi è passato il mal di testa." Rispose Jared sorridendo.

Questa volta Jared percepì il dolore di Jensen e lo atterrì. Perché quella risposta gli causava dolore?




*

"Jared, dove sei?"

"Sono di fronte alla pasticceria Roswell

"JAREEEEED, ALLONTANATI DA LI!"

Rivide Jensen buttarsi su di lui, impedendo che i baby demoni lo attaccassero.

Dopo poco, Jared svenne.




*

Jared era all'ospedale e stava ancora dormendo.

Jensen lo guardava dormire, seduto su una sedia.

Automaticamente si mosse vicino a lui e gli mise una mano sulla fronte.



Jared era sofferente fino a poco fa, ma quando Jensen gli mise la mano sulla fronte, smise di agitarsi nel sonno, e prese a rilassarsi, sfoggiando un bel sorriso.

Jared si stupì di quella cosa.

Era forse uno stregone anche lui?

Vide poi sé stesso sfiorargli un braccio con un dito. Jensen rabbrividì e scappò via, lasciando il Jared del presente, confuso e smarrito.




Vide Jensen incontrare i suoi fratellini nel corridoio dell'ospedale.

"Aspetta" disse uno di loro dai capelli castano molto scuro.

"Io sono Sam e lui è mio fratello Dean."

Vide Jensen piangere.

"Da tanto tempo avremmo voluto riprendere a parlarti con la nostra antica voce, e adesso te ne vai via cosi senza neanche guardarci?"

"è questo il modo di comportarsi, fratello?"

Rivide l'abbraccio e come lui, lo rivide anche il Jared del passato, e come allora, Jensen scappò di nuovo.




L'edificio scomparve un'altra volta.

Ritornò la maledetta lavagnetta e di nuovo una mano invisibile, scrisse:



I piani superiori sono riservati al cuore. Buona fortuna.

La lavagnetta scomparve e al suo posto ricomparve l'ascensore.




"JARED, NOOOOO. NON ANDARE!" gridò la voce di Jensen.

"Jensen??" chiese Jared, ma era già dentro e la porta dell'ascensore si chiuse automaticamente, facendolo salire subito.

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