Cap 9. Jensen e i detenuti

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 Jensen era pensieroso. Non gli piaceva girare per il distretto di polizia con il suo corpo. Fingere di essere...buono...


Aveva fatto visita alle carceri, guardando i prigionieri. Gli veniva da essere normalmente gentile con loro, essendo che anelavano più o meno la stessa malvagità.

Scopri però che dentro il suo nuovo e vecchio corpo, non poteva aspettarsi uguale empatia da loro.





"Non voglio la tua pietà e la tua stupida frutta, sbirro." L'aveva schernito un prigioniero una volta. "A meno che non hai nascosto un grimaldello dentro, eh eh eh."



Jensen ripensò a quando finalmente il suo corpo si era assemblato con la sua essenza. Lui credeva che avrebbe finalmente smesso di soffrire, e in realtà non fu cosi. Quando l'operazione fu terminata, il suo corpo sembrava puntellarlo come tanti spilli roventi.

O forse erano solo le sue emozioni, che tornando schiave del corpo, tornavano a essere dolorose.

Come facevano gli umani a convivere con un tale fardello?




Jensen ripensò ai detenuti. Capiva che anche se voleva essere gentile con i criminali, quelli lo vedevano come un buono e quindi non accettavano la sua richiesta di amicizia...

Ma perché cavolo gli importava poi??

Lui doveva concentrarsi sulla missione, punto! E la missione era cambiata. I demoni che componevano la famosa TRIADE, la congiunzione del male PURO, gli avevano detto che prima di eliminare i quattro stregoni, era necessario arrivare in possesso del LIBRO per rubare loro i poteri!

Jensen non aveva idea di come fare per riuscire ad avvicinarsi tanto a loro in modo da riuscire a prendere il libro, specie se era vero il fatto che il libro non si lasciava avvicinare dalle persone malvagie.

Mentre pensava queste cose, qualcuno si avvicinò a lui, sorprendendolo alle spalle.




"Jensen" lo chiamò Jared.

"Jared...sei tu...mi hai fatto prendere un colpo."

"Stavi pensando a qualcosa di bello per sorridere cosi?" chiese Jared.

Jensen si fece pensieroso. In realtà non si era accorto di star sorridendo.

"Non direi. Forse sei tu che mi fai venire il buonumore." Disse Jensen allegro. Capi che era la cosa giusta da dire. Jared volse lo sguardo a terra, imbarazzato, senza smettere di sorridere.

Jensen non capiva neanche se avesse detto la verità, ma l'importante era che Jared lo pensasse.

"Senti, sono venuto qui per..."

"Vedere me? Capisco, non riesci a starmi lontano, eh?"

Ma cosa sto dicendo?

jared lo guardò perplesso, e rispose:

"In realtà sono venuto qui per...Jerkish, per riparlare di quello che è successo in quel tribunale.."

Ma certo...figurati se era venuto per vedere te...idiota...

"Ma certo...ma certo...naturalmente stavo scherzando!" rise Jensen. "Ma...di cosa vorresti parlare? Non capisco."

Jared fu ancora più perplesso.

"Vorrei solo assicurarmi che io e le mie sorelle non dovessimo rispondere di ulteriori interrogatori...abbiamo fermato i cattivi, e mi rendo conto che c'era decisamente TANTA confusione in quella sala, che tutta la giuria era tramortita, e il giudice è scomparso, ma..."

"Jared.."

"Non siamo noi i cattivi, qui."

Certo, voi fate solo finta di essere i buoni, fingete di preoccuparvi per gli altri, invece vi preoccupate solo di voi stessi."

"Ma certo, Jared. Ne abbiamo già discusso. Il giudice era un pezzo di merda corrotto che è scomparso misteriosamente senza lasciare traccia. È tutto a posto. Verrà archiviato come caso irrisolto." Disse Jensen senza smettere di sorridere.

"Sembri stanco.." disse Jared.

"Stanotte non ho dormito molto." Disse Jensen senza smettere di sorridere.

Jared gli toccò la fronte. Jensen chiuse gli occhi a quel gesto.

"Non sembra che scotti." Disse lui.

"E anche stavolta, hai trovato una scusa per toccarmi." Lo provocò Jensen.

"Cosa?" rise Jared.

"Andiamo amico, lo fai sempre."

"Chi mi ha bloccato le braccia l'altro giorno, uscendo dall'Università?"

"Ehi amico, dovevo difendermi da te."

"E io dovevo difendermi da te."

"Fai bene. Con me fai bene."

"Non sembri uno pericoloso." Disse Jared.

"Le apparenze ingannano."

"Beh, vorrà dire che dovrò conoscerti meglio allora. Se no come faccio a stabilire se sei uno pericoloso o no?"

"A tuo rischio e pericolo. Ti chiamo io."

"Ok." Disse Jared ridendo e facendo per andarsene.

"Ehi, non ho detto che potevi andartene!" si ribellò lui.

"Amico, mi divertono i tipi arroganti, ok? E per questo stavo andando via, per non scoppiare a riderti in faccia, è una premura la mia." Disse Jared sorridendo.

"Guarda guarda guarda. Tanto timidino e poi mi dai dell'arrogante, mi dici che mi scoppieresti a ridere in faccia, che altro?" gli chiese sempre sorridendo, avvicinandosi a lui.

"Beh..lo scoprirai. Sono un tipo pieno di sorprese. Se mi conoscerai un po' di più, magari finisci anche per innamorarti." Gli disse, puntandogli un dito sul petto.

"Sei molto sicuro di te, a dispetto della facciata. Mi piace. Bene bene. Ma chi ti dice che mi piacciono i maschi?"

"Amico, hai appena detto che ti piaccio."

Jensen lo fissò un po' incerto.

"Jensen, ti sto solamente prendendo in giro. Rilassati. "

Jensen rise. "Ovviamente me ne sono accorto, ma mi piaceva fare la parte."

"Sai, anche te sotto la facciata non sei male."

"Davvero?" chiese Jensen, non riuscendo a nascondere un certo velo di speranza.

"Davvero. Ora dovrei proprio andare. Ci sentiamo?"

"Si, ok. Contaci. Ehm, veramente non contarci. Sono uno che non richiama. Una seconda volta. Ma siccome la prima volta l'hai fatto tu, io non l'ho ancora fatto, e quindi.,.."

Jared rise.

"A presto, Jensen!"


Jensen lo guardò andare via e poi tornò pensieroso 

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