Cap 31. Scomparsi dentro la luce

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  Jared a volte avrebbe voluto essere figlio unico.


Non è come se non amasse le sue sorelle, ma a volte si chiede com'è la sensazione di preoccuparsi di dover proteggere solo sé stesso e non vivere con la costante preoccupazione che i suoi cari muoiano o vengano feriti. Di solito Jared dopo questo pensiero, si ricorda subito che come lui protegge loro, anche loro proteggono lui e quindi si odia per quei pensieri.

Ora, quei pensieri ritornano a galla, assieme al pensiero di Jensen con i suoi fratellini.

Aveva visto del sincero affetto e attaccamento verso loro e comprendeva perfettamente, avendo lui stesso delle sorelle.

Era anche per questo che era difficile credere che Jensen fosse un demone e avesse fatto questo a lui. Jensen non poteva semplicemente aver avvelenato lui e le sue sorelle. Avendo dei fratellini e sapendo come ci si sente, Jensen non poteva aver fatto questo alle sue sorelle. Non avrebbe mai fatto questo a lui.

I fatti però dicevano che Jensen era scomparso da due giorni e aveva il telefonino spento. Questo sembrava essere a rigor di logica come quasi un'ammissione di colpa. Pearl aveva chiamato Gabriel, che a differenza di Jensen, aveva risposto, ma l'aveva liquidata subito, dicendo che aveva cose urgenti da sbrigare.

Jared ricorda che Pearl era scoppiata a piangere dopo la chiamata. In fondo Jared la capiva. Era appena stata avvelenata e il ragazzo che gli piaceva così tanto, non solo non le dava una spalla su cui piangere, ma si sospettava essere perfino il colpevole di quell'azione tanto orribile.

Pearl scappò subito in direzione della sua camera, seguita subito da Tati e Marina.

Jared non mancava di ringraziare ogni santo tutte le mattine che si svegliava, per avere una famiglia che si prendeva così cura l'uno dell'altro e ora che aveva scoperto che esistevano gli angeli, sentiva che pregare non era un'azione a tempo perso.

Aveva mormorato delle scuse di circostanza a Luke e poi si era defilato. No, non di circostanza. Sincere, anche se non molto coinvolgenti. Non aveva voglia di intavolare una sorta di soap opera con un angelo, che molto probabilmente flirtava anche con lui e rischiare magari di illuderlo con promesse fasulle. La sua vita era già così complicata e se era vero che si era innamorato di un demone, era anche già abbastanza incasinata.


Jared ci ripensò e decise che avevano preso tutti un grande abbaglio. Jensen semplicemente non poteva essere un demone e per un momento si ritrovò anche a ridere della cosa. Subito dopo però si chiese perché se ne era convinto, portava nella tasca della giacca, parte della pozione in grado di eliminare proprio i demoni.



Stava passeggiando per strada, quando vide Jensen. Subito lo seguì.


"JENSEN!"

Jensen si voltò, sbalordito di sentire quella voce e soprattutto di ritrovarsi Jared a due centimetri.

"Jared??"

"Ehm...sì. Ti ricordi di me, che bello. A differenza del tuo cellulare che a quanto vedo, soffre di crisi di amnesia." Disse Jared, sarcastico.

"Scusami, ho avuto problemi con il telefono in questi giorni. Credo sia irrimediabilmente morto." Disse Jensen, provando dei brividi a quella parola.

"Stai andando a comprarne un altro?" Se anche Jared aveva provato dei brividi a quella parola, non lo diede a vedere.

"Uhm...beh...sì."

"Vengo con te!"

"No...non è necessario. Sto andando in un negozio di telefonia che a quest'ora è molto affollato. Dovresti aspettare tanto."

"Okaaaaay. Se non ti conoscessi bene, penserei che non mi vuoi attorno." Disse Jared, combattendo con la voglia di piangere.

"Cosa? No." disse Jensen, ma era poco convincente.

"Jensen, ascolta, ho avuto dei giorni terribili e ho proprio bisogno...." Disse Jared, con voce supplicante, toccandogli la spalla, ma Jensen gridò.

Jared si rtrasse come colpito da una scarica elettrica.

"Jensen...che diavolo..."

"S- scusami. Effetti collaterali di flessioni fatte in modo scorretto. È anche per questo che non voglio che vieni. Sono dolorante e non sono una buona compagnia. Ti chiamo dopo, appena rimedio un cavolo di telefono, va bene?"

Jared era certo che Jensen volesse apparire rassicurante, ma la frenesia e l'urgenza nella sua voce, spaventarono solo Jared di più.

"O-Okay, ma promettimi che ti farai vedere da un medico. Non si scherza con queste cose."

"Prometto." Disse Jensen, senza aggiungere altro e se ne andò.


Jared restò lì come uno stoccafisso a domandarsi cosa era appena successo, poi ebbe l'impressione che la sua mano fosse viscida. La guardò.

Sangue.

Oddio. No. Jensen.

Cosa gli era successo? Non era chiaramente un demone, se era rimasto ferito. Forse era nei guai e l'aveva appena lasciato da solo!
Doveva seguirlo e assicurarsi che stesse bene.






*

Jensen continuava a passeggiare per la strada senza fermarsi. Jared si sentiva un cavolo di stalker e già temeva il momento in cui si sarebbe girato e avrebbe dovuto dargli spiegazioni. Temeva la sua furia, ma Jared ci aveva visto giusto. Altro che negozio di telefonia! Ne aveva sorpassati almeno tre e tutto voleva tranne che andare dal medico, evidentemente. Si stavano allontanando sempre di più dalla città. Forse Jared era anche un cavolo di stalker, ma si sarebbe sentito spazzatura se avesse lasciato andare Jensen da solo, dio sa dove, con una ferita come quella alla spalla.

Ad un certo punto, il cielo cambiò colore e diventò di un'inquietante sfumatura rosso – rosata.

Jensen si fermò subito, sconvolto e trattenendo un sospiro.

Jared non riuscì a reagire con uguale compostezza.

"Che diavolo succede???"

Jensen si voltò di scatto verso Jared, gridando:

"Jared, perché continui a seguirmi???!"


Jared non riuscì neanche a rispondere, concentrato su quella strana luce, che ora si era trasformata in una cupola che racchiudeva solo loro. Dopo un attimo, sparirono, racchiusi dentro quella strana sfera. 

Voglio la tua magiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora